Mafia, Dell'Utri condannato a 7 anni

La Corte d'appello di Palermo conferma la pena a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa per l'ex senatore del Pdl. La procura ne chiede l'arresto.

Mafia, Dell'Utri condannato a 7 anni
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25 Marzo 2013 - 18.18


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La Corte d’appello di Palermo ha condannato l’ex senatore Pdl Marcello Dell’Utri imputato di concorso esterno in associazione mafiosa confermando la pena di 7 anni. Tecnicamente la Corte ha
rideterminato la pena sulla sentenza di primo grado, attendosi ai principi enunciati dalla Cassazione nella sentenza con cui un anno fa aveva annullato il primo processo d’appello. La Corte ha considerato il giudicato riguardante i fatti fino al 1978, per i quali Dell’Utri e’ stato ritenuto colpevole, mentre è stato assolto per quelli successivi. «La mia condanna? Il romanzo criminale continua», è stato il primo commento dell’ex senatore dopo la sentenza.

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E la Procura generale di Palermo ha chiesto l’arresto di Dell’Utri, motivandolo con il
pericolo di fuga dell’imputato. Lo confermano ambienti giudiziari palermitani. Non si sa ancora se
la terza sezione della Corte d’appello abbia accolto o meno la richiesta.

Secondo l’accusa, per oltre 30 anni l’ex manager di Publitalia avrebbe avuto rapporti con personaggi di spicco di Cosa nostra facendo anche da «mediatore» di una sorta di accordo protettivo stretto tra Silvio Berlusconi e le cosche. Un patto costato fiumi di denaro all’ex premier che, pagando, avrebbe tenuto al sicuro sè e i suoi familiari dalle minacce mafiose.

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La vicenda giudiziaria di Dell’Utri comincia nel 1994 con la sua iscrizione nel registro degli indagati. Il 26 novembre del 1996 ha inizio l’udienza preliminare. Dell’Utri viene rinviato a giudizio. Il 5 novembre dell’anno successivo prende il via il dibattimento che si conclude l’11 dicembre del 2004 con la condanna dell’ex manager di Publitalia a 9 anni di carcere. L’appello, cominciato nel 2006, riapre l’istruttoria dibattimentale: nel processo entrano, tra l’altro, le dichiarazioni del nuovo pentito Gaspare Spatuzza. Il verdetto arriva il 29 giugno del 2010: una nuova sentenza di condanna, stavolta a 7 anni. Dell’Utri è colpevole, ma solo per le condotte antecedenti al 1992, anno a partire dal quale non risulterebbero più provati, per la corte, i suoi rapporti con la mafia.

La sentenza della Cassazione, emessa il 9 marzo del 2012, è una sorpresa: la decisione del secondo grado viene annullata con rinvio. I magistrati romani ritengono provate le collusioni mafiose dell’ex manager fino al 1977. Per le accuse relative al periodo che va dal ’77 al ’92, è tutto da rifare. I supremi giudici fissano rigidi paletti entro i quali la nuova corte d’appello a cui rinviano il processo dovrà muoversi e rivalutare le imputazioni. In particolare la Cassazione evidenzia lacune nella motivazione della sentenza di secondo grado per le contestazioni relative al periodo che va dal 1978 al 1982 e dal 1982 al 1992. Confermata, invece, l’assoluzione per le accuse successive al 1992 per le quali la sentenza è definitiva.

I nuovi giudici di appello procedono a spron battuto e, tenendo conto del rigido sentiero tracciato dalla Cassazione e del rischio prescrizione che incombe sulle imputazioni più vecchie, respingono la stragrande maggioranza delle richieste istruttorie del pg Luigi Patronaggio, tra le quali quella di sentire a dibattimento Berlusconi, e dei difensori, Giuseppe Di Peri, Pietro Federico e Massimo Khrog. Il processo comincia il 18 luglio del 2012. L’accusa chiede la conferma della condanna a 7 anni. Condanna che appunti è stata confermata oggi dalla Corte d’appello di Palermo

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