Una petizione per salvaguardare la memoria di Peppino Impastato

Il luogo in cui Peppino fu ucciso dalla mafia 35 anni fa è ridotto a una discarica. La Regione non se ne prende cura. Aderisci alla petizione per l'esproprio

Una petizione per salvaguardare la memoria di Peppino Impastato
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redazione Modifica articolo

6 Marzo 2013 - 21.14


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Una raccolta firme per ridare dignità alla memoria di Peppino Impastato, giornalista, attivista e politico italiano, famoso per le denunce delle attività della mafia in Sicilia, morto il 9 maggio 1978 proprio a causa della mafia che combatteva. Ora il casolare di contrada Feudo, a Cinisi, dove lo hanno massacrato e uccsio 35 anni fa è stato trasformato in una discarica.

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«È impossibile trovare tracce del sacrificio di Peppino, perché sembra una discarica, piena di escrementi, rifiuti e persino carcasse di animali – dice Giovanni Impastato, il fratello – tempo fa si era attivata la Regione per acquistarlo, ma il proprietario non ha accettato l’offerta; non sono a conoscenza del prezzo, so che l’ha ritenuto basso, ma ora chiedo che venga attivata la pratica di esproprio, per ripulirlo insieme ai volontari e metterlo a disposizione della società civile, come abbiamo fatto con Casa memoria».

Già nel 2011 era stato lanciato l’allarme anche con una petizione che ha raccolto oltre 3000 firme. Intanto la situazione si è aggravata ed il casolare rischia il crollo.

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Il fratello denuncia: «Mi chiedo se sia un paese civile quello che ricopre con l’immondizia il sangue di mio fratello. È vergognoso, quel casolare è il luogo della memoria più importante della Sicilia che ha lottato contro la mafia. Mi chiedono – aggiunge Giovanni – di mettere almeno una targa, ma il tetto è rotto e il proprietario porta qui le mucche a pascolare. Qualche giorno fa mi sono recato sul posto insieme a una scolaresca di ragazzi del Nord, ma ho bloccato tutto perchè ho provato vergogna. Non dico di mettere il tappeto rosso, ma il sindaco potrebbe almeno vigilare sulla pulizia facendo leva sul proprietario».

«È una questione di dignità – incalza Giovanni – noi qui abbiamo trovato il sangue di Peppino. Mi vado sempre più convincendo che la memoria di Peppino non interessa più a nessuno. Neanche a quelli che dicono di volerla difendere, fra le istituzioni e la cosiddetta società civile. La verità è che siamo stati abbandonati da tutti».

La Regione ha il dovere di tenere alto il decoro di un luogo della memoria e permettere a chiunque ne abbia voglia di visitare il casolare che ha visto morire un grande uomo, che ha lottato fino all’ultimo contro la mafia.

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La Rete 100 passi ha lanciato una petizione da presentare al presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta per portare avanti la procedura di espropio del casolare e consegnarlo alla collettività.

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