Scola vs Bagnasco: derby per il Conclave

Il gruppo dei cardinali italiani è il più numeroso e farà sentire la sua presenza. Potrà esprimere il Papa o essere decisivo per scegliere il successore di Benedetto XVI

Scola vs Bagnasco: derby per il Conclave
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24 Febbraio 2013 - 18.35


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Fervono i preparativi per il prossimo Conclave, che vedrà protagonisti 116 grandi elettori, i quali dovranno eleggere il successore di papa Benedetto XVI. I cardinali rappresentano l’universalità della Chiesa: provengono da tutti e 5 i continenti in rappresentanza di ben 65 Paesi diversi. All’interno di questo gruppo si distinguono alcuni gruppi nazionali che prevalgono per numero sugli altri. Spiccano, tra gli altri, i porporati elettori italiani, che in tutto sono ben 28. .

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Al secondo posto figurano i nordamericani – Stati Uniti e Canada – con 11 cardinali elettori. Importante anche la rappresentanza di lingua tedesca, 6 infatti sono i cardinali della Germania con diritto di voto in Conclave, ai quali si deve aggiungere un austriaco, l’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn.

È possibile che il prossimo pontefice non provenga da uno di questi Paesi, è altrettanto evidente che senza l’appoggio e il sostegno di uno di questi gruppi sarà difficile eleggere un Papa che abbia i favori dei due terzi del collegio cardinalizio come stabilito dalla legge della Chiesa scritta nel 1996 da Giovanni Paolo II – la Universi dominci gregis – e ulteriormente rafforzata nel senso dell’obbligatorietà di una maggioranza qualificata da Benedetto XVI nel 2007.

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Al quarto posto troviamo due chiese di grande tradizione che hanno una rappresentanza abbastanza significativa in Conclave: parliamo di Brasile e Spagna che presentano entrambe 5 cardinali elettori. Seguono poi Polonia e Francia con 4 berrette rosse.

Come è facile notare, il baricentro è perlopiù europeo e nord americano, con l’eccezione del Brasile. Sono 62 i porporati di provenienza europea che entreranno nella Cappella Sistina per esprimere il loro voto. L’area latino-americana comprende 18 elettori, quella africana con 11 cardinali votanti, quella asiatica – scesa da 11 a 10 in questi giorni per la rinuncia del cardinale indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja, gravemente malato – e poi l’Oceania con un cardinale elettore, l’australiano George Pell arcivescovo di Sydney.

Schoenborn può aspirare ad essere un papabile dell’Europa continentale, il nord America può contare sul canadese Marc Ouellet e sull’arcivescovo di Boston Sean O’Malley, il frate cappuccino che ha governato la diocesi dopo la grave crisi degli abusi sessuali.

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L’Italia tuttavia punta il tutto per tutto con diverse personalità di spicco: l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, considerato un possibile successore di Benedetto XVI, quindi l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco. Ci sono poi anche i nomi del presidente del governatorato della Città del Vaticano Giuseppe Bertello, quindi il cardinale Gianfranco Ravasi presidente del Pontificio consiglio per la cultura.

Dal sud del mondo spiccano invece tre figure sulle altre: l’arcivescovo di San Paolo Odilo Sherer, l’arcivescovo di Manila Josè Talge, il nigeriano John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja in Nigeria.

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