Allarme fascisti, indagini e polemiche a Roma

Otto ragazzi fermati per i blitz nelle scuole romane. Il Pd indice una conferenza stampa e chiede che i neofascisti e loro liste esplicite non possano candidarsi.

Allarme fascisti, indagini e polemiche a Roma
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24 Ottobre 2012 - 15.51


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Sono otto in tutto i ragazzi identificati dalla polizia in relazione ai blitz organizzati ieri in due scuole romane: uno davanti all’Itis Galileo Galilei (quartiere Esquilino, a due passi da Casapound) e uno davanti all’Istituto statale Giovanbattista Alberti. Si tratta di ragazzi tra i 15 e i 21 anni. Studenti, almeno stavolta. Visto che nelle scorse incursioni fascistoidi nelle piazze e davanti alle scuole romane erano stati identificati personaggi di ben altra “statura”, stramaggiorenni invecchiati a suon di “viva il Duce”, in altre epoche storiche, e oggi impegnati a tirar su una nuova leva di fascistelli da sguinzagliare tra il malcontento degli studenti, per una scuola che non funziona e i continui tagli imposti.

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Che i neofascisti abbiano conquistato le scuole romane, e che ormai siano del tutto a loro agio tra licei e istituti superiori non è certo una notizia nuova. Da almeno 5-6 anni “Blocco studentesco” si è imposta come forza politica, legittimata nelle scuole e nelle università anche dalla votazione nei vari consigli. Ma il blitz dell’altro ieri dentro il liceo Giulio Cesare ha svegliato le coscienze, tanto che la politica sta esternando moltissimo sulla questione, a partire dal candidato alle regionali del centrosinistra Nicola Zingaretti, che ha detto: “A Roma stanno tornando i cattivi”, invitando a “non sottovalutare il fenomeno”. Lo stesso ha fatto il Partito democratico, che stamattina ha addirittura organizzato una conferenza stampa sul tema.

Ma come mai tanta attenzione ad altissimi livelli, nonostante i neofascisti del terzo millennio scorrazzino allegri in città da parecchio tempo, e fosse solo quello si potrebbe ancora parlare di sana contrapposizione politica – ammesso che lo si possa avere con chi inneggia apertamente al fascismo – senonché usano girare armati di cinture e coltelli?

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Le ragioni risiedono in almeno due elementi, non proprio nobilissimi. Il primo – non per ordine di importanza – è che i fascisti hanno attaccato il Giulio Cesare, liceo “di sinistra” romano, ma che soprattutto sta al centro. E Roma ha la cattivissima abitudine di dare più importanza a quello che succede “dentro le mura” rispetto a quello che accade “fuori le mura”, senza imparare mai la lezione: e cioè che l'”invasione dei barbari” arriva sempre da fuori. Il secondo, decisamente più cogente, è che siamo in campagna elettorale, e da una parte anche il Partito Democratico ha tutto l’interesse a sottolineare la propria appartenenza antifascista. Dall’altra a nessuno – soprattutto al Pd – è sfuggito il fatto che Casa Pound ha intenzione di scendere in campo ufficialmente in politica. E la prima occasione per fare bottino di questi anni trascorsi in “gagliarda” azione politica sul campo – con molti, anzi troppi silenzi e addirittura ammiccamenti a sinistra – potrebbero essere proprio le comunali (o comunque per alzare la posta nei confronti dei loro interlocutori della destra). Un “doppio turno” che difficilmente i neofascisti in doppio petto si lasceranno sfuggire. Ovviamente non è che il Pd tema di perdere voti. Però un innalzamento dello scontro dal punto di vista ideologico certamente non è visto di buon occhio.

Di qui le parole del segretario del Pd romano Marco Miccoli, stamattina in conferenza stampa: “Vogliamo sapere dal ministro dell’Interno – ha detto Miccoli – se è possibile accettare le Liste Casa Pound Italia alle comunali,
quando i loro leader inneggiano al duce e si dichiarano fascisti del
terzo millennio, contravvenendo così alle leggi dello Stato. Sono
manifestazioni illegali perché i ragazzi che sono entrati nelle
scuole hanno bloccato le lezioni, spaventando un po’ tutti dai
professori agli studenti. Queste sono azioni che vanno represse. Noi
vogliamo chiedere al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al ministro
Cancellieri se non sia necessario incrementare i controlli in questo
senso perché non possiamo assistere all’imbarbarimento dello scontro
politico”.

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