La Rai riapra la sede di Mosca e rimandi in Russia i corrispondenti Marc Innaro e Sergio Paini

Tutte le altre tv pubbliche europee sono tornate al lavoro a Mosca, non la Rai. Incomprensibile e inconcepibile. È un regalo al bavaglio di Putin

La Rai riapra la sede di Mosca e rimandi in Russia i corrispondenti Marc Innaro e Sergio Paini
Marc Innaro
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19 Marzo 2022 - 12.43


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di Adelmina Meier

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Era comprensibile la prudenza di qualche giorno, a tutela dei corrispondenti e per una valutazione delle norme minacciose e liberticide imposte da Putin alla stampa, appare ora incomprensibile una Rai che non ha ancora riaperto la sede di corrispondenza di Mosca, restituendoci le informazioni di Marc Innaro e Sergio Paini dalla capitale russa.

Tutte le altre tv pubbliche europee sono tornate al lavoro a Mosca, non la Rai. Incomprensibile e inconcepibile. Già l’informazione italiana soffre di un cronico provincialismo, rinchiudersi così e in questo momento spinge ancor di più la nostra informazione in un ruolo di retroguardia che non ci fa onore ed appare sospetta. Scelta che a questo punto di fatto mette sotto accusa i vertici dell’Azienda. Così facendo, appaiono incompetenti. Non c’è altra interpretazione. La Rai, dunque, riapra immediatamente Mosca. Restituisca Marc Innaro e Sergio Paini all’informazione dalla capitale russa, il Servizio Pubblico non tradisca questo suo compito, già insidiato dal costante ricorso ad esterni.

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Pratica discutibile, anche questa sospetta, mortificante per le professionalità interne, che esistono, al di là delle scarse conoscenze che questi vertici dimostrano sia delle risorse interne, sia dello stesso “sistema, informazione”, che dovrebbero concorrere a governare. Peraltro, Marc Innaro e Sergio Paini sono tra i migliori e più preparati corrispondenti, e in un quadro che in Rai non ha risparmiato scelte dimostratesi inadeguate, dettate solo da interessi particolari che non dovrebbero avere cittadinanza nel Servizio Pubblico e che hanno stravolto i valori reali, le competenze.

Una pausa per capire chi Putin minacciava di mandare in galera, questo si, un silenzio così lungo no. Il Servizio Pubblico italiano non può essere inchiodato in un ruolo pavido di seconda o terza fila nel panorama informativo europeo. Le cronache da Mosca ( quelle degli altri ) ci dicono che in quell’angolo vasto del mondo che è la Russia, si vivono giorni decisivi per il futuro dei russi, degli europei e del mondo intero. Le donne e i giovani di Mosca, Sanpietroburgo e di tante altre città ci suggeriscono che forse non siamo lontani da cambiamenti epocali. Donne, uomini e giovani russi non vanno soffocati anche dal nostro silenzio, vanno raccontati, mostrati.

Oggi l’assenza della Rai da Mosca appare soltanto un gentile cadeau ad un dittatore che in Ucraina si sta macchiando di crimini che ritenevamo impensabili, e che nel suo Paese mette in galera anche chi si limita a mostrare un foglio bianco. Tutti quanti noi, Rai compresa, in quel foglio dovremmo saper leggere un cubitale HELP!

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