Finalmente Facebook chiederà direttamente all'utente di segnalare i post ritenuti estremisti
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Finalmente Facebook chiederà direttamente all'utente di segnalare i post ritenuti estremisti

La sperimentazione comincia negli Stati Uniti, in forma anonima. Negli ultimi anni, il social network era stato criticato per non aver intrapreso azioni sufficienti

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5 Luglio 2021 - 12.03


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Il mondo social è spesso sommerso da persone con diritto di parola, ma che inquinano il web con idee e post razzisti e contro le minoranze, ma da adesso potrebbe essere più difficile trovarli sulle nostre bacheche.

Facebook ha cominciato a chiedere ad alcuni utenti negli Stati Uniti, in forma anonima, di indicare se un loro contatto mostra segni di estremismo. Questo avviso arriverebbe dopo che un iscritto abbia, consapevolmente o meno, visto passare sulla propria bacheca un post ritenuto sospetto. Negli ultimi anni, il social network è stato criticato per non aver intrapreso azioni sufficienti per ridurre i contenuti estremisti sulla sua piattaforma. 

La novità, come spiegato alla Cnn da Andy Stone, portavoce di Facebook, rientra nella “Redirect Initiative”, con cui la società promuove organizzazioni contro l’estremismo e a sostegno di persone bloccate in attività del genere.

Oltre a chiedere di riportare contenuti contro le policy, Facebook indica agli utenti risorse e organizzazioni che aiutano a lasciare i gruppi estremisti. Tra queste c’è “Life After Hate” che, come spiega il nome stesso, vuole combattere l’odio in rete.

“Questo test fa parte del nostro impegno per studiare vari modi con cui fornire supporto alle persone in difficoltà su Facebook, coinvolte o esposte a contenuti estremisti, o legate a qualcuno che è a rischio – ha detto Stone – stiamo collaborando con ong ed esperti accademici in questo campo e speriamo di avere maggiori opzioni da condividere in futuro”.

Negli ultimi anni, Facebook è stata oggetto di un attento esame da parte della critica per non aver intrapreso azioni sufficienti per ridurre i contenuti estremisti sulla piattaforma. Nel 2020, ad esempio, la società è stata accusata di non aver chiuso la pagina di un gruppo di miliziani che esortava i cittadini armati a scendere nelle strade di Kenosha, nel Wisconsin.

Il gruppo guidato da Zuckerberg ha lavorato costantemente per fermare il flusso di disinformazione e teorie cospirative anche se a inizio anno, il consiglio di sorveglianza indipendente di Facebook ha esortato a indagare internamente sul ruolo svolto dal social nell’insurrezione del 6 gennaio a Capitol Hill.

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