Da Striscia la Notizia allo tsunami di insulti social: come è nato il 'caso' Botteri

Prima un servizio satirico sul look della corispondente da Pechino (già bersaglio di critiche). E poi un continuo di insulti. La solidarietà dei colleghi e del mondo della politica

Giovanna Botteri
Giovanna Botteri
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2 Maggio 2020 - 19.34


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Una slavina che ha messo insieme un servizio di Striscia la Notizia che forse è andato oltre alle intenzioni con una campagna di odio social.
“A ogni collegamento dalla Cina, la corrispondente sfoggiava il medesimo abito nero”. E ancora, “capelli splendenti”. “Ad un tratto la sua chioma vaporosa in risposta a tante frecciate”.

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Michelle Hunzinker ha preso di mira la corrispondente della Rai da Pechino, Giovanna Botteri. 
Un servizio “dedicato” da Striscia la Notizia alla giornalista Rai sottolinea come sia stata presa in giro per avere sempre lo stesso look. E le “frecciate” di cui con disinvoltura parla la Hunziker si trovano facilmente sui social, sotto forma di gruppi nati su Facebook o di tweet. Nel pomeriggio di oggi Giovanna Botteri è la prima tendenza.
In difesa di Botteri tra le tante voci, si sono schierate anche Cpo Cnog, Fnsi e Usigrai e Giulia Giornaliste hanno deciso di esprimere solidarietà alla collega Botteri: “In inglese si chiama body shaming, ma la potenza negativa di questa pratica si esprime bene anche usando l`italiano. Derisione, fino ad arrivare a vere e proprie offese, per come si appare, per come è il corpo, per come ci si veste. Nemmeno a dirlo è una pratica ormai diffusissima nei social network – si legge nel comunicato – Colpite sono soprattutto le donne, che sono il gruppo sociale più odiato in rete. Una forma di attacco subdolo perché attraverso la risata che vorrebbe suscitare, ridicolizza, ferisce. In questo ultimo periodo ne è stata oggetto la collega Giovanna Botteri, corrispondente Rai da Pechino. La si giudica, deride, offende per come si veste. Per i suoi capelli. L`abbiamo contattata per esprimerle la nostra solidarietà. Lei non ha voluto, non vuole farne un caso personale. Ma ci invita tutte e tutti ad una sacrosanta battaglia culturale. Lo fa con queste parole, usate nella nostra corrispondenza dì questi giorni”.
E la stessa Botteri risponde con una lettera aperta. Una risposta che va dritta al punto: “Mi piacerebbe che l`intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l`immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno. O dovrebbero avere secondo non si sa bene chi… Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi. Ce n`è una che fa le previsioni senza una parte del braccio. E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono. Perché è l`unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo, minimo, come questo. Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno più ragione di esistere. Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne”.
A schierarsi con la cronista, anche la ministra dell`Agricoltura Teresa Bellanova che, nel giorno dell`insediamento del governo, era stata attaccata in rete per il suo abbigliamento: “Autorevolezza delle donne, qualità, rigore umano e professionale, impegno, non sono una questione d`immagine”, ha scritto su Twitter. “Ha ragione Giovanna Botteri quando invita ad aprire una discussione seria su come ribaltare codici e aspettative”. Una lotta che passa anche dai social di Alberto Matano che twitta: “Giovanna Botteri ha raccontato negli anni pezzi di storia. Dal Kosovo all`Iraq, prima giornalista al mondo a documentare le bombe su Baghdad, poi gli Usa fino alla Cina e alla pandemia. Giornalista si, ma soprattutto una donna speciale, ironica, iconica, vera. E assai cool!”

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