Una fabbrica dei troll russa per sostenere la destra populista italiana

E' la Internet Research Agency, con sede a San Pietroburgo, il cui lavoro è stato scoperto dal sito di statistica americano FiveThirtyEight

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2 Agosto 2018 - 08.13


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A dire il vero si era già capito: non ci voleva un genio. Ma ulteriori elementi oggettivi stano emergendo: una fabbrica di troll russa, al servizio dell’intelligence di Mosca, il cui scopo era quello di inquinare l’opinione pubblica occidentale. E’ la Internet Research Agency, con sede a San Pietroburgo, il cui lavoro è stato scoperto dal sito di statistica americano FiveThirtyEight. Dall’analisi di circa un milione di tweet sono emerse le interazioni di molti profili fake, tra i quali ci sono anche sostenitori dei partiti populisti oggi al governo in Italia.
Secondo la ricostruzione del “Corriere della Sera”, i troll che diffondevano notizie via social network hanno attivamente rilanciato contenuti che sostenevano le battaglie dei movimenti oggi al governo, pur senza essere ufficialmente legate ai partiti in questione. Il sito Usa che ha scoperto la enorme mole di dati ha pubblicato i nove ricchissimi file Excel con oltre un milione di interventi via Twitter effettuati dai profili sospettati di essere di origine russa. E tra questi interventi ce ne sono parecchi anche in italiano.
Non si tratta di contenuti originali introdotti nella discussione politica italiana, in realtà: i troll russi rilanciano altri profili conosciuti per la loro centralità social e simpatizzanti per i populisti. Nulla lascia pensare che in questa faccenda c’entrino i dirigenti italiani dei partiti in questione: dai documenti emersi non c’è nessun segno di eventuali richieste di aiuto a Mosca in tal senso, mentre ci sono evidenti segnali della volontà dei troll di sostenere il populismo in Italia.
Un esempio lampante di questa tentata interferenza è un troll di nome Brianwarning che, il 21 gennaio 2016, rilancia un post italiano che si interroga sull’eventuale uscita dall’Ue della Gran Bretagna dopo il referendum. A un contenuto relativamente neutro si nota che i profili collegati sono spiccatamente politici e vicini all’area M5s. Tra gli altri: Gianluigi Paragone, oggi senatore M5s; @soqquadroM, che ha sostenuto Foa alla Rai; e infine un nome in codice Elena07617349, ora cancellato, ma fino a primavera 2017 associato a contenuti Twitter contro Obama, contro il Giglio magico di Matteo Renzi, contro gli sbarchi. Elena inizialmente si esprimeva in inglese, per poi passare all’italiano.
Di questo profilo si trovano molti dialoghi in italiano con 123stoka #iostoconsalvini. Dal materiale emerso si vede che un troll russo di nome Carriethornton rilancia un post legato a “Elena” e a un “Junioborghese1”, legato all’estrema destra, accusando “Minniti, un ex comunista, loro sono abili a mascherare”.
Sarebbe proprio Elena al centro dell’Italian Connection dei documenti di Mueller. Proprio nel giorno del referendum costituzionale del dicembre 2016 il troll anonimo russo “Chessplaychess” rilancia un post che dice: “Si è diffusa l’idea che votare non è previsto dalla Costituzione, strana ‘sta cosa”. E spunta, collegato a quel post, un altro profilo populista italiano anonimo, chiamato @NoemijBra, che si volatilizza nel marzo 2017 quando viene smascherata una fake news, proprio firmata da “Noemi”, ai danni dell’allora ministro Pd Giuliano Poletti.

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