La tv a colori: un'innovazione osteggiata dalla politica miope
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La tv a colori: un'innovazione osteggiata dalla politica miope

Quando arrivò nelle case spadroneggiavano le marche straniere mentre le italiana andarono in crisi

La tv a colori arrivò nel 1977
La tv a colori arrivò nel 1977
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Giancarlo Governi Modifica articolo

2 Febbraio 2017 - 19.33


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Quaranta anni fa la televisione italiana si colorò. I giovani che sono cresciuti a digitale, a Hd e super Hd e magari anche a 3D non immaginano nemmeno che la televisione per tanti anni è stata in bianco e nero e non sanno neppure che in Italia il colore arrivò in ritardo, non solo rispetto agli Stati Uniti che ci hanno sempre preceduto ma anche rispetto ai principali paesi europei, come la Francia e la Germania. Anzi furono questi due paesi a inventare il sistema di colorazione delle immagini: il sistema Pal i tedeschi e il sistema Secam i francesi, dando vita a una lotta senza quartiere per la conquista del mercato mondiale.
Nel 1972, quindi cinque anni prima,  in Italia si incominciò a parlare di colore. Anche l’Italia si stava orientando sul sistema migliore, che era il tedesco Pal, ma Amintore Fanfani membro autorevolissimo della Democrazia Cristiana di cui era stato, e sarà di nuovo poco dopo, segretario, aveva alla Rai un uomo a lui fedele, il direttore generale Ettore Bernabei, e quindi fece pressione per far adottare all’Italia il Secam francese.
Bernabei, che non era affatto convinto, ma non poteva dire un no secco a Fanfani, ricorse a un espediente ingegnoso: in occasione delle Olimpiadi di Monaco fece allestire nel salone degli arazzi di Viale Mazzini due file di televisori, una trasmetteva in Pal e l’altra Secam. E tutti videro la differenza e la Rai si orientò sul Pal.
Ma per arrivare al colore ci vollero altri cinque anni, perché l’introduzione del colore fu osteggiata da Ugo La Malfa, fautore di una politica economica pubblica in veste pauperistica, e dal principale sindacato, la Cgil, che evidentemente considerava la televisione a colori un lusso che gli italiani non si potevano permettere. E come risultato ottennero il fallimento dell’industria elettronica italiana, che non vendeva più televisori in bianco e nero e non poteva ancora produrre televisori a colori.
Quando poi si decise di introdurre il colore, anche sotto la spinta della riforma della Rai, gli italiani andarono a comprare il televisori a colori, nei negozi trovarono soltanto marche che si chiamavano Telefunken, Grundig o Sony… di italiano neppure l’ombra. Un bel risultato per l’economista La Malfa e per il sindacato, non c’è che dire.

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