Lillo Rizzo, il fotografo che racconta la rabbia in Francia senza la miopia italiana

Il suo diario, fatto di foto e di messaggi, privati e su Facebook, è un racconto che emoziona e coinvolge.

Foto di Lillo Rizzo
Foto di Lillo Rizzo
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

28 Maggio 2016 - 17.56


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Il mio amico Lillo Rizzo, gran fotografo, sensibile e intelligente, ha saputo raccontare i Sud del mondo partendo da un Sud, quello più vicino a noi, che la Storia ha voluto divenisse la porta del Nord del mondo per tanti disperati. E lui ha raccontato anche questo Sud che per un volere forse divino si è fatto Nord. Lillo Rizzo ora vive a Parigi, e racconta – come nessun altro che io sto incrociando – quel che accade a Parigi e in altre città della Francia. Ci sentiamo, in privato mi fa vedere le foto che sta scattando in questi giorni, che mi anticipa, e che il periodico di fotografia “Il reportage” ci proporrà a luglio. Tante foto, tante pagine, probabilmente anche la copertina. Una Parigi che ricorda se stessa, quella del’68. In ballo, la nuova legge sul lavoro,. che i lavoratori e i tanti giovani senza lavoro hanno respinto. La norma più contestata, la possibilità delle aziende di stabilire rapporti fuori dal contratto nazionale, ovviamente rapporti più convenienti per quelli che una volta si chiamavano “padroni”. Parigi non è Roma, e Roma non è Parigi.

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Questo lo scenario. Torno al mio amico Lillo Rizzo. Il suo diario, fatto di foto e di messaggi, privati e su Facebook, è un racconto che emoziona e coinvolge. E lui, coinvolto da quanto vede, fissa, e racconta, ha rabbia nel vedere, una volta a casa, con gli occhi rossi di lacrimogeni e bombe per stordire, quel che (non) raccontano i TG italiani. Non raccontano queste ore, non hanno saputo cogliere il valore delle tante piazze di Francia che, per settimane, sono diventate un’unica grande agora. Inutile spiegargli, ricordargli la lentezza e il provincialismo, la miopia e la scala distorta della stampa italiana e, nella stampa italiana, di Gr e TG, e tra GR e TG, dei GR e dei TG di quello che dovrebbe essere il servizio pubblico. Giustamente, Lillo stenta a capire e si indigna. Salutare indignazione, Lillo, che aiutano il tuo indice a fare il click giusto, al momento giusto. Salutare indignazione che ti ha portato, ieri sera, a casa, a Parigi, con gli occhi gonfi di gas urticanti della polizia, a spegnere i TG italiani. Buon lavoro, Lillo, continua a raccontarci il mondo, i suoi Sud, Parigi e quel Nord del mondo che traballa.

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