Fago si prende Left, ma a sinistra è rottura

Matteo Fago s'aggiudica Left e punta a rilanciare la testata vicina a Civati, ma rompe con la vecchia redazione e Tsipras. Le diverse versioni e la ripresa del dialogo.

Il nuovo editore di Left, Matteo Fago
Il nuovo editore di Left, Matteo Fago
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23 Gennaio 2015 - 18.21


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Matteo Fago, ideatore del portale di prenotazioni turistiche Venere.com ed ex azionista di maggioranza della Nie che editava l’Unità, è il nuovo editore di Left. La sua società, Editoriale Novanta Srl, si è aggiudicata mercoledì 21 gennaio l’asta per la testata in liquidazione del settimanale. Lo stesso editore ha presentato nelle scorse settimane un’offerta di acquisto anche per un altro settimanale in liquidazione, Il Salvagente, che a fine anno ha cessato le pubblicazioni dopo 23 anni di informazione e battaglie sui diritti dei consumatori.

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Fago: “Garantirò il futuro di Left. Già partite le prime assunzioni”

“Sono felice di poter garantire il futuro di Left”, ha commentato Fago, che ha già riportato in edicola la rivista, ha annunciato che la nuova società editoriale “sta già assumendo personale giornalistico e poligrafico” e si è impegnato a lavorare nei prossimi mesi “per un rilancio complessivo del settimanale”. L’editore ha anche dichiarato che “il nuovo Left non usufruirà di contributi pubblici e si sosterrà esclusivamente sulle vendite e la pubblicità”. Poi ha aggiunto: “Resto fortemente convinto che sia possibile fare informazione a sinistra in modo nuovo. È quello che ho tentato di fare con l’Unità ed è quello che voglio fare con Left. Un’informazione che serva alla costruzione di una sinistra nuova, onesta, indipendente e laica”.

Ma è alta tensione con la vecchia redazione e a sinistra

Avanti a sinistra, dunque, ma senza la vecchia redazione. Almeno, così pare, finora. Ilaria Bonaccorsi ha già sostituito Giovanni Maria Bellu come direttore responsabile. L’esito dell’asta apre una pagina nuova, ma è rottura con la vecchia redazione, che accusa Fago di aver voluto riportare in edicola il settimanale senza la maggior parte dei suoi giornalisti (resterebbero a casa 6 su 8 più 2 poligrafici).

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Un appello dei giornalisti di Left è stato sottoscritto da migliaia di persone e da decine di esponenti della sinistra italiana, e anche del greco Alexis Tsipras. Il settimanale Left gli ha dedicato la copertina del suo ritorno in edicola in vista delle elezioni del 25 gennaio, ma il leader di Syriza ha risposto esprimendo solidarietà ai lavoratori della vecchia redazione non contemplati nella nuova impresa editoriale.

E il portavoce in Italia di Tsipras, Argiris Panagopoulos, ha dichiarato, testualmente: ““Negli ultimi anni nelle redazioni e nelle imprese dei media abbiamo visto rinascere il medioevo in tutto quello che riguarda la dignità e i diritti dei lavoratori, giornalisti, collaboratori, poligrafici, personale amministrativo. Scrivere sulla testata la parola Sinistra non significa necessariamente essere di sinistra. Questa è una cosa che deve essere dimostrata giorno per giorno. Nel caso dall’editore di Left, non comportandosi da padrone”.

La versione dell’editore

A stretto giro è arrivata la replica e la versione di Matteo Fago, pubblicata su Left. “Finora è emersa una versione parziale della vicenda Left-Avvenimenti – scrive l’editore – . Continuano a circolare sul web attacchi infondati. Ritengo sia utile chiarire le cose”. E continua: “Non sono mai stato editore di Left prima del gennaio 2015. In alcune note sulla vicenda, diffuse dalla cooperativa di giornalisti che fino a dicembre 2014 pubblicava la testata, viene detto che io sarei stato l’editore o co-editore di Left e che, di punto in bianco, avrei deciso di lasciare a piedi la redazione. La verità è che da marzo a dicembre 2014 Left è stato pubblicato dalla cooperativa Left Avvenimenti Scpl formata da giornalisti e poligrafici e che aveva in uso la testata di proprietà della Editrice dell’Altritalia, e che ha scelto e votato Giovanni Maria Bellu come direttore responsabile”.

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“Io non sono mai stato socio della cooperativa e non sono mai intervenuto sulla linea editoriale, sempre decisa in piena autonomia dal direttore responsabile e dalla redazione. È anche da rilevare che la redazione, al contrario di quanto ora si sostiene, non mi ha mai considerato l’editore, tanto è vero che, il 15 dicembre 2014, ha votato la conferma del direttore Bellu per l’anno successivo con una maggioranza schiacciante (un solo voto contrario) senza ritenere necessario informarmi. La redazione è stata libera di fare le sue scelte in completa autonomia. Ritengo di avere anch’io il diritto di fare le mie scelte e quindi di aver deciso di non entrare in cooperativa”.

“Non ho licenziato io i giornalisti”

Fago scrive inoltre: “I giornalisti e poligrafici, nonché soci della cooperativa Left Avvenimenti Scpl, sono stati assunti con condizioni stabilite da loro stessi a marzo del 2014. Probabilmente, i costi delle retribuzioni che i soci della cooperativa si sono attribuiti, erano troppo alti, tant’è vero che, come abbiamo verificato in ‘due diligence’, gli stipendi sono stati pagati a singhiozzo fin dall’inizio della vita della cooperativa. Alla fine di dicembre, l’amministratore della cooperativa ha comunicato al liquidatore dell’Editrice Altritalia, da cui aveva in comodato d’uso la testata, di non poter continuare con le pubblicazioni perché non c’erano più risorse finanziarie sufficienti.

Inoltre, a causa dei troppi debiti accumulati (per quasi la metà retribuzioni non pagate ai soci-dipendenti nel corso dell’anno) e del patrimonio inesistente, non era possibile chiudere il bilancio 2014 a meno di una ricapitalizzazione da parte degli stessi soci della cooperativa. In assenza della ricapitalizzazione non c’era alternativa se non la chiusura delle pubblicazioni. I licenziamenti, se ci sono stati, sono stati disposti dalla cooperativa e non dal sottoscritto. Accusarmi per non essere intervenuto a pagare i debiti fatti da altri e attribuirmi la responsabilità della chiusura e dei licenziamenti è quindi del tutto infondato”.

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“Non sono entrato nella cooperativa perché il risanamento non era possibile”

Continua Matteo fago: “Nel settembre del 2014 mi sono reso disponibile a fare da garante per i pagamenti della tipografia per evitare che Left interrompesse le pubblicazioni. In quei tre mesi abbiamo esaminato attentamente i conti della cooperativa per capire se fosse possibile un risanamento. Purtroppo le vendite che andavano sempre calando, i costi rimasti troppo alti e i debiti accumulati nel passato rendevano il risanamento non praticabile. Anche per questo motivo ho comunicato la mia decisione di non diventare socio della cooperativa. L’assurdità è che se non avessi fatto niente, il settimanale sarebbe fuori dalle edicole da 3 mesi e ora nessuno mi accuserebbe di nulla. Anzi, ora sarei per tutti il salvatore di Left.

Non è vero che – come invece è stato dichiarato in questi giorni dagli ex-editori della cooperativa Left Avvenimenti Scpl – il nuovo Left non avrà una redazione e vuole fare il giornale solo con collaboratori. Anzi è vero il contrario: Editoriale Novanta, la società che pubblica Left dal 17 gennaio scorso, sta assumendo personale giornalistico e poligrafico.
Da ultimo mi preme sottolineare che il nuovo Left non fruirà dei contributi pubblici all’editoria. Left vivrà delle vendite che riuscirà a fare senza nessun aiuto pubblico, al contrario di quanto avveniva per la cooperativa. Resto fortemente convinto che sia possibile fare informazione a sinistra in modo nuovo. È quello ho tentato di fare con l’Unità ed è quello che voglio fare con Left. Un’informazione che serva alla costruzione di una sinistra nuova, onesta, intelligente, indipendente, laica”.

Ma “l’Espresso” racconta un’altra storia

La ricostruzione del nuovo editore di Left è però smentita dalla ricostruzione della vicenda che fa il settimanale l’Espresso. “Per due anni – scrive l’Espresso – Left è uscito anche in allegato con l’Unità. L’abbinamento garantiva a Left una relativa stabilità economica. Ma ad agosto 2014 l’Unità fallisce e la sostenibilità del settimanale si fa più complessa. È a questo punto che fa la sua entrata in scena Matteo Fago, già azionista di maggioranza del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Lo fa rassicurando la redazione del settimanale su un suo intervento certo.

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Fago è diventato milionario i pochi anni dopo che con tre amici dell’università si inventò Venere.it, il primo sito di prenotazione d’albergo, vendendolo poi a Expedia. Da qualche anno il suo cruccio è l’editoria. Il suo primo grande colpo è stata la scalata dell’Unità. In quattro mesi, fino alla fine del 2014, Fago presenta ben tre diversi piani di investimento. Progetti di salvataggio tutti accolti dai soci giornalisti. E nello stesso periodo di tempo garantisce l’uscita del giornale”.

Nuovo corso nel segno di Civati e Fagioli

“Nel frattempo – continua l’Espresso – Fago fa alcune mosse: piazza un condirettore amico, Ilaria Bonaccorsi, moglie di Ivan Gardini, candidata alle europee in quota Civati; convince i dipendenti a programmare la riduzione degli stipendi nonostante l’aumento della foliazione; decide il restyling grafico.
Sia Fago che Ilaria Bonaccorsi sono molti vicini a Massimo Fagioli, lo psichiatra dell’analisi collettiva seguita da migliaia di persone, detti anche “fagiolini”. Fagioli l’anno scorso sostenne che l’Unità era diventata un covo di cattolici. E su Left ha avuto una sua rubrica fino alla fine.

Insomma, dopo mesi di estenuanti tira e molla, alla vigilia di Natale, Matteo Fago ha annunciato, tramite l’amministratore unico Nicoletta Cicchinelli, che non sarebbe entrato in cooperativa. Da quel giorno gli eventi si susseguono rapidamente. E i giornalisti capiscono che è davvero finita. Dal 2 al 7 gennaio è stato deciso il futuro della testata, messa in liquidazione con una perdita di circa 170 mila euro. L’amministratore unico della cooperativa rinuncia al comodato d’uso e ritira l’offerta di acquisto della testata (senza informare gli altri soci). Poche ore dopo attraverso un comunicato stampa, la società Editoriale Novanta di Matteo Fago ha ottenuto il comodato d’uso per la testata e presentato una formale offerta d’acquisto, impegnandosi a riportare in edicola Left entro la fine di gennaio. Ma con un’altra redazione. Un vero e proprio blitz dell’editore Fago che ha intenzione di posizionare la testata maggiormente a sinistra (questo l’annuncio della proprietà). Una sinistra però che lascia a casa i lavoratori”.

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Oltre le polemiche sembra riaprirsi la strada del dialogo

La controreplica di Fago è la seguente: “Sto cercando di portare avanti un progetto nuovo, nonostante tutte le difficoltà che derivano dal voler essere editore di un settimanale cartaceo al giorno d’oggi. Non ho mai chiuso le porte. E solo una parte della redazione, per cause che non riesco a spiegarmi bene, mi ha mostrato ostilità sin dall’inizio. Comunque la trattativa continuerà. Presto avremo in gerenza anche altri redattori della vecchia redazione. E la mia disponibilità al dialogo è piena”.

Immediata la replica della redazione. “Da parte nostra non c’è nessuna ostilità nei confronti di Matteo Fago – dice Cecilia Tosi, fiduciario sindacale di Left, a Repubblica.it -. Anzi, abbiamo chiesto disperatamente un dialogo con lui. L’ultimo incontro tra la redazione e l’editore risale al 5 gennaio. Collegato via skype, l’imprenditore ha espresso parole irripetibili nei confronti dei giornalisti e del direttore Giovanni Maria Bellu, chiarendo di non voler più avere nulla a che fare con noi. Ora Fago sostiene di essere aperto al dialogo? Bene, non vediamo l’ora di incontrarlo, sperando di poter tornare a lavorare”.

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