Dobbiamo stare con i partigiani della Rai

La radio televisione italiana è il servizio pubblico e deve sopravvivere a tutti, anche a Berlusconi.

Cavallo Rai
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Giancarlo Governi Modifica articolo

19 Settembre 2011 - 23.12


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Io parto dal principio che la Rai deve sopravvivere e resistere aspettando che “passi ‘a nuttata” non mettendosi seduta come il personaggio eduardiano ma resistendo e cercando di salvare il salvabile. All’interno della Rai ci sono forze che stanno facendo una resistenza organizzata ottenendo molti successi. Primo fra tutti il rinnovo del contratto della Gabanelli (con relativa protezione legale), il rinnovo del contratto di Fazio con il suo scomodo programma di fine settimana, la ripartenza del programma di Floris. A questo aggiungerei anche la nomina a Educational di una espertissima dirigente al posto del pensionato Minoli. L’uscita di Santoro la ritengo una sconfitta di Santoro stesso, il quale, anziché resistere accanto ai “partigiani”, si è tirato fuori abboccando all’esca di una transazione milionaria (molti hanno commentato: beato lui!). Come del resto la Dandini che si è consegnata al martirio immolandosi sull’altare della Fandango. Un consigliere di amministrazione della maggioranza si è giustificato così: “non abbiamo bocciato la Dandini abbiamo bocciato Fandango”. La Dandini si portava via quattro seconde serate a settimana impedendo a Raitre di lavorare su una fascia che fino all’arrivo di Parla con me era sempre stata preziosa, e una fetta di budget molto consistente per una rete tenuta a stecchetto.
Le vere sconfitte sono la permanenza di Minzolini al TG1, al quale si permette di deteriorare, sputtanandolo, il gioiello dell’informazione del servizio pubblico; la perdita del programma che Saviano faceva in coppia con Fazio ed anche l’aver spinto alle dimissioni un grande direttore come Paolo Ruffini.
La resistenza continua fino alla liberazione finale e noi che ne siamo fuori dobbiamo stare vicini ai “partigiani” incoraggiandoli e sottolineando le loro vittorie. Perché la Rai è il servizio pubblico e deve sopravvivere a tutti, anche a Berlusconi.

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