Covid, l'inchiesta di Bergamo alla conclusione: indagati Conte, Speranza, Fontana e Gallera

Secondo i pm bergamaschi, "il disastro si sarebbe potuto evitare". Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d'ufficio.

Covid, l'inchiesta di Bergamo alla conclusione: indagati Conte, Speranza, Fontana e Gallera
Le bare dei morti di Covid a Bergamo sui camion militari
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1 Marzo 2023 - 21.19


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Una decisione che era nell,’aria da tempo: l’inchiesta sulla prima ondata Covid condotta dalla Procura di Bergamo giunge alla conclusione.

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Secondo quanto risulta, tra gli indagati figurebbero l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Nel registro compaiono anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli e il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. Secondo i pm bergamaschi, “il disastro si sarebbe potuto evitare”.

Le posizioni di Conte e Speranza saranno trasmesse al Tribunale dei ministri, che dovrà valutare gli atti a loro carico. Non figurano, dunque, nell’avviso di conclusione indagini, non ancora notificato agli altri 17 indagati, tra cui ci sono pure alcuni ex dirigenti del Comitato tecnico scientifico e Francesco Maraglino, ex direttore dell’Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale.

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A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato il territorio di Bergamo con oltre 6mila morti in più rispetto alla media dell’anno precedente, la Procura ha chiuso l’inchiesta. Gli indagati sarebbero una ventina. Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio.

Le indagini

 Al di là del numero degli indagati e dell’eventuale invio di alcuni filoni ad altre Procure, gli accertamenti, che si sono avvalsi di una maxi-consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd, hanno riguardato tre livelli. Uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale.

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Dalle morti in Rsa alla zona rossa

 Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della guardia di finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano. Sotto la lente delle autorità anche i mancati aggiornamenti del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente anche se datato che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid.

Le famiglie delle vittime: “Pm onorano chi non c’è più”

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 “Ringrazio a nome dei familiari la procura di Bergamo che con questi risultati di indagine dà onore ai deceduti – commenta l’avvocato Consuelo Locati, referente del team legale dell’associazione dei familiari delle vittime del Covid ‘Sereniesempreuniti’ -. Noi familiari delle vittime ci abbiamo sempre creduto, la procura di Bergamo è stata l’unica istituzione che ha ascoltato la nostra voce”.

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