Bergoglio e la metafora della notte di San Bartolomeo: no alla Chiesa giudice che sgozza gli eretici
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Bergoglio e la metafora della notte di San Bartolomeo: no alla Chiesa giudice che sgozza gli eretici

Vaccini, aborto, unioni omosessuali: nel viaggio di ritorno dalla Slovacchia il Papa ha ribadito la sua contrarietà alla Chiesa che giudica e condanna e che esclude.

Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

16 Settembre 2021 - 09.51


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Nonostante le voci molto interessate che lo davano per malato, intenzionato a dimettersi, il viaggio in Ungheria e Slovacchia ha mostrato un Francesco in ottime condizioni fisiche e la conferenza stampa finale, sul volo di rientro in Italia, lo hanno mostrato anche di ottimo umore, determinato, pronto a procedere nel suo servizio. 

Se dunque le voci così copiose e convinte andrebbero capite, colpisce anche il modo di riferirne e valutarne le parole. Non capita tutti i giorni che un papa si riferisca alla notte di San Bartolomeo mentre parla ai giornalisti di aborto e unioni omosessuali, non dei temi che sono stati al centro del viaggio. 

Gli è stato chiesto infatti soprattutto di quella Chiesa che giudica e condanna, che esclude, punta l’indice, mette fuori, in definitiva di quella Chiesa che si sente un giudice eterno, al di fuori e al di là della storia. E lui ha risposto. Certo, gli è stato chiesto anche dei suoi ripetuti appelli contro il dilagante antisemitismo, che c’è anche nei Paesi che ha visitato e lui ha ribadito il suo appello a stare in guardia, l’antisemitismo c’è e va sconfitto nel profondo. Ma il cuore della conferenza stampa ha riguardato vaccini, aborto e unioni omosessuali. Sui vaccini il suo no ai “no vax” è stato netto: ai suoi tempi nessuno protestava contro il vaccino per la polio. Ma ora ci sono tante voci, la gente non capisce bene e va aiutata a capire, con pazienza e disponibilità. Il negazionismo non gli piace, ma ha ricordato che c’è anche nel collegio cardinalizio, e proprio uno di loro è ricoverato con il virus: “ironie della vita”. 

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Molto chiaro è stato anche il suo discorso su matrimonio e unioni civili. Per la Chiesa il matrimonio è un sacramento, e nessuno può cambiare i sacramenti. Dunque il matrimonio sacramentale è tra un uomo e una donna. C’è altro da dire? Sì. C’è da dire che gli Stati hanno anche altri strumenti per chiunque voglia unirsi e lasciare un’eredità, a ottenere le dovute garanzie e tutele. Questo strumento si chiama “unioni civili”, che ha un buon esempio in Francia, e va usato anche per le persone omosessuali. Anche loro sono nostro fratelli e sorelle, ha detto, e hanno i loro diritti. Questo Francesco lo diceva già quando era solo Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Propose le unioni civili in Argentina prima della legge sul matrimonio civile, fu messo in minoranza nella Conferenza Episcopale Argentina, e la legge fu approvata. Ora i contrari alle unioni civili diminuiscono. Evidentemente occorre tempo per capire. 

Il tempo è molto importante per Francesco. La sua Chiesa infatti vive nella storia. E proprio il tempo appare importante per capire cosa ha detto sull’aborto. Per il papa è un omicidio. Chiaro no? Certo, come è chiaro che il papa ha aggiunto che per tutti i medici e scienziati quella del feto è una vita umana formata dopo la terza settimana, quando tutti gli organi sono formati. Anche queste sembrano parole molto chiare, che ricordano quanto asseriva già San Tommaso, ma che poi sono diventate proprio altre. 

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Ma ciò che è ancora più importante è che il papa ha detto che la Chiesa afferma i suoi principi, e poi se ne occupa pastoralmente, non politicamente. E perché? Perché  “ se noi guardiamo la storia della Chiesa, vedremo che ogni volta che i vescovi hanno gestito non come pastori un problema si sono schierati sul versante politico. Pensiamo alla notte di San Bartolomeo: eretici, sì, ma l’eresia è gravissima… sgozziamoli tutti… Pensiamo a Giovanna d’Arco, alla caccia alle streghe… A Campo di Fiori, a Savonarola. Quando la Chiesa per difendere un principio lo fa non pastoralmente, si schiera sul piano politico. Questo è sempre stato così, basta guardare la storia. Cosa deve fare il pastore? Essere pastore, non andare condannando. Ma anche il pastore degli scomunicati? Sì, è pastore e deve essere pastore con lui, essere pastore con lo stile di Dio. E lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Tutta la Bibbia lo dice”.

Qui ci sono delle chiarissime indicazioni contro le cosiddette “guerre culturali” che avvelenano le società, ma anche una novità che il papa ha ripetuto dopo averla detta a gennaio in un’intervista a Canale 5: la scienza conviene che dopo tre settimane dal concepimento il feto è formato, c’è vita. Chi è sordo difficilmente può sentire.  

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