Estate all'italiana: i gestori delle discoteche contro il governo e non contro i clienti fatti e sballati
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Estate all'italiana: i gestori delle discoteche contro il governo e non contro i clienti fatti e sballati

Ma c'è un altro virus che si aggira tra di noi: quello dell'esterofilia. Si parla tanto di Italia e poi si usano termini stranieri al posto di parole italiana. Losckdown? Confinamento

Diciottenne prende una pasticca in discoteca: in coma
Diciottenne prende una pasticca in discoteca: in coma
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Michele Cecere Modifica articolo

28 Agosto 2020 - 19.41


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L’esempio evidente è il promo della regione Toscana, che invita a scoprire il “Rinascimento senza fine” di quell’affascinante terra: peccato che in fondo al messaggio ci attende la sorpresona finale, perché il sito di promozione della regione si chiama “Visittuscany”, davvero una fantastica trovata per un messaggio diretto ai turisti italiani e non certo a quelli inglesi! Già me li immagino tanti italiani digitare sul cellulare “visitascani” e vagare fino a novembre in cerca di un improbabile Rinascimento! Va appena meglio il Piemonte col suo “visitpiemonte”, che almeno non inglesizza il nome della regione, e all’Umbria che però chiama il suo sito di promozione turistica “Umbriatourism” (praticamente in francese!). Sia chiaro, non pretendo certo di vedere un sito di promozione turistica inglese chiamarsi “azonzoperlondra”, ci mancherebbe, ma almeno il rispetto del nome originale “Toscana”, quello si, giusto per non irritare il buon Dante!

 

Per non parlare di quei noti virologi che amavano parlare qualche mese fa di “plateau” (che poi in francese sta per altopiano) semplicemente per individuare il punto in cui la malattia raggiunge il picco massimo…ecco, mi domando se non sia più semplice dire “picco”: ma no, che dico? Chapeau al plateau dei virologi!

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E che dire poi delle tante radio italiane che da qualche mese si sono associate in un evento per premiare a settembre la migliore canzone italiana dal 1975 in poi e per festeggiare dunque i 45 anni di quelle che una volta si chiamavano “ radio libere”  italiane: peccato che il promo viene annunciato da una voce femminile dallo spiccato accento americano che esclama “I love my radio”, titolo francamente imbarazzante per un concorso indirizzato ai radioascoltatori italiani!

 

Ma è la solita estate all’italiana, dove dopo sette giorni ci siamo già dimenticati dei parlamentari furbetti del bonus e nessuno riflette sulla mancanza di paletti normativi e sulle tante incongruenze delle leggi e degli assegni erogati, a vario titolo, dall’INPS. Ad esempio, l’assegno ordinario di invalidità, erogato agli invalidi che lavorano è direttamente proporzionale allo stipendio percepito: avete capito bene, più l’invalido ha in busta paga e maggiore è l’importo dell’assegno erogato dall’INPS! E’ la legge 222 del 1984.

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E’ pure l’estate in cui i gestori delle discoteche se la prendono col governo, mentre dovrebbero bacchettare i loro troppo disinvolti utenti, talmente fatti e sballati (altro che divertimento e ballo, la gran parte cerca solo lo “sballo”!) da lasciarsi andare a dichiarazioni che hanno lasciato sgomenta l’opinione pubblica. Chi non ha sentito questi giovani intervistati affermare che “il Covid non esiste e nella discoteca si balla tutti attaccati”? No, quando è troppo è troppo, cari gestori delle discoteche, alla prossima riapertura vi consiglio di curare la formazione psichica e mentale dei vostri clienti, certe cose non si possono proprio sentire, nemmeno per uno come me, che proprio non ha digerito il lock-down ….Oddio!!! che dico? Mi sono lasciato andare anch’io all’innata abitudine di adottare termini di altre lingue, senza pensare che l’italiano ha tante di quelle parole…che però, lo ammetto, non possiedono spesso la stessa forza. Ho scoperto che lockdown significa confinamento, ma ve lo immaginate il Di Maio del “Coronavairus” parlare di semplice confinamento? E si che forse il confinamento andrebbe disposto obbligatoriamente per tanti esponenti politici ancora in cerca del congiuntivo perduto, magari potremmo confinarli per un anno di ripetizione scolastica, naturalmente rigorosamente in lingua italiana. E invece no, come cantava il grande Corrado Guzzani, “Sopravvoliamo”, un brano che ha trent’anni ma è sempre più attuale!

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