Riflessioni su gioco d'azzardo, legalità e società

Con questo articolo vorremmo fornire un punto di vista sul mondo del gioco d’azzardo che riteniamo stia attraversando una situazione singolare.

Gioco d'azzardo
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22 Giugno 2020 - 19.21


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In tempi di pandemia potremmo avere meno momenti di svago e compagnia, ma questo può tradursi anche in occasione di riflessione su quello che accade nella nostra società.

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Con questo articolo vorremmo fornire un punto di vista sul mondo del gioco d’azzardo che riteniamo stia attraversando una situazione singolare.

Il passato del gioco in Italia 
Da sempre al centro delle discussioni tra tutela dei soggetti più vulnerabili e potenziale remunerativo, quella del gioco d’azzardo è una storia che ha visto tante fasi: dal divieto assoluto alla regolarizzazione delle lotterie degli anni ’90, dalla connivenza degli anni 2000 fino ai nuovi stimoli di contenimento tuttora attivi.

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Un rapporto tribolato, fatto anche di eccessi, in cui si scontrano principi morali e tentazioni materiali. Il nostro Paese è stato teatro d’evoluzione per le normative che devono inquadrare con il giusto equilibrio lo svolgimento del gioco d’azzardo.

Per ultime, vediamo nel Decreto Rilancio misure che interessano tutti gli operatori di scommesse con una nuova tassa addizionale sulla raccolta dello 0,5%.

Ma qual è stata la tendenza dei provvedimenti recenti e quale approccio hanno mostrato i governi?

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Il panorama del gioco d’azzardo in Italia è regolato principalmente dal Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) e dal Decreto Dignità promulgato nell’estate del 2018.

L’articolo 110 del TULPS disciplina e definisce la pratica del gioco d’azzardo identificando quali siano gli apparecchi idonei al gioco. Scopriamo così nel comma 6a tutti i parametri delle slot machine terrestri, tecnicamente chiamate AWP o Newslot. In particolare la presenza, insieme con l’elemento aleatorio, anche di elementi di abilità “che consentono al giocatore la possibilità di scegliere, all’avvio o nel corso della partita, la propria strategia, selezionando appositamente le opzioni di gara ritenute più favorevoli tra quelle proposte dal gioco

Il punto successivo, comma 6b, si occupa delle VLT (Video Lottery Terminals) che sono simili alle slot machine, ma non sono influenzate da alcun elemento di abilità.

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Lo storico di tutte le modifiche apportate a questi commi vede una costante decrescita della percentuale di pagamento: le AWP, dalla loro introduzione nel 2005 sono passate dal 75% al 65%; mentre le VLT inserite più di recente dal 85% all’83%, ma con tassa del 20% sulle vincite a partire da importi di €200.

D’altra parte c’è il Decreto Dignità che contiene una sezione apposita sulle misure “per il contrasto del disturbo del gioco d’azzardo” che di fatto impone il divieto assoluto di fare pubblicità al gioco d’azzardo.

Un divieto che si è dimostrato impossibile da attuare, data anche la relazione dell’AGCOM che ha sottolineato diverse incongruenze in termini di normative pregresse e assegnazione di ruoli.

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Prima del Decreto Dignità, la Legge di Stabilità del 2016 aveva definito criteri per la regolamentazione pubblicitaria prendendo spunto dalle linee guida emesse dall’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria in materia di gioco d’azzardo.

Inoltre, nel 2012 era entrato in vigore anche il decreto Balduzzi che disponeva il divieto di pubblicità ai giochi d’azzardo in determinate forme. E sempre nello stesso testo si specificava che l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato dovesse essere l’ente di controllo e potere sanzionatorio nei confronti degli illeciti.

Il risultato è che ad oggi non sono più presenti pubblicità nei principali mezzi di comunicazione come radio e TV. Ma tutte le altre piattaforme si sono adeguate con un marketing dedicato “più morbido” nei limiti delle criticità sollevate dall’AGCOM.

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Ma quanto sono efficaci queste politiche?

Per avere un’idea dell’impatto di queste leggi bisogna allargare il proprio ascolto anche agli esercenti e alle associazioni sul gioco d’azzardo che sono professionisti del settore.

Ad esempio l’associazione Emirebus ha messo in evidenza quanto gli operatori del gioco legale si sentano abbandonati dalle scelte governative che sminuiscono il loro lavoro, come la chiusura prolungata delle sale scommesse fino a Giugno inoltrato.

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La Federazione Italiana Esercenti Gioco Legale (FIEGL) dichiara che “la cosa che più ci preoccupa è l’impatto occupazionale che tale scelta provocherebbe a causa del licenziamento obbligato di migliaia di lavoratori che lavorano nel settore”.

Il presidente di LOGiCO, Lega Operatori di Gioco su canale Online, non ha timori nell’asserire che “un’ulteriore vessazione sulle scommesse sportive è inopportuna e insostenibile dal punto di vista economico, giuridico, di equità fiscale e di lotta all’illegalità.

A rafforzare queste considerazioni è direttamente l’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli) che ha il compito di concedere le licenze per qualsiasi tipo di gioco d’azzardo e verificare la legalità degli operatori. Il direttore Marcello Minenna è d’accordo a stimare una “flessione tra il 40-50% e un periodo da 6 a 9 mesi per ritornare alla normalità” in seguito al periodo covid-19.

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Lo scenario di preoccupazione che traspare da queste dichiarazioni è palpabile, e mette sulla bilancia il peso di tutta il comparto del gioco d’azzardo che, legalmente, fa parte del tessuto italiano.

Se è chiaro, perciò, che i minori e la fasce più deboli vadano protetti dai pericoli delle dipendenze che possono avere pessime conseguenze sulla vita personale e familiare; d’altra parte non bisogna dimenticare il diritto al lavoro degli stessi esercenti con i loro dipendenti.

Sono proprio quest’ultimi a mettere l’accento sul bisogno di definire con precisione una legislazione moderna sul gioco d’azzardo per evitare che il gioco illegale prenda il sopravvento.

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Ad esempio, sembra che nessun governo abbia finora contemplato nelle sue valutazioni il potenziale dei Casinò Online, cioè piattaforme digitali che permettono il gioco a blackjack, roulette, slot online e giochi simili direttamente dal computer o smartphone. Negli ultimi anni sono state giocate somme sempre crescenti in maniera telematica, e c’è da aspettarsi che anche la quarantena abbia incrementato questo trend.

Tenendo a mente questo, è difficile pensare che la lotta alla ludopatia possa avere successo vietando ogni tipo di pubblicità, se poi qualsiasi persona cercando su internet può essere sommersa da possibilità di giocare d’azzardo.

Non sta certo a noi il compito di trovare la migliore soluzione, ma un minimo di buon senso insieme alla disamina dei dati più lampanti ci fanno auspicare per un comportamento meno passivo che veda la collaborazione del Governo con tutte le parti delle associazioni di cittadini per realizzare leggi che siano al passo con i tempi.

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