Il Tempo del Creato: come Francesco si oppone al dominio dell'uomo sull'uomo

La pandemia non ci parla di punizioni divine, ma di errori umani, di errori nella strategie di sviluppo e di coesistenza sul mondo e con il mondo.

Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

25 Maggio 2020 - 20.13


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La decisione di papa Francesco è tanto chiara quanto importante. Conclusa la Settimana Laudato Si’ comincia l’Anno dell’Anniversario Speciale della Laudato Si’ che prevede diverse iniziative, incluso il Tempo del Creato. Non siamo davanti a una scelta che non parli dell’oggi, cioè della pandemia, ma ad una decisione che chiede al mondo di andare al cuore della pandemia.

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Dal Vaticano infatti si apprende che il segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Bruno-Marie Duffé, ha invitato i cattolici di tutto il mondo a partecipare a Tempo del Creato. La lettera invita fortemente la Chiesa a unirsi “alla famiglia ecumenica nella celebrazione del Tempo del Creato, l’appuntamento annuale che ha luogo dal primo settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, al 4 ottobre, Festa di San Francesco d`Assisi”.

Il Tempo del Creato è un evento annuale che incoraggia alla preghiera e all’azione per la nostra casa comune. Recentemente, migliaia di cattolici nei sei continenti hanno organizzato attività locali per celebrare questo Tempo. Nel 2019, Papa Francesco ha rilasciato la sua prima dichiarazione papale su questo Tempo. Affrontare l’essenza di questa pandemia vuol dire tante cose. Innanzitutto affrontare i bisogni nuovi di chi soffre il presente, per motivi sanitari ed economici, e quindi costruire una società più giusta. Francesco durante l’Udienza Generale del 22 aprile 2020, in occasione della cinquantesima Giornata Mondiale della Terra, non è stato ambiguo o di difficile interpretazione: “Come la tragica pandemia di coronavirus ci sta dimostrando, soltanto insieme e facendoci carico dei più fragili possiamo vincere le sfide globali”.

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Tempo del Creato è gestito da un comitato ecumenico, cioè che unisce cristiani di diverse appartenenze confessionali, e pochi giorni fa c’è stato un grande digiuno interreligioso, promosso con ebrei, musulmani, buddhisti e tanti altri. E’ la riprova che accanto, o insieme, a Laudato si’, c’è il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato con l’imam di al-Azhar il 4 febbraio dello scorso anno. O si superano le tentazioni di dominare la natura, con quel vecchio antropocentrismo che considera il Creato un’immensa cisterna dalla quale attingere senza remore e senza limiti per soddisfare ogni fabbisogno energetico, o si supera l’illusione primitiva dello scontro di civiltà che opporrebbe i buoni ai cattivi del pianeta, ricostruendo così la famiglia umana unita nelle sue diversità e felice delle proprie diversità, perché solo da diversi avremo la forza per rispettare anche tutto l’ecosistema: l’alternativa essendo il procedere a motori accessi verso il muro di cemento armato su cui sbatterei.

Dunque Laudato si’ e Fratellanza come bussole per l’umanità intera, diversificata in culture che rispettano gli ecosistemi che le generano; quella del fiume, in Amazzonia, quelli del deserto e non della desertificazione, in Africa e non solo, quella del mare su tutte le coste e qui lungo in comune Mediterraneo. Il capovolgimento del destino del polo nord, che non è fatto per aprire nuove autostrade navali ma già le ospita è il capovolgimento che ci avverte di quel che potrebbe accadere ad altri ambienti, anche il nostro.
Il sinodo sull’Amazzonia dello scorso autunno si conferma così evento ecclesiale profetico e di portata globale: la questione amazzonica è rispetto dell’ecosistema e rispetto delle cultura dei nativi dell’Amazzonia; dunque fratellanza tra diversi ma non tra fratelli civili e fratelli incivili, ma fratelli consapevoli che senza riconoscere alle culture che sanno rispettare la cultura del fiume non ci sarebbe più posto neanche per le altre culture.
La pandemia non ci parla di punizioni divine, ma di errori umani, di errori nella strategie di sviluppo e di coesistenza sul mondo e con il mondo. Errori che nonostante questo trauma continuiamo a non voler vedere, a non voler riconoscere, pensando di fare i nostri interessi. Ma non facciamo i nostri interessi se lasciamo l’Africa affondare nello sfruttamento devastante di tante risorse e poi nella perdita delle rimesse degli emigrati che fanno il 20% del PIL continentale, non facciamo i nostri interessi se lasciamo l’Amazzonia sparire nella sete insaziabile dei veri selvaggi, cioè i cacciatori illegali di legname pregiato, d’oro, di donne da abusare, non facciamo i nostri interessi se lasciamo la desertificazione avanzare in ogni direzione mentre il deserto muore, non facciamo i nostri interessi se lasciamo i mari salire ingoiando arcipelaghi interi. Sì, Bergoglio ci chiama a riscoprire i nostri veri interessi, che non possono passare per l’odio, la distruzione e la sopraffazione.
La fratellanza responsabile di Jorge Mario Bergoglio respinge ogni dominazionismo, dell’uomo o sugli altri uomini. E siccome non esistono fratelli che non abbiano uno stesso genitore, riconosce tutti gli uomini fratelli per invitarli a unirsi, non per dominare l’altro, ma per vivere in pace.

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