Rinunciare o no al Ramadan? L'epidemia di coronavirus divide i musulmani

L'Università di al Azhar, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita con sede al Cairo non pensa a sconti. Possibilista l'ayatollah Al Sistani, massima autorità religiosa dei sciiti

Fedeli musulmani
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15 Aprile 2020 - 09.35


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Rispettarlo rigorosamente o mettere al primo posto la salute nel caso non sia possibile gestirlo in sicurezza? L’epidemia coronavirus divide l’Islam sull’opportunità di rinunciare all’obbligo di digiuno dei musulmani durante il prossimo mese del Ramadan che quest’anno dovrebbe iniziare il prossimo 23 aprile: da una parte il clero sunnita decisamente contrario a qualsiasi forma di sottrazione da parte dei fedeli a questa pratica religiosa che ritiene fondamentale e dall’altra le massime autorità sciite che si mostrano possibiliste a una eventuale rinuncia al fine di “preservare la salute” soprattutto di chi deve lavorare.

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A dare il via alle polemiche nel mondo sunnita che rappresenta oltre il 70% dell’Islam è stato, l’ex leader del partito laico algerino “al Tajdid” (Rinnovamento”) Nouriddine Boukrouh il quale per primo aveva paventato la possibilità di rinunciare al digiuno: “Rappresenta un pericolo per la salute e potrebbe favorire la diffusione del coronavirus”, aveva scritto su Facebook in un articolo post pubblicato lo scorso 10 aprile. Un’idea che a scatenato un’ondata di critiche sui social arabi con molti utenti che accusavano l’uomo politico di “intromettersi nei dettami della Shariya Islamica”.
Il vivace dibattito in rete ha spinto l’Università di al Azhar, la massima autorità religiosa dell’Islam sunnita con sede al Cairo a prendere posizione con una fatwa (“Editto”) speciale: “Ad un musulmano non è permesso rompere il digiuno a Ramadan a meno che medici e Scienza non provino che il digiuno mette a rischio la vita a causa del virus. E questo fino a prova contraria non è stato mai provato”, ha sentenziato al Azhar con un comunicato ripreso dall’agenzia di stampa turca Anadolu.
Più possibilista invece l’altro versante dell’Islam, quello sciita. Interpellato da un fedele sull’opportunità di digiunare quest’anno, il grande ayatollah Al Sistani, massima autorità religiosa dei sciiti di tutto il mondo si è mostrato meno rigido dei ‘fratelli’ sunniti su questa questione. “Il mese benedetto del Ramadan si avvicina quest’anno proprio mentre il coronavirus prosegue nella sua diffusione in tutto il mondo. I medici consigliano di bere tanta acqua per ridurre le possibilità di contrarre il virus in quanto la disidratazione riduce l’immunità del corpo”, ha scritto un fedele alla guida spirituale Sistani domandando quindi il permesso di “disattendere il digiuno questo Ramadan”.
“Se un musulmano teme di essere infettato dal coronavirus se digiuna anche se prende tutte le precauzioni del caso, allora l’obbligo del digiuno cade”, è stata la risposta di Al Sistani in una fatwa pubblicata sul suo sito web ufficiale.
Nel calendario islamico, il Ramadan è il nono mese dell’anno, di 29 o 30 giorni; in base all’osservazione della luna crescente. Secondo la pratica islamica, il Ramadan è il mese in cui si pratica il digiuno (Siam), in commemorazione della prima rivelazione del libro sacro dell’islam al profeta Maometto “Il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza”. Questa ricorrenza annuale è considerata uno dei Cinque Pilastri dell’Islam e il digiuno è un precetto religioso per i musulmani adulti, ad eccezione di quanti sono in età avanzata, in gravidanza, in allattamento, diabetici o malati terminali oppure durante le mestruazioni.
Il digiuno fu reso obbligatorio (wajib) durante il mese di Shaban nel secondo anno dopo la migrazione dei musulmani da La Mecca a Medina. Al termine del Ramadan, viene celebrato dalla festa di Eid al-fitr che significa “festa dell’interruzione (del digiuno)” ed è detta anche la “festa piccola”.

Dato che il calendario islamico è composto da 354 o 355 giorni (10 o 11 giorni in meno dell’anno solare), il mese di Ramadan ogni anno cade in un momento differente dell’anno solare e quindi man mano retrocede, fino a cadere in una stagione diversa.

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