Rezza (Iss): "La scelta di Johnson di non fermare il coronavirus è assurda"
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Rezza (Iss): "La scelta di Johnson di non fermare il coronavirus è assurda"

Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss: "Se lasciassimo il virus scorrazzare liberamente in sei mesi avremmo la metà della popolazione infettata e sul campo morti e feriti"

Giovanni Rezza
Giovanni Rezza
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14 Marzo 2020 - 16.19


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Nuovo appello di Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di malattie infettive all’Istituto Superiore di Sanità, nel suo intervento a ‘I Lunatici’ su Radio 2: “Bisogna continuare a donare il sangue, non c’è nessun pericolo nel farlo. Bisogna donare perché altrimenti finisce che per paura del Coronavirus si muore per altre malattie perché vengono meno i servizi essenziali”.
Durissimo Rezza sulla reazione della Gran Bretagna: “Una cosa assurda. È chiaro, se lasciassimo il virus scorrazzare liberamente nel giro di sei mesi avremmo la metà della popolazione infettata e lasceremmo sul campo morti e feriti. Questo è un virus che corre molto velocemente, lo vediamo in Lombardia, una delle sanità più efficienti del mondo messa a dura prova. Anche se la letalità di questa infezione non è elevatissima, il fatto che possano verificarsi molti casi in poco tempo tende a sovraccaricare gli ospedali e i reparti ipercritici. Si rischia di non garantire la migliore assistenza possibile a persone che hanno il coronavirus ma anche altre malattie. L’esperto britannico che ha parlato di creare immunità di gregge sulla pelle delle persone non ha detto una gran cosa… . Mi pare veramente ridicola questa affermazione. Io ero già critico verso gli altri Paesi europei per i ritardi con cui si stanno muovendo, questa ultima uscita dell’esperto del Governo inglese mi pare veramente incredibile”.
Sulle misure di contenimento prese dal Governo italiano, Rezza ha spiegato: “Sono molto coraggiose. Fino ad ora non l’ha fatto nessuno. In Europa sembra che tutti quanti siano ancora latitanti. Ci vuole un po’ di tempo per avere risultati. Vediamo ancora ammalare quelli che si sono infettati prima che venissero adottate queste misure. In un paio di settimane dovrebbero iniziare a vedersi i primi risultati. Ci sono dei controlli rigidi, anche più di quanto ci saremmo aspettati in un Paese come l’Italia”. (Segue)
Su quello che vedremo nei prossimi giorni, il professor Rezza ha detto: “Vedremo quelli che si sono infettati la scorsa settimana e soprattutto nell’ultimo fine settimana con l’anticipazione del decreto che purtroppo è stata deleteria con gente che è andata via da zone ad alto rischio mettendosi all’interno di vagoni che possono diventare delle vere e proprie bombe biologiche. Sono immagini che non avremmo mai voluto vedere e che potrebbero avere conseguenze”.
Sull’uso delle mascherine, ha proseguito: “In zone ad altissimo rischio il fatto di portare tutti la mascherina può aiutare. Non perché la mascherina protegga le persone che la indossano, ma perché protegge gli altri. Se una persona tossisce, starnutisce, parla, le goccioline di saliva finiscono sulla mascherina. La mascherina serve a proteggere gli altri più che se stessi”.
Il Direttore ha poi aggiunto sull’arrivo dalla Cina del plasma con gli anticorpi: “Se cambia qualcosa? Non lo so, vediamo. Ci saranno incontri con medici e ricercatori cinesi. La Cina in questo momento ha particolarmente a cuore la situazione italiana. Sarà anche una cosa strumentale, non lo so, ma sta mettendo a disposizione cose che invece altri Paesi europei hanno negato. Sicuramente è positivo incontrare persone che hanno già combattuto questa malattia con un certo successo”.
Sul vaccino: “Ci sono diversi candidati vaccini allo studio. In America, in Cina, in Israele e non solo. Il problema è che questi vaccini devono andare attraverso fasi di sperimentazione umana che ne dimostrino sicurezza ed efficacia. E poi vanno prodotti su ampia scala. Questo richiede tempo. Prima di un anno non li avremo a disposizione”.
Sul ritorno alla normalità: “Ad ora è difficile fare previsioni. Molto dipenderà dalle misure di contenimento ma anche da quelle misure che adotteranno altri Paesi europei. Se noi riusciamo a ritardare e altri non lo fanno poi rischiamo delle continue reintroduzioni. Il caldo e l’estate faranno quello che noi stiamo provocando artificialmente. Si vive all’aria aperta, si chiudono le scuole, gli uffici. C’è un distanziamento sociale, ma dovremo vedere”.

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