Il panico ci rende analfabeti: primo in classifica su twitter c'è "#Coronavirius"

Da giorni in classifica, l'errore ormai è diventato più forte della dicitura corretta. Il che è una splendida metafora di questi tempi, se ci si pensa.

Coronavirius
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

26 Febbraio 2020 - 16.35


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Coronavirus o ‘Coronavirius’? Una I di troppo è la causa di un errore che mette in imbarazzo la lingua italiana, più di Luigi Di Maio che per farsi bello dice ‘Coronavairus’, come se fosse inglese e non latino.

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Primo in classifica su twitter da giorni, l’errore è lì, grossolano e prepotente, e non accenna a fare posto alla giusta verità grammaticale. Il tutto per il modo meccanico in cui funziona twitter: quel trend, riportato milioni di volte a causa di un suggeritore automatico che abbassa la soglia dell’attenzione, ormai è più forte della dicitura corretta. L’errore si impone, diventa verità, anzi post-verità, e per non cadere nell’anonimato si è costretti a ripeterlo. Il che è una splendida metafora di questi tempi malati, contagiati da qualcosa di molto più grave del Coronavirus: l’approssimazione, l’ignoranza, la sintesi a tutti i costi, la velocità frenetica, l’isteria informativa.

C’è veramente da sperare che l’emergenza Coronavirus rientri il prima possibile, se non altro per permettere la riapertura delle scuole: già viviamo in un paese dove il partito di maggioranza ha come slogan ‘Prima gli italiani’ e poi tra le colonne della cultura italica mette ‘la mamma, il papà, il parmigiano’; se poi cominciamo a popolare il paese di ragazzi che sanno usare benissimo uno smartphone ma che non riescono a scrivere correttamente nemmeno il proprio nome, allora siamo davvero condannati.

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