Meloni&Co cantano a Bruxelles un Inno di Mameli da risarcimento danni
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Meloni&Co cantano a Bruxelles un Inno di Mameli da risarcimento danni

La capa di Fratelli d'Italia è andata in trasferta a fare una sceneggiata sovranista con tanto di bandiere e poi il canto degli Italiani in favore di telecamere ma...

Giorgia Meloni a Bruxelles
Giorgia Meloni a Bruxelles
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9 Dicembre 2019 - 21.01


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Una sceneggiata con tanto di bandiere italiane usate strumentalmente insieme con quelle dell’estrema destra per spacciare quella che è una menzogna politica: ossia che loro sarebbero i Patrioti (p maiuscola) che difendono la Patria (sempre p maiuscola) da chissà quali orrori.
Ma forse è vero il contrario. Basti ricordare la differenza tra l’ora del fasciamo e la Resistenza dalla quale è nata la Costituzione democratica e antifascista che è un capolavoro istituzionale e che storicamente la destra non ha mai digerito fino in fondo.


Così i rappresentanti di un partito che hanno iscritti e dirigenti che ancora festeggiano la Marcia su Roma e celebrano quel criminale chiamato Mussolini, sono andati a Bruxelles per il siparietto sovranista, tutto luoghi comuni e poca sostanza. E che hanno detto? “Ribadiamo il nostro ‘no’ a una modifica del trattato sul Fondo salva-Stati, che è di fatto una resa incondizionata agli interessi tedeschi”. Per poi aggiungere salvinianamente: “Vuole mobilitare 125 miliardi di euro degli italiani per salvare le banche tedesche e mettere in pericolo i nostri conti e i risparmi degli italiani”.
E pensare che la destra del nord pensa la stessa cosa, ma su noi come beneficiari. Per la serie: mettetevi d’accordo.
Ma lo cosa più penosa è stata, in favore di telecamere, il canto dell’Inno nazionale, stonato, anemico, e privo di partecipazione emotiva. Del resto i sedicenti patrioti stavano lì per fare scena e non altro.
Roba che se fossero vivi Mameli e Novaro avrebbero dovuto chiedere il risarcimento danni per il gramo spettacolo.
Quanto poi Goffredo Mameli possa essere contento che il suo inno venga usato dai reazionari è difficile dire. Ma qualcosa si può ipotizzare leggendo alcuni brani scritti da Giancarlo Governi: “Goffredo Mameli a venti anni compose quel testo poetico, che fu poi musicato da Novaro, e un anno dopo lasciò la sua vita sulle barricate del Vascello, dove difendeva, nell’esercito di Garibaldi, la Repubblica Romana. Quella Repubblica Romana che si dette una costituzione che fu in vigore un solo giorno e che aveva dato il voto anche alle donne, un atto rivoluzionario e anticipatore. Mameli era mazziniano e aveva seguito gli insegnamenti di Mazzini il quale voleva unire i popoli, i popoli italiani prima e quello europei dopo, liberati dalla tirannide. Prima fondò la Giovane Italia e poi la Giovane Europa. Mameli poi aveva capito che Mazzini era il teorico, il profeta disarmato, e Garibaldi era il combattente, l’eroe dei due mondi sempre pronto a combattere per la libertà, la democrazia e la giustizia sociale”.

 

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