I Gilet Gialli, in quanto tali, non c’entrano. O c’entrano poco. C’entra piuttosto una politica degradata a livello di contenuti che ormai si basa tutta sulle mode passeggere e la ricerca dei simboli.
Un marketing al ribasso per rimediare all’assenza di una visione complessiva della società che si esprime solo attraverso proteste corporative.
Abbiamo così visto che quello di Gilet Gialli è diventato un brand, che dopo pochi giorni ha avuto i suoi bei tentativi di imitazione in Italia.
Ma adesso ‘gilet’ è diventato simbolo di protesta e c’è stato un fiorire di imitazioni. I Gilet Gialli, poi da noi i Gilet Azzurri di Forza Italia. E ancora i gilet arancioni degli olivicoltori (sono stati usati anche dai camionisti dell’est Europa) fino ai gilet bianchi dei pensionati campani.
Senza dimenticare i gilet rossi tunisini, ossia il movimento che vorrebbe il rinnovamento del paese nordafricano.
Chi offre di più?
Una moda, destinata a finire come i calzoni scampanati, le midi-gonne, le ronde e l’onestà grillina.
Nel marasma di una politica senza punti di riferimento anche i gilet multicolori sono un simbolo della confusione. In attesa del prossimo colore.
(E. Con.)