Testamenti solidali in aumento: i lasciti più curiosi e che hanno fatto la storia

Alfred Bernhard Nobel, George Bernard Shaw, William Shakespeare e altri. Nella giornata internazionale dei lasciti solidali, il Comitato Testamento, formato da 16 associazioni del terzo settore, ricorda i testamenti di donne e uomini che hanno scelto

Testamento, immagine d'archivio
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13 Settembre 2016 - 14.13


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Negli ultimi quattro anni le persone che hanno deciso di fare un lascito solidale sono aumentati del 55 per cento. È quello che emerge dalla ricerca, effettuata da Gfk Eurisko e presentata questa mattina alla Camera dei Deputati durante il primo convegno nazionale “Testamento Solidale. Una tradizione che guarda al futuro”. Un’occasione per raccontare il lavoro fatto negli ultimi quattro anni dalle sedici associazioni che hanno dato vita al Comitato Testamento solidale.

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Cresce la propensione degli italiani nei confronti del lascito testamentario: il 14 per cento degli intervistati lo ha già fatto (3 per cento) o intende farlo (11 per cento).  Solo quattro anni fa erano il 9 per cento.

I testamenti più curiosi o famosi. C’è chi dona per aiutare i più bisognosi, chi per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, chi per lasciare una traccia di sé ai postumi: il Comitato Testamento Solidale ha raccolto i testamenti più curiosi di donne e uomini comuni e famosi.

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Alfred Bernhard Nobel, chimico svedese (1833 – 1896), non voleva essere ricordato come l’inventore della dinamite, uno strumento di morte. Ha diviso i suoi beni tra la sua famiglia e una fondazione con lo scopo di distribuire ogni anno cinque premi a chi avesse reso i maggiori benefici all’umanità nei campi della chimica, della medicina, della letteratura, della fisica e della pace. È nato così il famoso premio Nobèl.

Grande scalpore suscitò il testamento di Sir Francis Drake, il corsaro che depredava galeoni spagnoli per conto della corona britannica, che lasciò nel 1596 la sua cospicua fortuna (40 sterline, pari a 150 mila sterline di oggi) ai poveri e alla parrocchia di Plymouth, la sua città natale.

George Bernard Shaw non ha messo confini alla fantasia nelle sue ultime volontà: ordinò che parte del suo patrimonio andasse a finanziare l’invenzione e la promozione di un nuovo alfabeto, migliore di quello in cui aveva scritto le sue commedie. Una impresa impossibile e così i soldi finirono nelle casse del British Museum e di altre istituzioni pubbliche del regno.

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Tim Zink dell’Iowa odiava le donne e nel 1930 prima di morire ha deciso di impiegare i suoi 35 mila dollari per costruire una biblioteca i cui scaffali non avrebbero dovuto ospitare opere di donne. Spinta anche dal risentimento nell’aver ricevuto solo la miseria di 5 dollari in eredità, la figlia è riuscita in tribunale a non far realizzare la biblioteca.

C’è poi il caso di Samuel Bratt, un uomo inglese morto nel 1960 che ha lasciato 330 mila sterline alla moglie a condizione che la donna fumasse 5 sigari al giorno. Dietro l’assurda richiesta si cela un desiderio di vendetta: la signora ha proibito in vita al marito di fumare i suoi sigari e così alla sua morte l’uomo ha pensato bene di restituire il favore alla sua amata.

Suonano come una ripicca anche le ultime volontà di William Shakespeare che ha lasciato alla moglie Anne, con cui è stato sposato per trentatré anni, soltanto il suo secondo miglior letto e qualche altro pezzo d’arredamento. Il grosso del suo patrimonio è andato alla figlia maggiore, ma qualcosa è finito anche ai poveri della sua città, Stratford-upon-Avon.

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Non sempre le ultime disposizioni vengono esaudite. Virgilio aveva chiesto ai suoi amici di bruciare l’Eneide ma per fortuna non è stato ascoltato. Alla morte di Franz Kafka, Max Bord, in qualità di esecutore testamentario, avrebbe dovuto distruggere le sue numerose opere incompiute. Bord non seguì le ultime volontà dello scrittore praghese, pubblicando tutti i testi.

Nella storia sono tanti coloro che hanno voluto ringraziare amici e collaboratori nel loro testamento. Come nel caso di Nelson Mandela che ha ricompensato con lasciti di circa tremila euro tutti suoi assistenti, compresa la sua fidata collaboratrice personale, Zelda.

Per Dean Smith, coach per 36 anni della squadra di basket della University of North Carolina, i suoi atleti erano la sua vita e per questo li ha voluti ringraziare nelle sue ultime volontà, disponendo un piccolo lascito per ciascuno di loro. Una cifra simbolica, un assegno di 200 dollari e un biglietto con questo messaggio: “Buon pranzo, con i migliori saluti da Coach Dean Smith”.

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