Dicesi olio extravergine, si vende, in realtà, olio contraffatto. Ed è un reato vero e proprio. I carabinieri del Nas hanno prelevato dei campioni fra i prodotti in vendita, i laboratori dell’Agenzia delle Dogane li hanno analizzati e il responso è che, in alcuni casi, l’olio venduto per extravergine non è extravergine. Ed è per questo che il pubblico ministero Raffaele Guariniello ha avviato una nuova inchiesta in materia di tutela del consumatore e del marchio made in Italy.
A finire nel registro degli indagati sono i marchi Carapelli, Santa Sabina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (nella versione confezionata per la Lidl), eAntica Badia (per Eurospin).
L’inchiesta è scattata al seguito di una segnalazione trasmessa a Palazzo di Giustizia da una rivista specializzata, «Il Test», che lo scorso maggio aveva dedicato all’argomento un articolo ben documentato.
‘Il 2014 – spiega oggi il direttore del periodico, Riccardo Quintilli – è stato un anno orribile per la produzione di olio. E così siamo andati a vedere se qualche azienda aveva ceduto alla tentazione di comperarlo da altre parti. Ben 9 delle 20 bottiglie che avevamo fatto esaminare dal laboratorio di Roma delle Dogane erano state bocciate’. Ricordiamo che un olio per essere extravergine deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare il ‘panel test’, obbligatorio dal 1991, ovvero non riportare alcun difetto organolettico’.