Gli italiani amano i tatuaggi: il 13% ne ha uno

Sono più di sette milioni gli italiani che hanno un tatuaggio: e sono più le donne che gli uomini ad amare la pelle colorata.

Gli italiani amano i tatuaggi: il 13% ne ha uno
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7 Settembre 2015 - 21.06


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Gli italiani amano i tatuaggi: è quello che emerge da una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità che ha per la prima volta fotografato la situazione sul mondo dei tattoo. Quasi sette milioni di italaini, ovvero il 12,8% della popolazione ha un tatuaggio sulla pelle. L’indagine è stata effettuata in collaborazione con l’IPR marketing su un campione di quasi 8000 persone rappresentativo della popolazione italiana dai dodici anni in su.

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Solo lo 0,5% della popolazione è stata costretta a ricorrere al tatuaggio per finalità mediche, mentre solo il 3% ha optato per un tattoo per finalità estetiche, quello che è conosciuto come il trucco permanente. Dai dati emerge che i tatuaggi sono più diffusi tra le donne (13,8%) rispetto agli uomini (11,7%). Solitamente il primo tatuaggio si fa intorno ai 25 anni o nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 44 anni (29.9%). Circa 1.500.000 persone invece hanno deciso di farlo tra i 25 e i 34 anni. Tra i minorenni la percentuale è pari al 7,7%.

La maggior degli italiani,(il 92,2%) è soddisfatta del proprio tatuaggi e solo il 17,2% ha dichiarato di voler rimuovere il proprio tatuaggio e solo il 4,3% lo ha già rimosso. Per quanto riguarda le zone: gli uomini preferiscono tatuarsi braccia, spalla e gambe, mentre le donne soprattutto schiena piedi e caviglie. Un tatuato su quattro (25,1%) risiede nel Nord Italia, il 30,7% ha una laurea e il 63,1 % lavora. Gli italiano non rischiano e il 76,1% si è rivolto a centri specializzati, il 9.1% ai centri estetiti e il 13,4% (percentuale ancora troppo alta) ha deciso di farlo fuori dai centri autorizzati, mettendo a rischio la propria salute.

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«Capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza, tracciare una sorta di demografia del tatuaggio significa comprendere meglio le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza – ha spiegato Alberto Renzoni, esperto dell’Istituto Superiore di Sanità che ha coordinato l’indagine –. Il 22% di chi si è rivolto a un centro non ha firmato il consenso informato. È invece necessario non solo firmarlo ma che nel farlo ci sia un reale consenso e una reale informazione, considerato inoltre che una fetta consistente delle persone tatuate è rappresentato da minori che potrebbero farlo solo con il consenso dei genitori».
ricostruttiva.

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