Omicidi, suicidi, incidenti e veleni: il lungo elenco dei 'nemici' di Putin morti in maniera tragica

Dall'inizio della guerra in Ucraina sono 39 le morti sospette, senza considerare Anna Politkovskaya, Boris Berezovskij e Aleksandr Litvinenko

Omicidi, suicidi, incidenti e veleni: il lungo elenco dei 'nemici' di Putin morti in maniera tragica
Vladimir Putin stringe la mano all'artigliere Alexey Neustroyev dopo avergli conferito il titolo di Eroe della Russia
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24 Agosto 2023 - 11.23


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In Russia, in Europa e persino in America, sono numerosi i nemici dichiarati di Vladimir Putin che hanno subito un destino nefasto. Eventi inspiegabili, aggressioni, suicidi e addirittura omicidi di grande rilevanza. Un susseguirsi di episodi sanguinosi che si estende nel tempo, dagli anni primi del Duemila fino ad oggi. Naturalmente, tutti questi avvenimenti sono casualmente legati al Cremlino, almeno finché non emergano prove contrarie.

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Il sito Gbnews.com ha riportato che solo dall’inizio dell’Operazione militare speciale in Ucraina nel febbraio dell’anno scorso, sono stati registrati ben 39 decessi misteriosi di individui legati al presidente russo.

L’ultimo caso emerso sui media risale a tre mesi fa a Mosca, quando l’oligarca Sergej Grishin è deceduto a causa di sepsi. Grishin, noto per aver venduto la sua villa californiana al principe Harry e a sua moglie Meghan, potrebbe non essere stato estremamente famoso, ma rimane comunque un ex banchiere che aveva fortemente criticato l’operato del signore del Cremlino, come altri imprenditori coinvolti in strane catene di omicidi-suicidi assieme alle rispettive famiglie: Vasily Melnikov, Vladislav Avayev e Sergei Protosenya.

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Molto più celebre e quasi certamente legato agli apparati statali, è il caso di Aleksej Navalny, il principale oppositore politico di Putin. Prima di finire in carcere, Navalny ha sopravvissuto a uno spettacolare tentativo di avvelenamento in Siberia. Mentre si trovava a un incontro politico, individui appartenenti al servizio segreto militare, il Gru, hanno contaminato i suoi indumenti intimi con il veleno Novichok.

Sempre al Gru rispondevano i due enigmatici “turisti” russi che nel 2018 a Salisbury, nel Regno Unito, sparsero la medesima sostanza nervina sulla maniglia della porta dell’ex agente russo, il quale si era convertito agli interessi britannici anni prima. Questi forniva ulteriori e vitali informazioni. Anche in quella circostanza, il bersaglio, Sergej Skripal, riuscì a sopravvivere all’avvelenamento, insieme alla figlia Yulia, che pure aveva toccato la porta.

Un altro eclatante caso in cui figure legate ai servizi segreti russi fecero uso di sostanze tossiche (in quel caso, radioattive) è rappresentato da Aleksandr Litvinenko, uno dei primi e prestigiosi omicidi avvenuti a Londra nel 2006. Anch’egli era un ex agente che si era unito al “nemico” e che continuava a recare disturbo. Due dei suoi ex colleghi gli offrirono una tazza di tè al polonio in un albergo di Mayfair. L’uomo spirò in ospedale, dopo un’agonia terribile.

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In maniera più frequente, sicari a basso prezzo (non fu mai possibile stabilire i mandanti in Russia) hanno preferito avvalersi di metodi più diretti, pur essendo meno sofisticati. Nello stesso autunno del 2006, la giornalista Anna Politkovskaya fu uccisa a colpi di pistola mentre attendeva l’ascensore nel suo appartamento. In verità, in un’occasione precedente, qualcuno aveva tentato di avvelenarla in volo, ma senza successo.

Sempre attraverso l’uso di armi da fuoco, diversi esponenti di organizzazioni a difesa dei diritti umani trovarono una morte violenta. Tra questi, si annovera Natalia Estemirova, rapita e brutalmente uccisa nel 2009, insieme all’avvocato Stanislav Markelov e alla giornalista Anastasia Baburova, assassinati nello stesso anno. Anche Boris Nemtsov, una figura di spicco dell’opposizione e già vicepremier durante l’era Eltsin, fu colpito a morte vicino al Cremlino nel 2015.

Numerosi sono i casi di incidenti che destano perplessità. Come quello riguardante Mikhail Lesin, un ex ministro dell’informazione sotto la presidenza di Putin, che fu trovato morto in una stanza d’albergo a Washington nel 2015. L’autopsia rivelò che Lesin aveva consumato ingenti quantità di alcol ed era morto a causa di un violento colpo alla testa. Anche la morte dell’ex oligarca Boris Berezovskij solleva sospetti. Berezovskij, precedentemente molto vicino a Putin, fu trovato morto nel bagno della sua villa nel Surrey nel 2013.

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Numerosi critici del Cremlino sono stati vittime di incidenti mortali. Tra i più noti vi sono l’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil, Ravil Maganov, e il miliardario Pavel Antonov. Entrambi persero la vita lo scorso anno, dopo aver espresso opinioni scomode sull’Operazione militare speciale. Maganov cadde dalla finestra di un ospedale a Mosca, mentre Antonov precipitò da quella di un albergo durante una permanenza in India per festeggiare il suo compleanno.

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