Ucraina, tutte le tappe di un rapporto difficile tra Mosca e Kiev: ecco cosa sta succedendo

I temi e le strategie geoeconomiche sul tappeto sono moltissime: timori di invasione, tensione con la Nato, gas e petrolio.

Ucraina, tutte le tappe di un rapporto difficile tra Mosca e Kiev: ecco cosa sta succedendo
Militanti filo-russi a Donetsk esultano per l'indipendenza
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22 Febbraio 2022 - 10.17


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La crisi nel Donbass ha origine ben più lontane di quelle attuali. Nella regione separatista dell’Ucraina infatti si combatte dal 2014, anno in cui la Russia annetté la Crimea nella Federazione. Ma i rapporti tra le due capitali, Mosca e Kiev, sono tesi e compromessi dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, come ha ricordato Putin nel suo discorso.

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Nonostante i negoziati e i continui tentativi diplomatici, lo scontro Kiev-Mosca si fa sempre più esasperato, al punto da sembrare sull’orlo dell’invasione e di un conflitto armato.

Dopo la caduta dell’Urss

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Per avere un quadro chiaro della situazione bisogna però fare un ulteriore passo indietro. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, nel 1991, l’Ucraina ritrovò la sua indipendenza, lasciando però una ferita ancora aperta nelle mire di Mosca, convinta di una sorta di “diritto storico” su quella che è sempre stata considerata la “Piccola Russia” (accanto alla “Grande Russia” teorizzata da Stalin). Lo stesso Putin, l’anno scorso, ha definito Russia e Ucraina “una nazione” e la perdita della Repubblica orientale “la più grande catastrofe geopolitica”.

Nelle strade di Kiev gli attivisti del partito di ultradestra Pravyj Sektor organizzano ogni giorno esercitazioni militari aperte ai civili. Secondo un sondaggio del Kiev International Institute of Sociology, il 50,2% degli ucraini è pronto a opporre resistenza in caso di un intervento militare russo nella propria città. Un intervistato su tre al sondaggio ha dichiarato di essere disposto a impegnarsi nella resistenza armata e il 21,7% a partecipare ad azioni di resistenza civile.

Russia e Ucraina

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L’Ucraina, i cui attuali confini sono relativamente giovani, è un Paese dalla storia complessa. Oggi nel Paese la lingua ufficiale è l’ucraino, ma la maggior parte della popolazione è perfettamente bilingue e, nelle zone a sud-est, il russo continua a essere la prima lingua. Una situazione particolarmente evidente nel Donbass, con i due Stati separatisti non riconosciuti: la Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk.

Lo stesso nazionalismo ucraino oggi ne ricorda le origini: culla della cultura russa moderna, con il Paese che dal IX secolo è stato il nucleo della Rus’ di Kiev, Stato monarchico medievale nato lungo le sponde del fiume Dnepr e che si estendeva fino alla Bielorussia e alla Russia. Nei secoli il centro politico, economico e militare si è spostato progressivamente a nord, trasformando l’Ucraina nella periferia dell’Impero, prima, e della Federazione, poi.

Una questione di confine

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L’instabilità politica e internazionale derivata da tali eventi non poteva che accentuarsi negli anni. La Russia e l’Ucraina condividono un confine di oltre 2.200 chilometri, concentrati in una posizione strategica dal punto di vista economico e geopolitico. Lo stesso termine “Ucraina” indica una marca, una regione di confine. La promessa adesione ucraina alla Nato rientra in questo gioco delle parti, con timori di “accerchiamento” da parte della Russia, che dal 1997 ha visto entrare nel Patto Atlantico molti Paesi dell’Est Europa: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord.

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La questione Nato

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Proprio la Nato appare, soprattutto in questi giorni, come l’ago della bilancia della crisi russo-ucraina. Ferma nel suo obiettivo di mantenere la sfera d’influenza nella regione, Mosca chiede all’Alleanza di ritirare le proprie truppe dalla Polonia e dalle tre Repubbliche baltiche, oltre che i propri missili da Polonia e Romania. La Russia accusa inoltre la Nato di riempire l’Ucraina di armi e gli Stati Uniti di fomentare le tensioni. Al di là del confine, la situazione non è però così definita. Soprattutto perché la Nato non può accettare nuovi membri già coinvolti in conflitti.

Già dal 2008, prima dunque dell’arrivo del governo filoeuropeo non riconosciuto da Mosca, Kiev era stata “stoppata” mentre stava lavorando per entrare nel Patto Atlantico. La storia si sta ripetendo, anche a causa della corruzione dilagante all’interno del Paese e della necessità (secondo l’Occidente) di riforme politiche e militari. Con lo spauracchio della Russia sullo sfondo, che considererebbe l’ingresso ucraino nella Nato “un punto di non ritorno”.

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