Spy story in Giordania, la 'dinasty' sul tentato golpe scuote Amman
Top

Spy story in Giordania, la 'dinasty' sul tentato golpe scuote Amman

Il principe Hamzah agli arresti con l'accusa di aver tentato di spodestare il re Abdallah II. E la madre (l'ex regina Noor) tuona: "Prego che la giustizia e la verità prevalgano su questa calunnia malvagia"

Re Abdalla II di Giordania
Re Abdalla II di Giordania
Preroll

globalist Modifica articolo

4 Aprile 2021 - 15.16


ATF

Una spy story e nello stesso tempo un Dinasty, con sullo sfondo un conlotto che una parte della Casa Reale stava organizzando contro il re per estrometterlo.
Secondo l’accusa servizi stranieri hanno contattato la moglie del principe Hamzah per organizzare una fuga all’estero in aereo.

Lo ha detto il vicepremier giordano e ministro degli Esteri Ayman Safadi in conferenza stampa, secondo quanto riferisce l’agenzia stampa giordana Petra.

Le indagini hanno monitorato interferenze e comunicazioni con parti straniere sul momento giusto per destabilizzare la Giordania”, ha detto Safadi.
“Le prime indagini – ha proseguito – hanno dimostrato che queste azioni e movimenti avevano raggiunto uno stadio che colpiva direttamente la sicurezza e la stabilità del paese, ma sua maestà ha deciso che era meglio parlare direttamente col principe Hamzah, per affrontare tutto ciò all’interno della famiglia ed impedire che venga strumentalizzato”.
La regine Noor tuona: calunnie malvagie contro mio figlio Hamza
La regina Noor, vedova del defunto re di Giordania, si è scagliata contro le “calunnie malvagie” che coinvolgono suo figlio, Hamza bin Husein, finito agli arresti domiciliari.
“Prego che la giustizia e la verità prevalgano per tutte le vittime innocenti di questa calunnia malvagia. Dio li benedica e li salvi”,

ha scritto oggi la regina su Twitter.
Fratellastro dell’attuale sovrano della Giordania, re Abdallah II, Hamza era stato il principe ereditario fino al 2004. Hamza ha inviato un video alla Bbc in cui si dice agli arresti domiciliari, ma le forze armate giordane negano che sia stato arrestato.
Dichiarazioni di sostegno alla Giordania dopo le voci di tentato golpe
Dichiarazioni di sostegno alla Giordania, dopo le voci di un colpo di Stato sono arrivate dalla maggior parte dei paesi arabi. “Il regno afferma il pieno sostegno, con tutte le sue capacità, alle decisioni e le misure intraprese da re Abdullah II e da sua altezza principe Al Hussein bin Abdullah II, il principe ereditario, per mantenere la sicurezza e la stabilità”, si legge in un comunicato diffuso dalla corte saudita.
“Totale sostegno” alla Giordania e il suo re, vengono espressi anche dagli Emirati Arabi Uniti, in un comunicato diffuso dall’agenzia stampa di stato Wam. Gli Emirati, si legge, “affermano che la sicurezza e la stabilità della Giordania sono parte integrale della propria sicurezza”.

“Sosteniamo le decisioni prese da re Abdullah II per preservare la sicurezza della Giordania e assicurare la sua stabilità e unità”, ha detto il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, citato dall’agenzia stampa Wafa.
Dichiarazioni di sostegno sono giunte fra l’altro da Egitto, Bahrein, Oman, Qatar, Iraq, il Consiglio di Cooperazione del Golfo e la Lega Araba e Iraq.
Gantz: faremo il possibile per aiutare Amman
“Una Giordania stabile prospera è nei nostri interessi economici e di sicurezza, faremo il possibile per sostenerla”.

E’ quanto ha detto il ministro della Difesa Benny Gantz nel primo commento israeliano dopo le voci di un tentato colpo di stato ad Amman. Gantz ha tuttavia sottolineato che quanto sta accadendo “è una vicenda interna” alla Giordania.
“La Giordania è un vicino pacifico, di straordinaria importanza strategica. faremo quanto necessario per mantenere i nostri rapporti, che durano da 30 anni” – ha affermato Gantz, citato dai media israeliani – faremo quanto necessario per assisterli economicamente e in termini sanitari. Non è solo una mia decisione, ma spero lo sia anche dell’ufficio del primo ministro e del consiglio nazionale di sicurezza”.
Giordania e Israele hanno siglato la pace nel 1994. I rapporti con il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu sono da tempo tesi, mentre Gantz e il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi, entrambi del partito Blu e Bianco, hanno cercato di rafforzarli.

Native

Articoli correlati