L'Italia blocca l'export di armi destinate ad alimentare il conflitto in Yemen
Top

L'Italia blocca l'export di armi destinate ad alimentare il conflitto in Yemen

Finalmente una buona notizia per la quale hanno lavorato le organizzazioni dell'arcipelago pacifista, che non hanno mai smesso di monitorare un’apocalisse “dimenticata”: quella yemenita.

Strage nello Yemen
Strage nello Yemen
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

22 Dicembre 2020 - 17.26


ATF

Finalmente una buona notizia. Attesa da tempo. Per la quale hanno lavorato incessantemente quelle organizzazioni non governative, le associazioni per i diritti umani, l’arcipelago pacifista, che non hanno mai smesso di monitorare un’apocalisse “dimenticata”: quella yemenita.

In un comunicato, Oxfam  ha espresso “ soddisfazione per il voto appena espresso dalla Commissione Esteri della Camera, sulla proroga ed estensione dello stop all’autorizzazione di licenze per l’export di armamenti italiani destinati ad alimentare il conflitto in Yemen. Una decisione che arriva dopo quasi 6 anni di una guerra che ha già causato centinaia di migliaia di vittime, tra cui oltre 12 mila civili.

 Esempio per l’Europa

“Sono state confermate le misure della risoluzione votata nel giugno 2019 verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – rimarca Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia -e finalmente accolte le nostre richieste di estensione del provvedimento per lo stop verso tutti i paesi membri nella coalizione saudita, autrice di decine di migliaia di raid aerei nel paese anche verso obiettivi civili. Senza limitarsi, questa volta, a bloccare la vendita solamente di bombe d’areo e missili, ma valutando anche altre tipologie di armi prodotte in Italia”.

Allo stesso tempo Oxfam ritiene cruciale l’invito all’Italia a giocare un ruolo più rilevante nella risoluzione della crisi, attraverso un maggiore impegno sia diplomatico che umanitario, sostenendo inoltre l’apertura di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto.

“Quello di oggi è un importante passo in avanti del Parlamento italiano verso la difesa del rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario. – conclude Pezzati – È inoltre un segnale decisivo per la comunità internazionale, affinché venga espressa una linea comune, capace di portare ad un cessate il fuoco e alla ripresa del dialogo tra le parti per una soluzione politica del conflittoLa popolazione yemenita, stremata da uno dei conflitti più atroci della storia recente, ne ha urgente bisogno”.

Primo passo, ora tocca al Governo

Con prima firma delle deputate Yana Chiara Ehm (M5S) e Lia Quartapelle Procopio (PD).

“Nel testo di risoluzione, con prima firma delle deputate Yana Chiara Ehm (M5S) e Lia Quartapelle Procopio (Pd),  votato dalla maggioranza oltre a una ricostruzione della situazione attuale e delle precedenti decisioni prese dal Parlamento italiano vengono date importanti e precise indicazioni al Governo. 

Per prima cosa, infatti, si impegna l’Esecutivo a “mantenere la sospensione della concessione di nuove licenze per bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati a colpire la popolazione civile, e della loro componentistica” verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi misura già in essere da metà 2019 (e con scadenza prevista a gennaio 2021) oltre che “a valutare la possibilità di estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti fino a quando non vi saranno sviluppi concreti nel processo di pace”. Ma il voto parlamentare di oggi va anche oltre rispetto alle decisioni del 2019 (prese dalla precedente maggioranza di Governo) chiedendo di ‘adottare gli atti necessari per revocare le licenze in essere che quindi non potranno più essere riattivate una volta terminata la sospensione. Nel testo si chiede di valutare infine la possibilità di adottare mirate misure sospensive nei confronti di tutti i Paesi coinvolti attivamente nel conflitto in Yemen e dunque non solo verso i due principali attori del conflitto, come da mesi chiedono le nostre Organizzazioni. 

Leggi anche:  "Basta favori ai mercanti di armi": in difesa di una legge-modello che il governo vuole cancellare

Si tratta certamente di passi positivi sia perché – come già fatto da altri Paesi prima dell’Italia – si prolunga lo stop all’invio di materiale militari sicuramente utilizzati in passato per colpire la popolazione civile, sia perché viene ora prefigurata la prospettiva di estendere tale blocco. 

Le nostre Organizzazioni chiedono ora al Governo di recepire in maniera rapida le indicazioni provenienti dal Parlamento, in modo che la sospensione continui a rimanere effettiva anche dopo la sua prima scadenza senza soluzione di continuità. Chiediamo, inoltre, che tutte le valutazioni su ipotesi di ulteriori passi, sia rispetto all’allargamento di tipologie di materiali oggetto di blocco, sia come allargamento dei Paesi oggi destinatari delle armi, siano prese in considerazione rapidamente e soprattutto implementate concretamente appena possibile. Chiediamo infine al Governo di farsi protagonista di una iniziativa a livello europeo volta ad un embargo completo su tutti i sistemi d’arma verso gli attori coinvolti nel conflitto e verso i Paesi che commettono violazioni di diritti umani o addirittura crimini di guerra; ricordiamo che lo scorso 17 settembre il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione che chiede di “avviare un processo finalizzato ad un embargo dell’UE sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita e altri membri della coalizione a guida saudita”. La decisione odierna del Parlamento italiano è molto positiva ma per essere sicuramente efficace nella risoluzione del conflitto in Yemen deve essere a nostro parere propedeutica ad iniziative congiunte di livello internazionale. 

Invitiamo inoltre l’Italia a rafforzare il suo sostegno anche finanziario alle iniziative umanitarie di aiuto la popolazione civile yemenita e alle iniziative diplomatiche per la piena risoluzione del conflitto e l’instaurazione della pace in Yemen”. Così in un comunicato congiunto si pronunciano Amnesty International Italia, Comitato Riconversione Rwm per la pace ed il lavoro sostenibile, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo.

Leggi anche:  "Basta favori ai mercanti di armi": in difesa di una legge-modello che il governo vuole cancellare

“Accogliamo davvero con favore questa presa di posizione della Commissione Esteri della Camera – dice il Coordinatore Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, Francesco Vignarca –  ringraziando chi ha lavorato per renderla possibile. Il nostro obiettivo finale è un embargo quantomeno Europeo su tutti gli armamenti e verso tutti gli attori del conflitto in Yemen e riteniamo che la Risoluzione votata oggi costituisca passo positivo (anche se non completo) verso un tale risultato. Ma è già importante sapere che da gennaio 2021 le bombe prodotte in Italia che già hanno causato tante morti non riprenderanno a partire alla volta di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. 
Ci aspettiamo dunque che il Governo implementi a breve gli impegni votati dal Parlamento e faccia gli opportuni passi per allargarne ulteriormente la portata”.
 
Apocalisse umanitaria

Nel devastato Yemen  la malnutrizione ha raggiunto livelli record, con milioni di persone, si parla di 5 milioni, che ne verranno toccati nei primi sei mesi del 2021. Gli yemeniti si troveranno ad affrontare una crisi alimentare senza precedenti, causata soprattutto dal conflitto e aggravata dal coronavirus, dall’aumento record dei prezzi dei generi alimentari al sud del Paese e dall’embargo nelle importazioni di carburante che ha colpito il nord. A questo, si aggiungono i limiti delle strutture sanitarie e le restrizioni negli spostamenti.  

La “fase di emergenza” di insicurezza alimentare – ipotizzano le agenzie delle Nazioni Unite, Pam, Unicef e Fao – nel tempo coinvolgerà la metà dei 30 milioni di abitanti. “Questi numeri allarmanti devono essere un campanello d’allarme per il mondo, non si possono voltare le spalle ai milioni di famiglie che sono ora in disperato bisogno” è l’appello del direttore esecutivo del Pam, David Beasley, che vede nel 2021 un anno ancora più drammatico per i vulnerabili dello Yemen. “La carestia può ancora essere evitata –  avverte Beasley – ma  questa opportunità sta scivolando via ogni giorno che passa”.

Negli ultimi mesi, si è evidenziato un significativo calo degli aiuti umanitari, anziché i 3,4 milioni di dollari chiesti dall’Onu, lo Yemen ne ha ricevuti solo 1,5 miliardi, neanche il 50%. Sono oltre 24 i milioni di persone che dipendono da qualche forma di assistenza umanitaria e la situazione peggiora drasticamente. “Il mondo non può rimanere a guardare mentre lo Yemen scivola nella carestia e milioni di bambini e famiglie vulnerabili soffrono la fame”, spiegano dall’Unicef, la cui direttrice generale, Henrietta Fore, avverte che senza un’azione urgente moriranno ancora più bambini. “E’ uno scandalo”, denuncia a Vatican News, monsignor Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale e amministratore apostolico dell’Arabia settentrionale: “Lo Yemen è vicino ai Paesi ricchissimi, ma lo Yemen stesso è un paese poverissimo, reso povero, mantenuto povero, addirittura ora c’è la fame. E’ uno scandalo – sottolinea nell’intervista monsignor Hinder – e non posso che chiedere, anche ai poteri internazionali, di fare tutto per ridurre almeno questa miseria, anche se non sarà possibile risolverla da un giorno all’altro. Ci vuole da mangiare, si deve sopravvivere, e poi c’è la questione sanitaria. Il problema, però, è come far arrivare l’aiuto alle persone, perché, prima di tutto, si dovrebbero aprire corridoi in sicurezza per far passare gli aiuti che arrivano da fuori, senza di questo è difficile intervenire, i soldi il mondo li ha, e ci sono anche molte agenzie pronte ad aiutare, però il problema principale è come arrivare ai luoghi dove è necessario arrivare, e senza la collaborazione sia delle parti coinvolte nella guerra, sia dei poteri internazionali sarà difficile avere un risultato positivo”.

Leggi anche:  "Basta favori ai mercanti di armi": in difesa di una legge-modello che il governo vuole cancellare

“Lo Yemen è sempre più isolato, fra ritardi nelle importazioni, barriere logistiche, perturbazioni dei mercati – scrive su Avvenire Federica Zoja – Quanto alle rimesse dei cittadini all’estero, esse sono calate del 20 per cento. Intanto, le zone di riproduzione delle locuste del deserto e della Lafigma, a causa di condizioni climatiche a loro favorevoli, crescono in tutto il territorio yemenita e oltre: piogge abbondanti e inondazioni hanno già colpito ampie aree, ma secondo l’Onu nei prossimi mesi non mancheranno pure cicloni di tipo tropicale sulle coste della penisola Arabica.  Ad oggi il tasso di mortalità da nuovo coronavirus in Yemen fa segnare un aumento «allarmante», denunciano le agenzie Onu, superiore al 27 per cento. Si noti che si tratta di un dato cinque volte superiore a quello medio mondiale.  A spiegarlo è stato nei giorni scorsi Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: sono oltre 1.600 i casi di Covid-19 confermati e 450 le vittime. Ma «non ci sono abbastanza test diagnostici» per comprendere davvero l’entità della pandemia in Yemen, ammette Dujarric”. 

L’articolo è datato 25 luglio 2020. Sono passati quasi cinque mesi e la situazione è ulteriormente peggiorata. In questa situazione devastante, il voto di oggi rappresenta una goccia di speranza. Che deve trasformarsi in un mare.  Ora tocca al Governo fare la parte che gli compete. 

 

Native

Articoli correlati