Erdogan picchia forte. Berlino non porge l'altra guancia, l'Italia sì
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Erdogan picchia forte. Berlino non porge l'altra guancia, l'Italia sì

 La perquisizione nel Mediterraneo del cargo turco Roseline-A diretto a Misurata da parte della missione Ue Irini, incaricata di monitorare l'embargo di armi alla Libia è stata criticata dalla Turchia

Conte e Erdogan
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

25 Novembre 2020 - 17.25


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Altro che “il caso è chiuso”. Il Sultano non ci sta. E mena fendenti contro Irin, scatenando la reazione di Berlino. E incassando il silenzio, imbarazzante, di Roma.  La perquisizione nel Mediterraneo orientale del cargo turco Roseline-A diretto a Misurata da parte della missione Ue Irini, incaricata di monitorare l’embargo di armi alla Libia, è stata “un attacco” contro la Turchia e “ha violato il diritto internazionale”, sentenzia il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, parlando al gruppo parlamentare del suo Akp. 

Scontro con la Germania

L’episodio ha riacceso la tensione tra Ankara e Berlino. Con in mezzo anche l’Italia, che ha il comando della missione europea Irini: l’ordine dell’abbordaggio – stando al governo tedesco – è venuto dal quartiere generale di Roma. “È stato un atto di pirateria che apre la strada a un aggravamento della sfiducia tra Turchia e Ue”, ha tuonato l’ammiraglio Cem Gurdeniz, l’ufficiale oggi in pensione che ha concepito la strategia navale neo-ottomana ed è molto popolare nel Paese: “Le ripercussioni possono andare oltre ogni possibile immaginazione”.
Il ministero degli Esteri turco ha convocato ieri gli ambasciatori di Germania, Italia e Ue, per chiedere spiegazioni su “una perquisizione illegale, contraria al diritto internazionale”. Ankara ha diffuso i video registrati dalle telecamere di bordo, che mostrano i commandos tedeschi puntare le armi sul capitano. “L’ispezione era in linea con il mandato di Irini approvato dall’Unione Europea e dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza”, ha dichiarato il portavoce dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. Più dura la reazione della ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer: “E’ importante chiarire molto bene che i militari della Bundeswehr hanno agito in maniera estremamente corretta. Hanno fatto quello che gli era stato ordinato nel rispetto delle regole europee di Irini”. E ha aggiunto: “La Turchia per noi è ancora un importante alleato nella Nato. Ma pone una grande sfida per il modo in cui sviluppa i suoi piani nazionali che è difficile conciliare con le posizioni europee”.
Ancora più decisa la reazione di Manfred Weber, leader del Ppe all’europarlamento: “La Turchia ha impedito ingiustamente l’ispezione di una nave da parte di Irini. Di nuovo Erdogan provoca i suoi vicini e partner. L’Europa deve reagire con fermezza”. 

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La replica di Ankara non si è fatta attendere: “L’Ue corregga i propri errori e intraprenda un dialogo costruttivo con la Turchia”, ha detto il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu: “Se l’Europa correggerà i propri errori avrà solo vantaggi da una cooperazione con noi. In caso contrario avranno dei problemi. Purtroppo Grecia e Cipro stanno facendo di tutto per rovinare i nostri rapporti con Bruxelles”. Finora non ci sono stati commenti da parte della Farnesina.

Ma dove vive?
Direte: forse il ministro degli Esteri Luigi Di Maio era in altre faccende affaccendato: magari a twittare sui vaccini, sulla farsa senza fine dei commissari in Calabria, o sull’irrisolto “caso Morra”. E invece no. Il ministro degli Esteri stava facendo il ministro degli Esteri. E, udite, udite, si stava occupando della Libia. 

“Rimane essenziale l’obiettivo di assicurare l’unità, l’integrità e la sovranità del Paese attraverso una soluzione politica complessiva dell’attuale impasse e a beneficio di tutta la popolazione libica”. Così Di Maio durante il suo discorso di apertura dei Med Dialogues, che si svolgono quest’anno in formato virtuale. 

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“Dopo mesi di un conflitto che ha portato ai limiti la capacità di sopportazione della popolazione civile, aggravato le condizioni economiche del paese e messo a rischio l’integrità nazionale, i libici hanno scelto di porre fine alle ostilità concludendo il 23 ottobre scorso un accordo di cessate il fuoco complessivo e permanente nel solco del processo di Berlino e a guida delle Nazioni Unite”, ha commentato il ministro degli Esteri, che ha inviato un videomessaggio in considerazione dei suoi impegni di oggi all’estero. 

“In questa prospettiva incoraggiante”, ha aggiunto il titolare della Farnesina, “l’Italia ha accolto con soddisfazione gli esiti della riunione a Tunisi del Foro di dialogo politico libico. Sono state assunte decisioni importanti, ora abbiamo una road map verso una soluzione complessiva della crisi con la creazione di una nuova autorità esecutiva rappresentativa di tutte le regioni della Libia, e un traguardo fissato al 24 dicembre 2021 in libere elezioni parlamentari e presidenziali nel Paese”. 

Si tratta, secondo Di Maio, “di sviluppi indubbiamente positivi ed è importante che siano affiancati e sostenuti da analoghi avanzamenti nel campo della sicurezza”. “Alla comunità internazionale tutta resta l’obbligo di rispettare e proteggere da interferenze straniere e interne lo spazio di dialogo che i libici, anche grazie alle iniziative di Unsmil, sono riuscite a crearsi questo cruciale passaggio”, ha insistito. 

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“Ma è chiaro”, ha concluso “che per l’Italia la stabilizzazione della Libia e il ripristino dello stato di diritto su tutti il suo territorio riveste un’importanza assoluta e prioritaria”. 

 

E le minacce di Erdogan? E i 18 pescatori di Mazara del Vallo da più di due mesi ostaggi dell’uomo forte della Cirenaica, quel Khalifa Haftar sostenuto militarmente dall’Egitto di al-Sisi, oltre che dagli Emirati Arabi Uniti e dalla Russia? E degli schiaffi in faccia presi senza reagire dall’Egitto, sui casi Regeni e Zaki? E l’Italia che addestra e finanzia la cosiddetta Guardia costiera libica, salvo poi vedersi “scippare” il controllo della suddetta, con tanto di scippo delle motovedette che avevamo donato al governo di Tripoli,  da parte turca? Niente. Nisba. Neanche una parola, un accenno, sia pur velato.  E sì che il ministro parlava di Libia e del Mediterraneo.  Ripetendo un compitino scritto da altri. E poi c’è ancora chi si meraviglia, o peggio ancora nega l’evidenza, che l’Italia sia game over non solo in Libia ma nella partita, energetica, economica, geopolitica che sta investendo il Mediterraneo. 

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