Libia, Serraj bacchetta Conte: sostieni la Guardia costiera e non flirtare con Haftar

E’ il succo della telefonata di ieri tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è  il premier libico Fayez Al Sarraj. Al centro del colloquio il percorso guidato dall'Onu nell'alveo del processo di Berlino

al-Serraj, Conte e Haftar
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

31 Maggio 2020 - 15.20


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Caro presidente, va bene il sostegno politico, l’incoraggiamento personale, ma vede, noi vorremmo qualcosa di più concreto. E’ il succo della telefonata di ieri tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è  il premier libico Fayez Al Sarraj. Al centro del colloquio il percorso guidato dall’Onu nell’alveo del processo di Berlino. I due leader, comunica Palazzo Chigi, condividono il rifiuto dell’opzione militare e sostengono che una soluzione politica sia l’unica via sostenibile.

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All’incasso, all’incasso

Una nota alquanto stringata, nulla di nuovo sotto il sole, di sarebbe dovuto concludere. Se non fosse che, poco dopo l’uscita di questa noterella di Palazzo Chigi, Sarraj, evidentemente non soddisfatto, decide di pubblicar  un suo comunicato che entra nel merito degli argomenti della telefonata. Innanzitutto, Conte avrebbe dato a Sarraj dei messaggi di sostegno importanti: la produzione di petrolio libico (bloccata dal generale Haftar) deve riprendere al più presto. Deve cessare l’ingresso di armi in Libia, e qui il riferimento non può che essere agli aerei da caccia russi arrivati ad Al Jufra. Ancora: Conte ha rassicurato Sarraj che la missione navale Irini “sarà imparziale e svolgerà i propri compiti in completa neutralità”. Tripoli aveva protestato con l’Italia, con la Ue e con l’Onu perché così come è stata strutturata la missione navale potrebbe fermare le armi in arrivo a Tripoli (dalla Turchia), ma non quelle che arrivano ad Haftar dall’Egitto o dalla Russia (vedi il caso degli aerei Mig atterrati a Jufra).
Sarraj ha poi insistito nel chiedere a Conte “un sostegno concreto alla Guardia costiera libica affinché continui nel suo ruolo efficace nel salvare i migranti”. Il premier libico ha anche chiesto aiuto all’Italia per sminare i quartieri residenziali di Tripoli Sud che sono stati abbandonati dalle milizie di Haftar. Sarraj ha denunciato “il crimine” commesso dalle forze del generale Khalifa Haftar che hanno piazzato “trappole esplosive e mine nelle aree residenziali da dove sono state cacciate, che hanno ucciso diverse persone rientrate a ispezionare le proprie case”.

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La grammatica diplomatica avrebbe voluto che i contenuti di un colloquio così delicato da esternalizzare, fossero concordati preventivamente dagli sherpa italiani e libici. Così non è stato. E ciò, a quanto risulta a Globalist, ha creato serio imbarazzo a Palazzo Chigi.

Crescendo americano

Un imbarazzo che è strettamente legato all’escalation della guerra in Libia, che rischia di trasformarsi sempre più in una guerra totale con dentro anche l’America, in funzione anti-russa. Ieri è stato un

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generale dell’Africom, il comando militare del Pentagono per l’Africa, a lanciare un avvertimento sull’espansione della Russia: “L’arrivo di aerei da guerra russi in Libia potrebbe non incidere sullo stallo della guerra civile in corso, ma potrebbe aiutare la Russia ad assicurarsi una roccaforte geostrategica in Nord Africa”, dice il generale Gregory Hadfield, vice direttore dell’intelligence del Comando Usa per l’Africa (Africom). “Sostenere l’Esercito nazionale libico (Lna) e il comandante Khalifa Haftar significa non tanto a vincere la guerra, quanto sviluppare roccaforti”, ha detto Hadfield. “Se la Russia si assicura una posizione permanente in Libia o, peggio, impiega i suoi sistemi missilistici a lungo raggio, potrebbe esserci un cambio di passo (“game changer”) in l’Europa, nella Nato e in molti paesi occidentali”.
 Dopo mesi di passività, i comandi americani hanno quindi deciso di reagire: la settimana scorsa Africom ha denunciato lo schieramento e pubblicato foto dei caccia russi trasferiti dalla Siria alla Libia.

“La Russia sta chiaramente cercando di ribaltare la situazione a suo favore in Libia. Proprio come in Siria, i russi stanno espandendo la loro influenza militare in Africa usando mercenari supportati dal governo come il Gruppo Wagner”, ha affermato il generale dell’esercito americano Stephen Townsend, alla testa di Africom.  “Per troppo tempo la Russia ha negato la piena portata del suo coinvolgimento nel conflitto libico in corso. Bene, non si può negarlo ora. Abbiamo visto come la Russia ha condotto i cacciabombardieri di quarta generazione in Libia. Né Lna  né le compagnie militari private possono armare, gestire e sostenere questi aerei senza il sostegno statale che stanno ottenendo dalla Russia “.

“Il mondo ha sentito il signor Haftar dichiarare che stava per scatenare una nuova campagna aerea. Saranno piloti mercenari russi che volano su aerei forniti dalla Russia per bombardare i libici”, ha aggiunto Townsend.

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“Se la Russia si impadronisce della base libica, il prossimo passo logico è che dispiegheranno capacità permanenti di difesa aerea a lungo raggio (Anti-Access and Area Denial – A2ad)”, ha dichiarato il generale dell’USsaf Jeff Harrigian, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e in Africa riferendosi al possibile dispiegamento di batterie missilistiche da difesa aerea a lungo raggio S-400 come quelle schierate da Mosca in Siria.

Ieri notte il comando americano ha annunciato che Washington prevede di inviare una “brigata di assistenza” in Tunisia proprio in risposta all’attività russa in Libia. Dopo un colloquio tra il generale Townsend, e il ministro della Difesa tunisino, Imed Hazgui, il comandante di Africom ha dichiarato che “mentre la Russia continua a soffiare sul fuoco del conflitto libico, la sicurezza regionale in Nord Africa è una preoccupazione crescente, stiamo cercando nuovi modi per affrontare i problemi di sicurezza comuni con la Tunisia, incluso l’uso della nostra brigata di assistenza alle forze di sicurezza”.

Il comando di Townsend ha rivelato che negli ultimi giorni gli aerei da caccia russi trasferiti nella base di Jufra, nel sud della Libia, sono saliti a 14: sono Mig 29 e Su 24, aerei che ridipinti con le insegne dell’aeronautica siriana, ma operati da tecnici e piloti russi, gli unici ad avere le capacità tecniche e l’apparato logistico in grado di gestire uno squadrone di aerei così evoluti tecnologicamente al centro del deserto libico.

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Inferno in terra

E tutto questo mentre prosegue la mattanza di migranti. È stato “un massacro”, attuato con ferocia. Quanto avvenuto a Mizda – in una sorta di capannone che ospita centinaia di migranti in un’area strappata dalle milizie del generale Khalifa Haftar a Tripoli, da cui dista circa 180 km – conferma che la Libia non è un luogo sicuro. I morti, secondo quanto riferito dal ministero dell’Interno del Governo di Accordo nazionale sono 30: ventisei migranti erano del Bangladesh e quattro africani. Una rivolta sarebbe stata innescata da uno sparo che ha ferito un migrante. Il gruppo ha, a sua volta, ucciso un trafficante. La vendetta, infine, sarebbe arrivata dalla milizia, ed è stata orrenda: I corpi recano ferite inimmaginabili”, hanno detto all’Agi fonti umanitarie.

La strage di Mezda è avvenuta nell’ambito del traffico parallelo, e sommerso, di esseri umani che in Tripolitania molto spesso si è mescolato con la parte ufficiale delle migrazioni. La rete di centri di detenzione gestiti dal governo di al-Sarraj ormai non esiste quasi più. Degli oltre 20 siti ufficialmente attivati nel tempo ad oggi, a causa della forte instabilità, ne restano attivi una manciata. 

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Il personale medico dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), che ha fatto in modo che le persone che si trovavano in condizioni critiche fossero trasferite in ospedale e che stanno fornendo loro assistenza, riferisce che alcuni dei migranti portano vecchi segni di percosse e di abusi fisici. “Questo crimine insensato ci ricorda ancora una volta quali siano gli orrori che i migranti subiscono per mano dei trafficanti in Libia”, ha affermato il capo della missione dell’Oim in Libia, Federico Soda. “Questi gruppi criminali approfittano dell’instabilità e della situazione di insicurezza del paese per dare la caccia e approfittarsi di persone disperate e per sfruttare le loro vulnerabilità. Uomini e donne tenuti in ostaggio e venduti dietro il pagamento di riscatti da organizzazioni senza scrupoli. Questo crimine insensato ci ricorda, ancora una volta quali siano gli orrori che i migranti subiscono per mano dei trafficanti in Libia”.

L’Oim chiede alle autorità libiche di avviare immediatamente un’indagine per assicurare i responsabili alla giustizia.  “Mentre il conflitto continua senza interruzioni nella capitale e nelle aree circostanti – sottolinea l’organizzazione – le condizioni di vita dei civili, specialmente dei migranti e degli sfollati, si stanno rapidamente deteriorando. Molti di coloro che sono stati intercettati o soccorsi in mare quest’anno e riportati in Libia sono stati portati in centri di detenzione non ufficiali dove possono facilmente cadere nelle mani dei trafficanti. L’Oim ha già denunciato in precedenza come migranti portati in queste strutture siano scomparsi e come non si possa sapere quali siano le condizioni di centinaia, se non di migliaia, di coloro che sono stati riportati a terra dalla Guardia costiera libica”.

Quella Guardia che Sarraj ci chiede ora di sostenere ancora di più. Sostenitori e complici. Prendere o lasciare, presidente Conte. Tanto Sarraj un sa già a chi rivolgersi. Il suo “protettore” non sta a Roma ma ad Ankara: è il “Sultano” Erdogan.

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