Il portavoce di Al Shabaab: "Con i soldi compreremo armi per la jihad ma pagheremo anche scuole e medicine "

Ali Dehere conferma anche che la conversione di Silvia Romano all'Islam non è stata imposta.

Silvia Romano
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12 Maggio 2020 - 08.40


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Non è chiaro chi ci sia a bordo di quella macchina. Se si tratta di italiani o turchi. Le forze di sicurezza di Ankara sono stati necessari, in Somalia hanno una fitta rete di collegamenti e hanno aiutato i nostri servizi. In cambio di cosa? Si parla di un appoggio italiano alle strategie turche in Libia. E per dimostrare il peso avuto da Ankara nella liberazione di Silvia Romano è spuntata la prima foto della ragazza in auto con indosso un giubbotto antiproiettile con sopra la mezzaluna turca. Ma è l’Aisi, il servizio di intelligence militare italiano a smentire: “E’ una fake news, quel giubbotto è un dispositivo in dotazione ai nostri uomini”. Ma il messaggio al mondo è arrivato ugualmente, Ankara in questa operazione ha avuto il suo peso.

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Il ruolo di mediazione del Qatar – Ma un altro Paese arabo è spuntato in questa storia. Si tratta del Qatar, nazione con la quale abbiamo grandi interessi economici e che è servita a portare a termine la trattativa finale. Il Qatar ha contatti importanti con Al Shabaab, per liberare 26 membri della famiglia reale rapiti dai terroristi arrivarono a pagare un miliardo di dollari. E a Doha, raccontano i giornali italiani, si è svolta la trattativa finale. Qui è arrivato il video definitivo, quello in cui si dimostrava la presenza in vita di Silvia Romano, e sempre qui è partito il pagamento del riscatto.

Un riscatto da almeno un milione e mezzo di euro – E veniamo al riscatto. Lo Stato italiano ha pagato per la liberazione di Silvia Romano. Non è la prima volta che succede, anzi. Per Silvia Romano la cifra su cui diverse fonti convergono è un milione e mezzo di euro. Tanto sarebbe arrivato nelle casse di Al Shabaab. Ma a questi vanno aggiunti anche i soldi pagati nei mesi scorsi per i vari informatori. Centinaia di migliaia di euro finiti nelle tasche di molte gole profonde, non sempre risultate poi attendibili.

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Il portavoce di Al Shabaab: “Compreremo armi ma non solo” – Abbiamo quindi finanziato il terrorismo? In parte sì, se consideriamo l’organizzazione Al Shabaab come tale. Ma il portavoce del gruppo, Ali Dehere, intervistato telefonicamente dal quotidiano La Repubblica, la pensa diversamente: “Non siamo terroristi, controlliamo gran parte della Somalia, siamo nelle periferie delle città, nelle zone rurali, combattiamo contro la politica corrotta del governo di Mogadiscio”. Ma questa lotta è fatta di azioni militari e soprattutto attentati ad opera di kamikaze. “Con i soldi del riscatto compreremo armi – dice ancora Ali Dehere – ma non solo, serviranno anche a gestire il Paese, a pagare le scuole, comprare cibo e medicine per il nostro popolo, a formare i poliziotti che faranno rispettare le leggi del Corano”. Questo perché Al Shabaab vuole imporre la Sharia in tutta la Somalia.

“Silvia è stata trattata bene, ha scelto l’Islam da sola” – Ali Dehere conferma anche che la conversione di Silvia Romano all’Islam non è stata imposta. “Silvia Romano ha scelto l’Islam perché ha capito il valore della nostra religione dopo aver letto il Corano e pregato”, ha detto non chiamandola mai Aisha, il nome scelto dalla ragazza. Non ha subito nemmeno violenza, dice ancora il portavoce di Al Shabaab: “Abbiamo fatto di tutto per non farla soffrire, anche perché Silvia Romano era un ostaggio, non una prigioniera di guerra. Per noi lei era una preziosa merce di scambio”.

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