Le bombe di Haftar sono un avvertimento mafioso all'Italia: andatevene o morirete
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Le bombe di Haftar sono un avvertimento mafioso all'Italia: andatevene o morirete

L'attacco nel mezo della Caporetto diplomatica italiana in Libia. Scaricati, di fatto, da Sarraj, presi di mira da Haftar. Il doppiogiochismo si è rivelato un boomerang che ora rischia di essere devastante.

Guerra civile in Libia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

8 Maggio 2020 - 10.43


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L’ultimatum è esplosivo. Il messaggio è chiaro: “Andatevene, se volete restare vivi”. Haftar punta l’Italia.  Almeno cinque persone sono morte e decine sono rimaste ferite nell’attacco lanciato nella tarda serata di ieri dalle forze del generale Khalifa Haftar a Tripoli, nell’area intorno alla residenza dell’ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino Grimaldi. Lo riportano i media internazionali, che citano una fonte governativa. Da parte sua, il consulente per i media del ministero della Sanità libico – Amin al-Hachimi – ha detto che nell’attacco sono morte almeno tre persone e altre quattro sono rimaste ferite. Lo riporta l’agenzia turca Anadolu

“L’Italia condanna con la massima fermezza l’ennesimo attacco delle forze haftariane contro civili che alle ore 23 circa ha colpito l’area intorno alla residenza dell’ambasciatore italiano causando almeno due morti”. Lo dichiara la Farnesina in una nota  “Questi attacchi indiscriminati sono totalmente inaccettabili – si legge nel comunicato – e denotano disprezzo per le norme del diritto internazionale e per la vita umana”. “L’attacco della milizia di Haftar sulla strada della costa vicino alla residenza degli ambasciatori italiano e turco, viola il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale che richiede la protezione delle missioni diplomatiche”, commenta all’Agenzia Italia il ministro degli Esteri libico Mohamed Tajani Siala, tramite un portavoce, condannando il raid.

Messi in mezzo

Globalist ha documentato con più articoli la Caporetto diplomatica italiana in Libia. Scaricati, di fatto, da Sarraj, presi di mira da Haftar. La quadratura del cerchio in negativo. Il doppiogiochismo si è rivelato un boomerang che ora rischia di essere devastante. 

Formalmente, l’Italia continua a sostenere il Governo di accordo nazionale (Gna), l’unico riconosciuto internazionalmente, guidato da Fayez al-Sarraj. Formalmente. Perché nei fatti, dal governo di Tripoli arrivano all’Italia bordate a ripetizione. L’ultima in una intervista concessa da Sarraj a Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera. Nonostante un attestato di stima e di amicizia, scontati, con cui il premier tripolino conclude l’intervista, i passaggi più interessanti riguardano la critica alla missione Irini, vanto del nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e l’affermazione perentoria che l’unico ad avere davvero preso le parti del Gna contro il “golpista Haftar” è stato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. “La missione europea Irini? Un vantaggio per Haftar”. Più di così Sarraj non poteva essere esplicito. E critico. “L’obiettivo primario dell’operazione Irini – dice al Corriere – è fare rispettare l’embargo Onu contro l’invio di aiuti militari stranieri in Libia. La sua area d’operazione è il mare Mediterraneo. Ma ai nostri nemici le armi e munizioni arrivano principalmente via terra e aria. Questa è, in breve la nostra obiezione: i nostri porti saranno controllati, le nostre truppe penalizzate, mentre gli scali di Haftar saranno liberi di ricevere ogni aiuto e le sue milizie di utilizzare qualsiasi tipo di rinforzo militare”. Più chiaro di così…

E altrettanto chiaro, Sarraj lo è nel difendere l’intesa con Ankara. “Il memorandum con la Turchia – rimarca – è stato firmato lo scorso 27 novembre e approvato a gennaio. Nei 9 mesi precedenti noi siamo rimasti soli a fronteggiare l’aggressione nemica. Per tutto quel tempo noi abbiamo mandato ripetute richieste di aiuto ai Paesi nostri amici con la speranza di attivare forme di mutua sicurezza. La sola Turchia ha risposto con l’invio di esperti e tecnici in sostegno ai nostri programmi militari, incluso piano di addestramento, lotta al terrorismo e contro l’immigrazione illegale. Oltre a ciò abbiamo firmato con la Turchia il memorandum che definisce le mutue prerogative sulle nostre acque territoriali, E un nostro pieno diritto. Le compagnie turche lavorano in Libia da decenni e continueranno”

Roma non gode di buona fama a Bengasi, fronte Haftar, e a Tripoli, fronte Gna. L’Italia non sa cosa vuole dalla Libia” e, “per mancanza di logica e di strategia politica, sta perdendo un partner nel Mediterraneo, sarà difficile recuperarlo in futuro”: ad affermarlo un’intervista ieri a La Repubblica è il Vice presidente del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, lamentando come “negli ultimi 24 mesi” l’Italia abbia fatto “tanti passi sbagliati” dopo che “per molto tempo dal 2011, ma anche per molti anni prima, l’Italia è stato il Paese europeo più vicino alla Libia, quello che lo conosceva meglio, che riusciva a tradurre le nostre complessità con l’Europa”.Maitig ha quindi rimarcato come “nel momento del nostro bisogno ci sono stati altri governi che si sono avvicinati e ci hanno aiutato”, sottolineando che non si tratta di “armi”. “Stiamo parlando dei momenti difficili che abbiamo passato, quando tanti paesi hanno capito che eravamo in un momento difficilissimo. Non c’è stato sostegno politico, in Italia non c’è stata attenzione alla partita”, ha precisato, sottolineando che “nel novembre 2019 l’attacco di Haftar aveva portato Tripoli quasi al collasso e proprio in quei frangenti leader politici italiani aprivano un dialogo con Haftar”.

Fuorigioco

Alla domanda su un contrasto con Roma sull’utilizzo dell’ospedale militare di Misurata, Maitig ha risposto: “L’ospedale è stato molto utile durante guerra contro il terrorismo a Sirte. Ma da allora abbiamo visto molti passi indietro da parte del governo italiano. Questo ospedale o serve ad aiutare i cittadini libici e viene utilizzato appieno, oppure non ha senso. Durante questa crisi Covid, avevamo chiesto di occuparsi dei feriti libici che rientrano in Libia dall’estero per convalescenza e hanno bisogno di assistenza. Non ci hanno risposto. Abbiamo chiesto allora di trasformarlo in ospedale Covid. Non ci hanno risposto. Sono settimane che stanno esaminando le nostre richieste, ma sono mesi che non sanno cosa fare dell’ospedale”.

“Sono molto triste di fronte a un governo italiano che non ha mosso i passi giusti nel momento in cui Tripoli è stata attaccata massicciamente. E continua a sembrare assente. Il governo italiano non ha una strategia chiara con la Libia”, ha concluso.

E le cose non vanno meglio con Bengasi. Haftar chiedeva all’Italia armi e soldi. Ha ricevuto solo rassicurazioni sulla volontà di includerlo in una inimmaginabile “Jalta libica”. E il Generale, fallito il suo putsch su Tripoli, ha deciso di giocare tutte le carte a sua disposizione. Carte, cioè bombe. Tra i destinatari ci siamo noi. E siamo solo agli inizi.

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