Carneficina in Libia: 262 morti di cui 80 bambini dall'inizio della guerra
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Carneficina in Libia: 262 morti di cui 80 bambini dall'inizio della guerra

I dati aggiornati dal medico Fondatore dell'Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Consigliere Omceo di Roma, Foad Aodi, che è in contatto con i medici libici locali

Guerra civile in Libia
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22 Aprile 2019 - 16.49


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Per il governo reazionario non è guerra: 262 morti di cui 80 bambini ,18 professionisti della sanità e una donna incinta. 1550 feriti di cui 400 gravi e più di 35 mila sfollati e numerose ambulanze distrutte e ospedali colpiti e 45 famiglie evacuate.
Queste sono le cifre che fotografano la situazione tragica a Tripoli in Libia, seguita dal medico Fondatore dell’Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e Consigliere Omceo di Roma, Foad Aodi, che è in contatto con i medici libici locali “che soccorrono e certificano la morte di bambini, donne violentate, feriti gravi sia in ospedale che nelle strade e periferie della capitale” .

“La situazione – fa sapere – ormai è entrata in una fase cruciale e a quanto si apprende l’esercito di Haftar attende il semaforo verde per il colpo finale prima dell’inizio del mese di Ramadan”. “La situazione degli ospedali – riferisce – peggiora giorno per giorno e non si riescono a curare e operare tutti i feriti. Sono a rischio anche i pazienti cronici ed i dializzati: la direttrice del centro di dialisi di Ain Zara ha trasferito il materiale del deposito per la dialisi insieme ai medici libici in un posto più sicuro. Inoltre oggi sono stati distribuiti alimenti e cibo a più di 400 delle 800 famiglie registrate per ricevere sostegno e cibo nel sud della capitale”.
“I combattenti stanno utilizzando i bambini ,le donne e gli ospedali come scudo umano”, continua Aodi che denuncia “l’utilizzo ancora più massiccio dei migranti irregolari nei conflitti specialmente quelli che sono stati fatti fuggire da Bengasi e Tobruk per mancanza di cibo e medicinali sufficienti per tutti i migranti per poi reclutarli nel conflitto”.

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