Perché Francesco ha detto che abusare degli ecosistemi ricade tra i "peccati gravi"
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Perché Francesco ha detto che abusare degli ecosistemi ricade tra i "peccati gravi"

La Bibbia dice che l'uomo non deve cadere in un "antropocentrismo superbo, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature".

Papa Francesco e i nativi dell'Amazzonia
Papa Francesco e i nativi dell'Amazzonia
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

16 Settembre 2020 - 16.53


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È ora di smetterla con l’uso distorto della Bibbia per fare quel che ci pare. Il Papa della Laudato sì, il Papa dell’imminente enciclica sulla fratellanza, chiama i fedeli a una lettura responsabile (e veritiera) dei testi sacri. Per esempio il racconto di Babele è stato capovolto per secoli, per capire quel che interessava,  non il senso evidente, e cioè che siamo diversi per un chiaro disegno di Dio.

Anche il racconto di Sodoma è stato capovolto, essendo evidente che il peccato di Sodoma era l’inospitalità verso lo straniero. Ora Francesco indica il dominazionismo, che deriva da letture sbagliate della creazione dell’uomo. E invece abusare degli ecosistemi ricade tra i “peccati gravi” che la Chiesa condanna. Dunque la Bibbia ci dice tutt’altro, e cioè che l’uomo d’oggi si deve guardare dal cadere in un “antropocentrismo squilibrato e superbo, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature”.

Certo, “una interpretazione distorta dei testi biblici sulla creazione ha contribuito a questo sguardo sbagliato, che porta a sfruttare la terra fino a soffocarla”.

Parla chiaro il Papa della Laudato sì, e durante l’udienze del mercoledì, nel cortile di San Damaso, abbatte preconcetti stantii, vecchi e dannosi. “Per uscire da una pandemia, occorre curarsi e curarci a vicenda. E bisogna sostenere chi si prende cura dei più deboli, dei malati e degli anziani. C’è l’abitudine – ha poi aggiunto il papa di abbandonare gli anziani e questo è brutto”.

Queste persone – ha notato il Papa – ben definite dal termine spagnolo ‘cuidadores’, svolgono un ruolo essenziale nella società di oggi, anche se spesso non ricevono il riconoscimento e la rimunerazione che meritano. Il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza”.

Incardinare la fratellanza nell’ecologia umana integrale è la missione che Francesco richiede per il dopo-pandemia e i riferimenti francescani non possono che essere quelli di Fratello Sole e Sorella luna, in una chiave di moderna responsabilità per la cura del pianeta offeso.

  “Questa cura, dobbiamo rivolgerla anche alla nostra casa comune: alla terra e ad ogni creatura. Tutte le forme di vita sono interconnesse, e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura. Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa ammalare”.

Solo riscoprendo la contemplazione del creato l’uomo potrà imparare a prendersene cura come di un bene che gli è stato affidato, un patrimonio da amministrare, non da dilapidare. Ecco che si capisce come la bellezza ci salverà.   

“Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli”, mentre “la nostra casa comune, il creato, non è una mera ‘risorsa’. Le creature hanno un valore in sé stesse e riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Questo valore e questo raggio di luce divina va scoperto e, per scoprirlo, abbiamo bisogno di fare silenzio, di ascoltare e contemplare”. Certo, possiamo e dobbiamo lavorare la terra per vivere e svilupparci. Ma il lavoro non è sinonimo di sfruttamento, ed è sempre accompagnato dalla cura: arare e proteggere, lavorare e prendersi cura… Questa è la nostra missione. Non possiamo pretendere di continuare a crescere a livello materiale, senza prenderci cura della casa comune che ci accoglie. I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provocato, e reclamano un’altra rotta”. Questa custodia del creato, dell’ambiente, ci rende tutti fratelli, parimenti responsabili verso Dio e verso gli altri, e legittima le nostre diversità. Se non si custodisce il creato si andrà incontro a qualcosa di terribile, come lo scioglimento dei ghiacciai può già prefigurare. “ Se abbiamo un rapporto, fatemi dire ‘fraternale’ con il creato, diventeremo custodi della casa comune, della vita, e della speranza. Qualcuno può pensare: ‘ma io così me la cavo’. Ma il problema non è come te la cavi tu oggi ma quale sarà la vita futura dei tuoi figli e nipoti. Cosa sarà se oggi sfruttiamo solo.”

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