Nel Brasile del fascista Bolsonaro giugno è stato il mese nero per gli incendi in Amazzonia

Le immagini fornite dal Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais mostrano la presenza di circa 2.248 incendi, contro i quasi 1.900 dell'anno prima nello stesso periodo. E l'emergenza Covid fa il resto

Amazzonia in fiamme
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3 Luglio 2020 - 12.56


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La foresta nelle mani di criminali e faccendieri e ora c’è anche lo zampino nefasto del fascista al potere.

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La foresta amazzonica in Brasile ha ripreso a bruciare, con un’intensità che a giugno non si vedeva da almeno 13 anni. A rivelarlo i dati diffusi dal governo, che stimano un incremento di circa un quinto dei roghi nel territorio della foresta per il mese scorso.

Le immagini fornite dal Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (Inpe) mostrano la presenza di circa 2.248 incendi, contro i quasi 1.900 dell’anno prima nello stesso periodo. Secondo alcuni esperti, una crescita del genere in questa fase iniziale della stagione secca lascia presagire un peggioramento della situazione relativa agli incendi in Amazzonia, anche rispetto al 2019, ritenuto uno degli anni peggiori sotto questo profilo.

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Organizzazioni di attivisti hanno evidenziato che il peggioramento è dovuto anche alla pandemia di Covid-19, che con le limitazioni che ha provocato ha complicato il lavoro di monitoraggio. Il direttore della sezione brasiliana del World Wildlife Fund (Wwf), Mauricio Voivodic, ha lanciato un monito dalle pagine del quotidiano locale A Folha de Sao Paulo: “Non possiamo permettere che il 2019 si ripeta” ha detto.

Il governo del preidente Jair Bolsonaro era stato criticato per la gestione dell’emergenza dello scorso anno: al centro delle polemiche soprattutto la decisione di chiudere il ministero dell’Ambiente e di attaccare più volte le ong che si occupano di tutelare “il polmone verde del mondo”.

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