L'allarme di Greenpeace: 45 tonnellate di rifiuti smaltiti illegalmente in Polonia

Gli ambientalisti segnalano che almeno la metà provengono dallʼItalia. Il materiale è stato abbandonato nei pressi di un distributore di benzina dismesso, nel sud del Paese

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16 Ottobre 2019 - 12.47


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Dopo la scoperta a settembre di una discarica abusiva in Turchia, una nuova inchiesta di Greenpeace ha portato alla luce tonnellate di rifiuti, anche di provenienza italiana, abbandonati a una pompa di benzina dismessa nell’area industriale di Gliwice in Polonia. “Ciò che abbiamo documentato è inaccettabile e vanifica gli sforzi di migliaia di cittadini italiani che quotidianamente raccolgono e separano correttamente i rifiuti” fa sapere l’associazione.

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Greenpeace: almeno 50 balle di rifiuti dall’Italia – A portare alla luce questo abuso è stata l’unità investigativa di Greenpeace Italia, come segnala “Il Salvagente”, che ha verificato la presenza di un centinaio di balle di rifiuti in plastica, di cui almeno 50 arrivate dal nostro Paese: si tratta di crca 45 tonnellate di materiale. “Questo caso – spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento dell’associazione ambientalista – conferma ancora una volta che il sistema non riesce a gestire in modo appropriato l’enorme quantità di rifiuti in plastica. Riciclare non è la soluzione, è necessario ridurre subito la produzione a partire dalla frazione spesso di difficile riciclo, rappresentata dall’usa e getta”. 

 

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Polonia: trasporto illegale di rifiuti – Secondo le autorità polacche, sottolineano a Greenpeace, “si tratterebbe di un trasporto illegale di rifiuti”. L’autorità italiana precisa che “i rifiuti sono stati recuperati secondo la legge”, tanto che a dicembre 2018 un  dossier polacco che contiene la replica del nostro Paese nega che ” ci sia alcuna prova ufficiale che la spedizione è stata eseguita illegalmente e che i rifiuti siano stati scaricati al di fuori dell’impianto di recupero”. 

 

Direzione nazionale antimafia: “Difficile il controllo” – Sul caso interviene anche Roberto Pennisi, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, che chiarisce: “Sulla carta è previsto che chi produce un rifiuto debba anche avere comunicazione di come sia stato smaltito. E questo avviene sempre stando ai documenti. Ma un controllo di tutte queste fasi non sempre c’è”. Ungherese aggiunge che “un controllo sul campo, e non solo a livello di documenti, può rilevare dettagli importanti che potrebbe aiutare a risolvere questa disputa internazionale e recuperare, in modo corretto, rifiuti che oggi invece giacciono abbandonati nell’ambiente”. 

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Secondo Greenpeace “le immagini non lasciano dubbi: nelle balle di rifiuti plastici si vedono etichette di noti prodotti italiani e – almeno in una -. l’etichettatura dell’impianto italiano della ditta Di Gennaro spa, centro di selezione operante anche nella filiera Corepla. Proprio la spedizione effettuata dall’azienda Di Gennaro spa, tramite l’intermediario (Agf Umbria) da oltre un anno è al centro di un contenzioso tra Polonia e Italia. 

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