Fluorsid, metafora dell'industria in Sardegna: veleni e un calcio all'ambiente

In Italia sottoterra scorre “un fiume” di veleni, ma il primato, secondo le fonti del Ministero dell’ambiente, spetta alla Sardegna: 450.000 gli ettari distrutti

Stagno di Santa Gilla
Stagno di Santa Gilla
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Veronica Matta Modifica articolo

10 Giugno 2017 - 11.06


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Si scrive “industria” ma spesso è “disastro ambientale”. Non è un raccapricciante slogan ma la drammatica realtà. Il mio viaggio nella mappa dei veleni in Italia e in particolare modo quelli made in Sardinia è da brivido.

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Da nord a sud della Sardegna, paradiso per eccellenza per tutti gli italiani e non solo, sono numerosi i siti “devastati” da questa o quella società privata. Con molte complicità e troppi silenzi. A leggere certi dati ci sarebbe da pensare che questo paradiso qualcuno lo ha voluto uccidere. In questo caso “generalizzare” sui responsabili conviene a tutti. Ma in realtà da tempo si conoscono luoghi, misfatti, nomi e cognomi.

“Discariche non autorizzate (374), attività industriali dismesse (1), attività minerarie in corso o dismesse (30), rilasci incidentali o dolosi (o) per un totale di 405 siti individuati in Sardegna” sono i dati che risalgono all’unico piano di bonifica della Regione Sardegna dei siti inquinati, risalente al 2003 – Giunta Mauro Pili. Un quadro di dettaglio, punto per punto, che metteva in luce ciò che dopo un decennio da quel piano porta in carcere coloro che hanno oltraggiato la terra di Sardegna.

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Da allora sono trascorsi ben 14 anni, di silenzi e complicità veri responsabili della distruzione di 450.000 ettari dell’isola paradiso. 450 mila campi di calcio, per capirci!

Il numero delle industrie (dismesse e attive) presenti nel territorio sardo e il recente caso della Fluorsid ci aiutano a riflettere sugli ultimi 14 anni di storia regionale, industriale e anche calcistica sarda. Si perché calcio e industria vanno spesso a braccetto, in Sardegna, in Italia e nel mondo.

Dallo stadio Sant’Elia alla zona industriale di Macchiareddu
Basta affacciarsi dalla tribuna centrale dell’ormai ex stadio Sant’Elia, per scrutare l’orizzonte verso ovest e scorgere in lontananza lo stagno di Santa Gilla e la zona industriale di Macchiareddu, caratterizzata dalle pale eoliche e poche ciminiere fumanti. Il Cagliari per i sardi appassionati di calcio, è molto più di una squadra, dopo lo scudetto del 1970, è diventato l’emblema della rivincita dei Sardi, finalmente sul podio più alto dello sport nazionale e nelle prime pagine dei quotidiani, non più come protagonisti del leggendario banditismo, ma campioni nello sport.

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Erano gli anni del Piano di Rinascita e gli industriali milanesi Moratti e Rovelli, grazie ai contributi erogati dal Cis (Credito Industriale Sardo) costruivano i poli più importanti della petrolchimica in Sardegna, non solo, nel 1967 i due gruppi industriali, la Saras e la Sir, acquistano 140 milioni in azioni, e ottengono la maggioranza della Società Cagliari Calcio.

Una bella storia, quasi commovente fino a quando nel 1976 con la crisi della SIR inizia anche il declino del Cagliari. Una storia fatta da milanesi, Sardegna, industria pesante e calcio. Con il declino della Sir, venne a galla (si fa per dire) il devastante inquinamento da reflui industriali, a cui venne sottoposto lo Stagno di Santa Gilla, una spettacolare oasi faunistica alle porte di Cagliari. Ci vorranno dieci anni, prima che la Regione Sardegna completi una prima ed importante opera di bonifica della zona umida.

Il caso Fluorsid
Passano gli anni e proprio il 1 giugno di quest’anno si celebra l’addio al Sant’Elia, lo stadio dove il Cagliari disputò il campionato con lo scudetto cucito sulle maglie, ne verrà costruito uno nuovo e super moderno, a costruirlo sarà il nuovo patron della società: Tommaso Giulini, proprietario della Fluorsid. Ed ecco che dalla tribuna del Sant’Elia si passa al tribunale di Cagliari, strane coincidenze, industria chimica, soldi e calcio.

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Già il presidente Giulini, non fa in tempo a godersi la serata dell’addio al Sant’Elia che due giorni dopo viene convocato in Procura per essere ascoltato dal Pm Marco Cocco, titolare dell’inchiesta che sino ad oggi ha portato in carcere ben sette tra dipendenti Fluorsid e collaboratori di ditte esterne.

Le accuse
Le accuse verso gli indagati sono gravissime: disastro ambientale ed associazione a delinquere, tra le contestazioni, c’è anche quella relativa ad un presunto versamento di prodotti tossici nello Stagno di Santa Gilla.

La Fluorsid venne costruita nella zona industriale di Macchiareddu nel 1969 dal Conte Carlo Giulini (padre di Tommaso), lo scopo era quello di produrre fluoroderivati inorganici sfruttando i giacimenti minerari di fluorite presenti nel Gerrei (Silius). Negli anni l’azienda è cresciuta costantemente, divenendo leader mondiale nella produzione di fluoruro d’alluminio, criolite, acido solforico ed altri prodotti chimici. La vicenda che ha portato in carcere i dirigenti della fabbrica preoccupa non poco, riporta alle inquietanti vicende dei gruppi industriali degli anni ‘70, soprattutto fa riflettere sui meccanismi di rilievo e controllo delle sostanze nocive da smaltire e sulle polveri liberate nell’aria.

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Assemini, la testimonianza degli allevatori: capi ovini malformi e decimati
Alcuni allevatori della zona testimoniano che i capi ovini sono stati decimati dalla “fluorisi”, una malattia contratta proprio dalla contaminazione dell’ambiente da fluoro derivati. Naturalmente oggi, dall’esposto degli allevatori risalente al 1983 cui seguì un risarcimento di ben 800 milioni di vecchie lire, si attendono gli esiti delle inchieste a cui la Procura di Cagliari sta lavorando con grandissima attenzione. I cittadini, in particolare quelli di Assemini che è il comune in cui insistono stabilenti ed aree di proprietà Fluorsid, sono molto preoccupati ed attendono risposte dagli enti preposti ma soprattutto dalla politica. Ed è singolare che proprio tra gli arrestati ci sia un dipendente Fluorsid Asseminese DOC, figlio dell’ex sindaco e leader del PCI locale Fedele Lecis e candidato anche lui alla carica di Sindaco (con Rifondazione comunista) proprio alle elezioni comunali di Assemini nel 2008. Una vicenda che ripropone i fantasmi del passato e le preoccupazioni del presente, l’attuale sindaco di Assemini, in carica dal 2013, il giorno dell’elezione sfilò nelle strade della cittadina con addosso la maglia di Gigi Riva, un atto di devozione al campione di cui espone l’immagine anche nell’ufficio istituzionale. Il 16 maggio scorso, l’inchiesta Fluorsid era partita da quattro discariche abusive facendo scattare gli arresti ha fatto scattare sette arresti per associazione a delinquere a disastro ambientale. Ma è di ieri 9 giugno la notizia che adesso sono almeno otto le aree dove l’azienda di Tommaso Giulini (recatosi spontaneamente e senza avvocato dal pm Marco Cocco una settimana fa) smaltiva illecitamente gli scarti di lavorazione, stando alla ricostruzione della Procura di Cagliari e la gran parte dei terreni è concentrata nell’area industriale di Macchiareddu, nel Comune di Assemini, dove c’è lo stabilimento.

Il Cagliari e la Fluorsid, un connubio che ci porta con la mente inevitabilmente a pensare al passato: l’Inter (i Moratti), il gruppo Sir di Rovelli, il calcio, il nuovo stadio e lo stagno di Santa Gilla. Non ci resta che attendere che il lavoro degli inquirenti porti al più presto all’accertamento della verità, ma anche ad una nuova e più scrupolosa attenzione ai problemi ambientali che talvolta vengono sacrificati nell’altare del dio denaro. E del pallone!

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