Caldo anomalo, cala la vendita di abbigliamento invernale: chiesti i saldi a febbraio

Confesercenti lancia un segnale d'allarme in merito al calo delle vendite nel settore della moda, attribuendo il rallentamento all'insolito caldo.

Caldo anomalo, cala la vendita di abbigliamento invernale: chiesti i saldi a febbraio
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28 Ottobre 2023 - 12.44


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Confesercenti lancia un segnale d’allarme in merito al calo delle vendite nel settore della moda, attribuendo il rallentamento all’insolito caldo.

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La federazione dei negozi di abbigliamento affiliata alla confederazione, Fismo, ha proposto di posticipare l’inizio dei saldi invernali alla prima settimana di febbraio al fine di concedere più tempo per recuperare le vendite perse. In aggiunta ai crescenti costi della vita, che già mettono a dura prova i bilanci familiari, il cambiamento climatico rappresenta un ulteriore ostacolo per i negozi nel processo di commercializzazione delle collezioni invernali.

Il Presidente nazionale di Fismo Confesercenti, Benny Campobasso, ha spiegato la proposta dicendo: “Le vendite di abbigliamento, calzature e accessori per la stagione autunno-inverno stanno registrando un netto calo in tutti i territori, con alcune zone che riportano diminuzioni fino al 20% rispetto all’anno precedente. È necessario mitigare questi effetti posticipando di un mese l’inizio dei saldi invernali, permettendo così alle imprese di recuperare parte dei loro profitti.”

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Secondo l’associazione tale spostamento “dovrebbe diventare una misura strutturale”. Le vendite di fine stagione, sia quelle invernali che quelle estive, rappresenterebbero un’occasione di grande interesse economico sia per consumatori che per operatori commerciali solo se svolte nel “giusto momento”. Attualmente hanno inizio in periodi troppo precoci rispetto al “fine stagione” reale.

Sempre meno negozi d’abbigliamento

 I dati raccolti da Fismo hanno dimostrato che la mala gestione delle tempistiche dei saldi  metterebbe in svantaggio i negozi “di vicinato” rispetto alla grande distribuzione e, soprattutto, alle piattaforme e-commerce. I portali online si avvalgono di maggiori economie di scala, potendo contare su ridotti costi in fatto di personale e di infrastrutture.

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“Uno scenario complesso per i negozi di tessile, abbigliamento e calzature che non solo chiudono, ma non aprono nemmeno più”, ha concluso Benny Campobasso. Secondo i numeri dell’Osservatorio Confesercenti, nel 2023 si dovrebbero registrare solo 2.167 iscrizioni di nuove attività, -3.349 rispetto a dieci anni fa. A tal proposito, Fismo ha suggerito l’introduzione di un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato “sotto i 400mila euro l’anno di fatturato”.

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