Bonomi: "Alle aziende non piace licenziare, ma ora serve una norma transitoria"
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Bonomi: "Alle aziende non piace licenziare, ma ora serve una norma transitoria"

"Dobbiamo dare un segnale alle imprese che si sta andando verso una normalizzazione"

Carlo Bonomi
Carlo Bonomi
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25 Febbraio 2021 - 17.32


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“Il blocco dei licenziamenti, non si può prorogare questa norma in eterno, serve un potenziamento degli ammortizzatori sociali. Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi su Rtl 102.5. “La nostra posizione è stata chiara dall’inizio – afferma – a inizio emergenza Confindustria ha dichiarato che era giusto il blocco dei licenziamenti ma avevamo chiesto al contempo di affrontare una riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive che è l’unica via per uscire da un blocco che non può essere sine die; oggi siamo di nuovo sotto scadenza a chiederci come poter uscire da questa dimensione”.

“Vi assicuro che nessun imprenditore sta pensando allo sblocco dei licenziamenti per poter mandare a casa le persone, anzi – prosegue – le aziende ci segnalano la difficoltà di trovare persone qualificate. Bisogna fare una norma transitoria ma per le aziende che sono soggette a restrizioni e fortemente in crisi come commercio e turismo è corretto il blocco e la cig a carico dello Stato, ma per le aziende che non hanno questi problemi si potrebbe usufruire della cig ordinaria che pagano le aziende per 52 settimane e senza dover licenziare nessuno”.

“Dobbiamo dare un segnale alle imprese che si sta andando verso una normalizzazione, per consentire loro di fare investimenti e creare lavoro senno’ il blocco dei licenziamenti diventa blocco delle assunzioni” conclude.

“Tutti sono concentrati nel breve periodo pensando di utilizzare questi fondi dell’Europa, che non sono solo quelli del Recovery” visto che “nei prossimi sei anni l’Italia tra i fondi del Next generation Eu, il React Eu ed i fondi di coesione potrebbe avere a disposizione tra i 400 e i 450 miliardi e non avremo più scuse rispetto al tema di avere le risorse. Ma quello che manca è il fine che vogliamo raggiungere con queste risorse finanziarie: vogliamo creare un’industria più competitiva, o una società del futuro, più sostenibile?”, sostiene Bonomi. “Questo è il dibattito che manca secondo me in Italia e che invece dovrebbe essere alla base proprio del pensiero con cui intendiamo utilizzare queste risorse”, osserva Bonomi.

L’idea di portare i vaccini in azienda “nasce dal fatto che dobbiamo accelerare il processo vaccinale” perché se il paese non esce dall’emergenza pandemica non riparte l’economia. E’ il presidente di Confindustria Carlo Bonomi a precisarlo ai microfoni di Rtl 102.5. “Ho rilevato con piacere che ieri anche il segretario generale della Cgil Landini ha dato una disponibilità di massima a ragionare su questa ipotesi: spero che l’idea venga accolta anche dal governo e ci convochino insieme per lavorare a un protocollo che ci consenta – afferma – di usare le fabbriche per il piano vaccinale”.
Sul fronte dei vaccini “sono state utilizzate solo il 73% delle dosi consegnate: quindi il problema non è tanto avere dosi -perché è vero che ci sono ritardi ma le aziende come Astrazeneca hanno garantito che recupererà – il tema che preoccupa è la struttura logistica nella quale l’Italia sta dimostrando una forte carenza”, afferma. “Anche quando arriveranno molte più dosi mi chiedo come saremo in grado di gestire il piano vaccinale: dovremmo già sapere dove andare e a che ora per vaccinarsi mentre nessuno di noi sa ancora nulla e questo è il problema” conclude.

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