Anche l'epidemia della povertà in Italia non si placa: "In fila per i pasti almeno il 10% in più"
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Anche l'epidemia della povertà in Italia non si placa: "In fila per i pasti almeno il 10% in più"

Rispetto a un anno fa ci sono tra le duecento e le trecento persone in più in fila ogni giorno per avere la propria razione di cibo solo a Milano.

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16 Dicembre 2020 - 14.05


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Il 2020 è l’anno horribilis su tutti i fronti. Rispetto a un anno fa ci sono tra le duecento e le trecento persone in più in fila ogni giorno per avere la propria razione di cibo da Pane Quotidiano, la onlus che a Milano distribuisce generi alimentari a chi ne ha bisogno. Lungo viale Toscana, dove ha sede uno dei due magazzini (l’altro è in viale Monza), le code ci sono “da parecchi anni”, ma nell’anno del Covid, le persone che si recano all’associazione ogni giorno per un pasto “sono aumentate di circa il dieci per cento”. Luigi Rossi, vice presidente di Pane Quotidiano, spiega la situazione mentre è impegnato con la distribuzione delle razioni. Nei giorni scorsi, la foto della fila di persone sul marciapiede che attendevano il loro turno per avere la razione ha fatto il giro del web.
“Capisco che per molti sia stato uno shock, ma queste file da Pane Quotidiano è da parecchi anni che si sono. Si sono intensificate negli ultimi giorni, ma questa coda c’è sempre, da parecchio tempo. Sabato mattina di solito è interminabile, ma anche adesso, che sono le 10 di mercoledì, la fila arriva al semaforo dell’incrocio con via Castelbarco”, racconta Rossi a Vittoria Vimercati dell’Adnkronos. In media, sono aiutate dalle 3mila alle 3.500 persone ogni giorno, con punte di 4mila al sabato e circa un milione di consegne all’anno. La razione prevede 300-350 grammi di pane, un litro di latte, un pacco pasta, yogurt, formaggi e talvolta anche salumi, frutta e verdura e dolciumi.

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“Negli ultimi anni – sottolinea Rossi – è aumentata la percentuale di cittadini italiani rispetto agli stranieri, ma per vedere gli effetti del Covid19 – è convinto – ci vorrà ancora un po’ di tempo: a primavera o alla fine della pandemia capiremo cosa sarà successo, quando gli ammortizzatori sociali non ci saranno più e nemmeno il blocco dei licenziamenti”.

Pane Quotidiano è stato chiuso durante il primo lockdown per evitare assembramenti, ma ora ha ripreso la distribuzione a pieno ritmo. “Come associazione in questo momento siamo messi a dura prova, stiamo cercando di soddisfare le richieste di tutte queste persone, ma dobbiamo reperire sempre più alimenti che, per carità, ci vengono donati dalle aziende produttrici, ma così anche i nostri costi di gestione aumentano”. Aumentano, ad esempio, le spese per il carburante, per le bollette dovute all’utilizzo delle celle frigorifere. “Sostanzialmente il nostro problema è dover far fronte a nuovi costi”, spiega il vicepresidente.

Il Comune di Milano è già venuto incontro all’associazione. “Ci ha donato il diritto di superficie su viale Toscana e questo ha reso possibile ultimare un processo di ristrutturazione che era diventato indispensabile perché la struttura non aveva più spazi adeguati per la conservazione degli alimenti”. Le donazioni vanno bene soprattutto nel periodo natalizio. “Con le feste c’è qualche donazione in più, ma noi non distribuiamo razioni solo sotto Natale, ma tutto l’anno”, ammette Rossi.

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La pandemia ha reso più complicato l’ingresso di nuovi volontari, per i rischi di contagio, ma quelli non mancano. “Di volontari ne abbiamo, ma al momento siamo bloccati, difficilmente ne accettiamo di nuovi perché abbiamo un gruppo che possiamo monitorare sempre”.

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