Siamo in ginocchio. Confcommercio: “Fare di tutto per evitare nuovo lockdown"
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Siamo in ginocchio. Confcommercio: “Fare di tutto per evitare nuovo lockdown"

"Incertezza mette a rischio decine di migliaia di imprese". Autonomi in ginocchio: uno su 3 ha perso metà reddito

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18 Ottobre 2020 - 09.13


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A lanciare l’ allarme è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: “Questa nuova emergenza sanitaria, con coprifuochi e chiusure anticipate dei pubblici esercizi, aumenta l’incertezza e mette a rischio decine di migliaia di imprese”. “Sono prioritarie misure efficaci anti Covid e con una economia già in ginocchio va assolutamente evitato un secondo lockdown – spiega Sangalli in una nota – Il Governo deve sostenere con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravi, gravissime conseguenze per l’occupazione”.

Per ristorazione, tempo libero e turismo, in particolare, si profilano giorni bui. È quanto emerge dal rapporto sulla congiuntura elaborato da Confcommercio in cui si prevede che il “quarto trimestre si apre all’insegna di una rinnovata e profonda incertezza alimentata dalla dinamica dei contagi” con il risultato che i settori della “convivialità” e del turismo “non verranno coinvolti dalla ripresa del Pil”. Per il mese di ottobre Confcommercio stima un incremento dello 0,9% congiunturale dep prodotto che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%.

Lo studio mette in evidenza che “in ogni caso appare ormai evidente che uno specifico problema della congiuntura italiana sia la mancata diffusione della ripresa ad alcuni importanti settori, tra cui quello della convivialità e del turismo in senso lato”. Dopo un terzo trimestre “caratterizzato da un forte recupero (+10,6% rispetto al secondo trimestre dell’anno), sebbene meno intenso rispetto alle previsioni contenute nella Nadef (+13,6%)”, nel confronto annuo l’Indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) di settembre “si conferma in territorio negativo, seppure in miglioramento rispetto ad agosto”. In particolare, viene osservato, “permangono forti differenze nelle dinamiche delle singole voci di spesa, con uno stato di estrema debolezza per molti dei settori dei servizi. I modesti recuperi messi in atto nei mesi estivi hanno solo attenuato riduzioni che, nel caso del turismo, dei trasporti e delle funzioni legate al tempo libero, sfiorano o superano il 50% nel confronto annuo”.

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Un’evoluzione meno asfittica dei consumi, associata a miglioramenti produttivi ed occupazionali nel trimestre luglio-settembre e a un recupero della fiducia delle famiglie e delle imprese, ha comunque “consolidato la ripresa del Pil per il quale, dopo il rimbalzo del terzo trimestre, rivisto leggermente al rialzo, si stima ad ottobre un incremento dello 0,9% congiunturale che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%”.

Per il mese di settembre l’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo del 5,2%. Se per i beni il saldo risulta positivo per il 2,3%, per i servizi il dato permane in territorio negativo (-20,7%). In questo contesto Confcommercio mette inevidenza i rischi legati alle “incognite sulle prospettive a breve. La recrudescenza della pandemia in Europa sta portando molti Paesi a mettere in atto misure di contenimento, che seppure di entità più limitata rispetto a quanto fatto in primavera, rischiano di minare la ripresa internazionale con particolare riguardo ai più prossimi partner commerciali, come, appunto, l’Italia”.

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Lavoro in fumo per 219.000 autonomi in un anno

Tra i più pesantemente colpiti dalla crisi legata alla pandemia c’è l’esercito degli autonomi. Tra il II trimestre 2019 e quello di quest’anno, su 841.000 posti di lavoro perduti, 219.000 son stati quelli degli autonomi, comparto “passato da 5,4 a 5,1 milioni di occupati (-4,1%)”. Per il 79% dei professionisti, nei mesi bui dell’emergenza Covid (aprile e maggio), le entrate sono scese, ma per il 35,8% il calo è stato “superiore al 50%”. Lo scrivono i consulenti del lavoro.

I venti della pandemia, si legge nel dossier, hanno soffiato più violentemente su alcuni specifici segmenti dell’universo dell’attività lavorativa indipendente: le perdite maggiori, in termini assoluti, si registrano tra i piccoli imprenditori del commercio (71.000 addetti in meno, con una discesa del 7,1%), ma anche nel mondo delle professioni intellettuali ad elevata qualificazione e di quelle tecniche, che lasciano sul terreno rispettivamente 31.000 (-3%) e 39.000 (-4%) lavoratori, per un totale di circa 70.000 professionisti andati così ‘in fumo’. A livello settoriale, poi, argomentano gli autori dello studio, sebbene l’area turistica contribuisca, tra attività ricettive e ristorative, alle cadute occupazionali “in modo rilevante (33.000 autonomi in meno, con un calo del 7,7%), va segnalata la crisi anche di tanti altri comparti: gli agenti e consulenti che lavorano nel campo finanziario ed assicurativo (-11,5%), la filiera dei servizi alle imprese (-11,3%), dell’informazione (-11,5%) e della formazione (-14,8%)”.

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Per i consulenti del lavoro, in un simile scenario, “neppure il ‘bonus’ autonomi, di cui hanno beneficiato oltre 4 milioni di lavoratori, è riuscito ad arginare le ingenti difficoltà reddituali e di liquidità riscontrate dai liberi professionisti”, tema che, anticipano, verrà affrontato (insieme alla diffusione di alcune idee su come far ripartire il lavoro, dopo la pandemia) al Festival del Lavoro, l’appuntamento annuale della categoria professionale, che si terrà il 23 ottobre prossimo.

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