Anzaldi: "La richiesta di intervento alla Commissione Ue sul salvataggio Ferrarini apre uno scenario grave"

Il deputato di Italia Viva: ""Ho sollecitato più volte il presidente del Consiglio Conte a prendere in mano la questione in difesa del Made in Italy"

La Ferrarini
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10 Settembre 2020 - 14.22


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Onorevole Anzaldi, secondo quanto riferito da Milano Finanza – Dow Jones la Commissione Europea avrebbe acceso un faro sull’offerta Amco-Pini per Ferrarini. Che ne pensa?
“La richiesta di intervento alla Commissione Ue sul salvataggio Ferrarini, come riferito fa Milano Finanza e l’agenzia Dow Jones – dice il deputato di Italia Viva – apre uno scenario con conseguenze gravi per il nostro Paese: la proposta Amco-Pini viene immediatamente bloccata e l’Italia rischia una procedura di infrazione e una multa salata”.
Perché la cordata Pini subirebbe uno stop immediato?
“Nel momento in cui viene depositata una denuncia alla Commissione europea per violazione della disciplina europea in materia di aiuti di Stato, ci sono immediate conseguenze. La disciplina del procedimento di verifica della compatibilità degli aiuti di Stato con il mercato interno è di competenza esclusiva della Commissione, cui le misure avrebbero dovuto essere preventivamente notificate da parte dell’Italia per consentire alla stessa adeguata valutazione, quindi nelle more del procedimento di verifica da parte della Commissione, ai sensi del Trattato UE, vige un obbligo di standstill, ovvero di sospensione, che impedisce di dare esecuzione alle misure stesse prima che la Commissione abbia adottato, o sia giustificato ritenere che abbia adottato, una decisione di autorizzazione dell’aiuto. Quindi a questo punto tutto si blocca e risulta ancora più grave il ritardo del Governo, che ho sollecitato con un’interrogazione cui non è stata data ancora risposta”.
Cosa avrebbe dovuto fare il governo?
“Ho sollecitato più volte il presidente del Consiglio Conte a prendere in mano la questione per scongiurare che un’azienda pubblica come Amco si schierasse al fianco di un privato, peraltro in una cordata contraria alla proposta di sistema che vede impegnati Coldiretti, Legacoop, Confagricolture, Alleanza Cooperative Agroalimentare, Banca Intesa e le associazioni a tutela del Made in Italy. Premier e Mef non hanno risposto, pur dopo le chiare dichiarazioni della ministra Bellanova in difesa del Made in Italy, e ora le conseguenze rischiano di pagarle gli italiani”.

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