Nonostante il divieto per la crisi Covid la multinazionale Jabil licenzia 190 lavoratori a Marcianise
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Nonostante il divieto per la crisi Covid la multinazionale Jabil licenzia 190 lavoratori a Marcianise

La denuncia di Nicola Fratoianni Portavoce nazionale di Sinistra Italiana: "Di fronte a tanta arroganza è arrivato il momento di pensare ad interventi diretti dello Stato".

La Jabil di Marcianise
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22 Maggio 2020 - 09.17


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Non sono tutti uguali, certo. La la linea politica di darla sempre e comunque vinta alle imprese perché sono loro che investono e loro che portano lavoro ha finito con lo spostare tutto il potere da una parte mentre lavoratori e dipendenti sono sempre costretti a vivere sotto ricatto, più o meno velato, perché se le imprese non ottengono tutto quello che vogliono chiudono o delocalizzano.
E a volte se ne infischiano anche delle leggi.

“La multinazionale americana Jabil annuncia licenziamenti di 190 persone nello stabilimento di Marcianise, in provincia di Caserta, nonostante il decreto del governo lo vieti espressamente. L’ennesimo attacco a lavoratori che hanno già fatto sacrifici per quell’azienda e che da un anno sono sotto il ricatto dei licenziamenti. Basta con questa giostra.“

Lo afferma Nicola Fratoianni Portavoce nazionale di Sinistra Italiana.

“Di fronte a tanta arroganza – conclude l’esponente di Leu – è arrivato il momento di pensare ad interventi diretti dello Stato. Di fronte alla vita delle persone, non mi si dica che sono ideologico, sono loro sciacalli e opportunisti.”

Jabil, 120 stabilimenti e 200mila dipendenti in giro per il mondo, si è giustificata dicendo che i decreti parlano di “procedure pendenti avviate successivamente al 23 febbraio 2020”, mentre quelle nello stabilimento di Marcianise si sono messe in moto nel giugno dello scorso anno quando l’azienda, che sforna schede elettroniche per i maggiori marchi globali hi-tech, aveva annunciato 350 esuberi sul totale di 700 dipendenti prevedendo parallelamente incentivi all’esodo o alla ricollocazione volontaria in altre fabbriche della zona, e motivando la decisione con un “contesto economico sfidante, volumi in calo, risorse sotto-utilizzate”.

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