Calenda critico con Fca: "Vogliono le garanzie sul prestito? Rinuncino ai dividendi"

Secondo il leader di Azione la Fca sarebbe perfettamente in grado di fornire un prestito alle sue società controllate senza ricorrere agli aiuti di Stato

Carlo Calenda
Carlo Calenda
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

19 Maggio 2020 - 15.12


ATF AMP

Carlo Calenda si sta battendo da diversi giorni contro la richiesta di Fca-Chrysler di aver accesso a un finanziamento garantito dallo Stato dalla Sace (Società per Azioni del gruppo italiano Cassa Depositi e Prestiti specializzata nel settore assicurativo-finanziario). Il leader di Azione ed Europarlamentare ha spiegato, in un’intervista al Corriere e anche in un video sul proprio profilo Facebook, perché la richiesta di finanziamento dell’ex Fiat è inammissibile: “Stiamo garantendo il dividendo straordinario da 5,5 miliardi ai soci di Fiat-Chrysler per effetto della fusione con i francesi di Psa”. 
In pratica, sostiene Calenda, la Fca avrebbe tutte le risorse necessarie per poter fare un prestito da 6,3 miliardi (cifra chiesta dalla società allo Stato) a una sua controllata (società le cui azioni o quote sono possedute da un’altra società), avendo ben 28.5 miliardi di mezzi propri a disposizione e cash flow in peggioramento. “O ancora meglio” spiega Calenda, “potrebbe mettere equity in appoggio a una nuova linea, ma ciò metterebbe a rischio la distribuzione del maxi dividendo di 5,5 miliardi previsto per il 2021. Con la garanzia dello Stato può evitare impegni della controllante sulla controllata e mantenere le risorse per pagare il dividendo”.
Quelle che andrebbero a Fca sono risorse che la Sace potrebbe invece mettere a disposizione di altre aziende senza mezzi propri. “Sace – sostiene Calenda – in questo momento ha erogato 40 milioni di garanzia. Nulla. Ci sono migliaia di imprese con sede legale e fiscale in Italia che stanno aspettando da settimane. Queste imprese sono vessate con richiesta di due diligence, asseveramento di piani e persino Covid assessment. La garanzia incide sul prestito, dunque il divieto di distribuzione di dividendo per controllante e controllata dovrebbe durare quanto il prestito. In questo caso 3 anni”. 
“Sono pienamente d’accordo a garantire il finanziamento” sostiene Calenda, “ma gli Elkann devono rinunciare alla distribuzione dei 5,5 miliardi di dividendi per la durata del finanziamento. È doveroso aiutare un’impresa a pagare stipendi e fornitori, ma non è accettabile che uno Stato indebitatissimo fornisca una garanzia per consentire a una capogruppo, che ha la liquidità, di usarla per pagare maxi dividendi all’estero ai soci”.

Top Right AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version