La guerra in economia la vinceremo con le nostre forze: 15 misure da mettere in campo
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La guerra in economia la vinceremo con le nostre forze: 15 misure da mettere in campo

Occorre con la massima tempestività varare misure eccezionali di abbassamento della nostra vulnerabilità finanziaria e di rafforzamento della nostra capacità di produrre ricchezza

Economia in crisi per il coronavirus
Economia in crisi per il coronavirus
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Giuseppe M. Pignataro Modifica articolo

4 Aprile 2020 - 16.11


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Dal momento in cui il corona-virus ha invaso il nostro paese come se una nube buia fosse all’improvviso calata su di noi accecandoci, tutti (o quasi) abbiamo compreso la estrema gravità della situazione venutasi a creare, sia in campo sanitario che in campo economico.

In campo sanitario stiamo combattendo una battaglia durissima e dolorosissima che speriamo di vincere nel più breve tempo possibile.

In campo economico, man mano che il tempo scorre e la nube si dirada, stiamo comprendendo che le battaglie che dovremo combattere saranno altrettanto, se non di più, impegnative e dolorose.

Sin dall’inizio di questa crisi senza precedenti abbiamo cominciato a dare il nostro contributo di opinioni e di idee da mettere in campo con 7 articoli.

Abbiamo detto che questa crisi sarebbe stata molto più devastante di quelle vissute dopo il fallimento di Lehman e della crisi dei debiti sovrani del 2010-2012, che sarebbe stato necessario istituire una cabina di regia a livello europeo e che serviva mettere in campo un potente “reverse shock” (3 marzo “Diagnosi e terapia economica contro il virus).

Abbiamo indicato che potevamo ragionevolmente ipotizzare che quattro mesi di sostanziale atrofizzazione degli scambi internazionali, delle attività commerciali, dei trasporti, dei servizi e di molti settori industriali, prima di intravedere la fine dell’incubo ed iniziare il percorso verso il ritorno alla normalità, era uno scenario altamente probabile, e se così fosse sarebbe uno scenario sufficientemente apocalittico (11 marzo “Salute dei cittadini o economia? Come sciogliere il dilemma”).

Abbiamo detto che non sarebbe bastato il nulla osta della commissione europea ad operare fuori dai vincoli di bilancio per risollevarci, qualora   le risorse disponibili non fossero state impiegate in modo saggio e cioè salvaguardando la sostenibilità del debito; abbiamo detto che non si poteva definire “poderosa” una manovra di 25 miliardi se questa non  serviva a salvare il nostro sistema produttivo; abbiamo detto  che serviva un fondo europeo del valore di 500/600 miliardi per sostenere adeguatamente le economie più in difficoltà, da attivare con logiche diverse da quelle del MES; abbiamo detto che per mettere in sicurezza i paesi più indebitati erano necessarie iniziative della BCE davvero eccezionali ( 19 marzo, “perché il decreto “Cura Italia” non è una cura risolutiva).

 

Abbiamo evidenziato tempestivamente che la prima linea di intervento che il governo avrebbe dovuto adottare era quella di far affluire  a tutte le imprese una liquidità sufficiente a compensare la perdita di fatturato subita a seguito della crisi in corso  e abbiamo suggerito di utilizzare la garanzia dello stato sul cento per cento dei prestiti, con la possibilità di escussione a prima richiesta per assicurare un effetto leva rapido di sviluppo di nuovi prestiti di almeno 200 miliardi; abbiamo indicato poi tutta una serie di aspetti tecnici da curare per far funzionare in modo ottimale questa misura (23 marzo “In economia la vera guerra comincerà con la fine della pandemia: prepariamoci”).

         

Ora gli esponenti di governo, sul fronte della liquidità, finalmente, hanno dichiarato che stanno andando nella direzione da noi prospettata.

In proposito, confidiamo innanzitutto che il modello che verrà definitivamente adottato nel decreto di prossima emissione risponda alle logiche di piena fattibilità e funzionalità che abbiamo indicato.

Tuttavia sono necessarie nuove robuste iniziative ad ampio spettro. la situazione complessiva resta gravissima e potrebbe diventare disperata se la durata del periodo che precederà il ritorno alla normalità sarà lungo.

E’ormai chiaro che le forme e l’entità degli interventi che si vanno delineando a livello europeo non saranno sufficienti a farci superare questa fase di difficoltà senza subire pesanti traumi.

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Comunque essi saranno denominati, comporteranno per larga parte nuova assunzione di debito per lo stato italiano e non potranno da soli creare le condizioni per dare impulso al recupero di pil necessario ad assicurare la sua sostenibilità. Sul nostro sistema economico incombe pertanto, a causa delle rilevanti fragilità pregresse, un grave rischio di tenuta.

 

Sono quindi diventate certe ed indifferibili due esigenze:

  1. a) L’acquisizione della consapevolezza che per salvare il paese occorre una reazione interna di amplissima portata e di grande discontinuità con il passato; 
  2. b) Il ricorso ad un regime di “Economia Speciale di Emergenza Nazionale” al fine di preservare al meglio il nostro sistema produttivo, che rappresenta la base su cui poggia tutto il benessere del paese.

 

La situazione attuale di coma economico infatti si attenuerà solo con la graduale riapertura delle attività commerciali e produttive, probabilmente a partire da maggio 2020 ed il ritorno alla normalità si raggiungerà solo con la distribuzione effettiva del vaccino a livello globale, e cioè non prima dei primi mesi del 2021.

Questo vuol dire che vivremo almeno per un anno intero con una produzione di ricchezza a scartamento ridotto che provocherà una recessione molto profonda (stimabile tra i 10 ed i 15 punti percentuali) ed un debito che crescerà di almeno 6/7 punti percentuali di pil.

Il ricorso a quello che abbiamo definito “economia di emergenza” è di conseguenza una esigenza connessa alla necessità  di emanare provvedimenti eccezionali in campo giuridico- economico-finanziario-burocratico-istituzionale-strutturale; un po’ come stiamo facendo in campo sanitario (ma sperabilmente in modo più performante), per essere in grado di contrastare e/o neutralizzare buona parte degli effetti devastanti che la situazione in corso sta determinando, mettendo in serio pericolo  il futuro economico della nostra nazione.

I provvedimenti principali e più urgenti da emanare durante tale fase dovrebbero essere:

Istituzione di una “cabina di regia” formata dalle migliori intelligenze del paese con il compito di elaborare costantemente nuove proposte da indicare al governo in carica per superare le difficoltà contingenti; la situazione è davvero estremamente difficile e drammatica per poter essere governata in modo tradizionale;

Creazione di un “fondo strategico di ricapitalizzazione” con una potenza di fuoco molto consistente che sia in grado di fare apporti di capitale in tutte le imprese  che ne hanno bisogno a prescindere dalla dimensione; questo fondo per poter assolvere pienamente alla sua missione dovrebbe essere alimentato da tutte le istituzioni che sono in grado di parteciparvi, in misura proporzionata alle loro potenzialità tra cui: lo stato, la CDP, le fondazioni bancarie, le banche, le assicurazioni, i fondi di investimento, le grandi imprese, altre istituzioni finanziarie; gli apporti di capitale devono essere fatti dando l’opzione agli attuali proprietari di riacquistare le quote  nel medio- lungo termine a condizioni di mercato; questa misura è assolutamente necessaria in quanto l’immissione della liquidità con i prestiti delle banche garantiti dallo stato (così come da noi proposto per primi il 19 ed il 23 marzo) hanno la finalità contingente di fornire ossigeno vitale alle imprese ed evitare il totale cortocircuito del sistema a fronte della paralisi economica in atto; tuttavia quasi tutte le imprese italiane subiranno gravi perdite economiche di bilancio nel 2020 che potranno essere fronteggiate sul versante patrimoniale solo con nuovi apporti a titolo di capitale;

Creazione di una “Cassa per l’emergenza Italia” che intervenga per gestire in forma molto snella “fondi strategici settoriali” finalizzati a dare tutto il sostegno necessario, in ogni forma possibile, ai settori economici più duramente colpiti dalla crisi in corso: turismo, commercio, industria, agricoltura, servizi; questa misura è necessaria per affiancare il sistema bancario nel contribuire a far risollevare tutte quelle imprese che per varie ragioni  verranno a trovarsi in situazioni particolarmente compromesse;

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Emanazione di provvedimenti legislativi che allentino in misura congrua gli obblighi previsti dal codice civile (art.2447) di dar luogo entro tempi ristretti agli aumenti di capitale in caso di riduzioni per perdite di bilancio; questa misura è necessaria per evitare il fallimento o altre procedure fallimentari di molte piccole e medie imprese per motivi di vincoli di legge e per evitare di appesantire eccessivamente gli impegni da affrontare con le iniziative precedentemente descritte;

Richiedere (ed ottenere) una sospensione temporanea (12/18 mesi) di tutte le norme più restrittive in tema di concessione di prestiti da parte delle banche emanata negli ultimi anni dai Regolatori europei e nazionali; questa misura (già in parte attuata dalla vigilanza bancaria europea) è assolutamente necessaria per evitare un credit crunch nel sistema bancario;

Creare “categorie protette” di imprese a cui riservare regimi fiscali molto agevolati fino al ritorno alla “normalità”; questa misura è necessaria per consentire a tutte le imprese più duramente colpite dalla crisi, per ragioni non imputabili alla loro capacità di fare impresa, di ricostituire un equilibrio economico -patrimoniale in un tempo congruo;

Istituire un “salario di emergenza” per tutti coloro che svolgevano una attività economica non rilevata, facendo loro svolgere ove possibile un lavoro di pubblica utilità fino al ritorno ad una situazione di reimpiego; questa misura è assolutamente necessaria per sopperire ad un vasto fenomeno di economia sommersa presente soprattutto nel Sud per ragioni di necessità, non più praticabile con l’esplosione dell’epidemia;

Introdurre specifiche agevolazioni fiscali transitorie in favore di tutti i soggetti privati volte a incentivare gli acquisti di merci e servizi da imprese economiche colpite più duramente dalla crisi in corso; questa misura è necessaria per accelerare il processo di risanamento di queste attività ed alleggerire di conseguenza il peso del risanamento finanziario posto a carico della collettività;

Concedere agevolazioni fiscali congrue a tutte le banche che evidenzieranno dinamiche di sviluppo dei prestiti alle imprese e alle famiglie apprezzabili (es: +2/3%); questa misura è necessaria per contribuire ad incentivare un fattore indispensabile per il rilancio del paese, come il credito bancario;

 

Sostenere/sviluppare il mercato dell’edilizia con piani di ristrutturazione e riqualificazione urbana su vasta scala prevedendo uno snellimento radicale del carico burocratico ed azzerando  il carico fiscale per quattro anni; questa misura è necessaria per dare impulso ad un settore strategico della nostra economia in una fase in cui verranno certamente ad indebolirsi aree di produzione come l’export ed il   turismo fino a quando il mondo non si sarà liberato dalla paura del contagio da virus; ciò richiederà un tempo di recupero non breve;

Emanare provvedimenti che favoriscono una “economia della solidarietà” come ad esempio la creazione di un “fondo di solidarietà” alimentato con il prelievo di una commissione su tutte le transazioni finanziarie, di tutti i soggetti economici e finanziari, pubblici e privati, escludendo le categorie più deboli; le conseguenze della crisi sono molto differenziate tra le varie categorie economiche e questa misura insieme alle altre è necessaria nell’ interesse collettivo, per supportare le iniziative precedentemente descritte, in quantola gravosità degli impegni da affrontare non consente di porre tutti gli oneri correlati a carico dello stato;

Attivare tutte le iniziative più incisive possibili per stimolare la domanda interna ( consumi privati, investimenti privati ed investimenti pubblici) introducendo forti incentivi fiscali al consumo progressivi( calibrati su target di consumo per categorie economiche), e attuando piani molto robusti di rafforzamento infrastrutturale; questa misura è necessaria in quanto la domanda estera rimarrà molto debole a causa della restrizione economica mondiale che inevitabilmente la pandemia produrrà per un periodo non breve;

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Stabilire regole di fair play economico finanziario sufficientemente vincolanti per tutti gli operatori che godranno di agevolazioni pubbliche: evitare licenziamenti; evitare di ritardare il pagamento dei fornitori e altri impegni di pagamento; evitare di interrompere o limitare gli scambi merceologici tra imprese per mancanza di fiducia; evitare il ricorso frettoloso e speculativo a procedure di ristrutturazione dei debiti; queste misure sono necessarie per contrastare comportamenti prociclici verso la depressione economica;

Investire con molta decisione sul potenziale di sviluppo del paese facendo riforme strutturali come : la modifica radicale del codice degli appalti per velocizzare lo sviluppo infrastrutturale;  uno  smantellamento robusto della burocrazia; una incisiva modernizzazione ed efficientamento della giustizia civile e penale, forme di lotta più incisive alla evasione fiscale; l’attuazione di una seria semplificazione del sistema fiscale; interventi crash finalizzati a proiettare tutta la pubblica amministrazione a favorire lo sviluppo economico dei territori; queste misure sono necessarie per  far sì che cresca la percezione che il paese sta facendo tutto quanto necessario per dare sostenibilità  alla crescita (inevitabile) del suo debito pubblico in modo da rendere più agevole la sua gestione;

Istituire un “contributo di rilancio” per un periodo di tre anni da porre a carico di tutte le attività economiche e di tutte le persone fisiche che registrano situazioni di sostanziale prosperità economica; tale contributo deve assumere la forma di un “prestito”  allo stato da rimborsare a decorrere dal terzo anno dal suo prelievo ed entro i successivi tre anni, attraverso la concessione di vari  benefici fiscali; deve trattarsi in pratica di un vero e proprio credito fiscale iscrivibile in bilancio da parte dei contribuenti; questa misura deve essere elaborata in modo tale da produrre un gettito sufficientemente corposo per lo stato e deve servire ad alleggerire, in questa fase molto problematica per la gestione del debito dello stato, il peso degli oneri che la collettività deve sostenere per finanziare le altre misure di sostegno precedentemente elencate.

In sede europea, considerato che gli “European Recovery Bond” ( in pratica gli eurobonds), su cui faceva molto affidamento il nostro presidente del consiglio, sono stati ancora una volta eliminati dal tavolo delle discussioni, ed è ormai pacifico che non verranno mai adottati , ci conviene ora puntare ad ottenere impegni più robusti e rassicuranti da parte della Bce per immunizzarci dal rischio che in presenza della crescita vertiginosa del rapporto debito/pil (allo stato altamente probabile) la nostra gestione del debito diventi particolarmente asfissiante costringendoci ad entrare in un programma di risanamento a tappe forzate estremamente doloroso. Questo rischio sussiste concretamente e la Bce è in grado di utilizzare armi più potenti del QE per immunizzarlo, al momento più opportuno. E quindi al più presto, affinchè possa avere una funzione prevalentemente precauzionale.

In ogni caso, se non saremo noi per primi ad adottare, con la massima tempestività, misure eccezionali di abbassamento della nostra vulnerabilità finanziaria e di rafforzamento della nostra capacità di produrre ricchezza, con grande coraggio, velocità e visione strategica, sarà ancora più difficile, ove necessario, ricevere sostegni esterni. E resteremo di conseguenza travolti dalla dirompenza degli eventi nefasti in corso.    

 

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