Le diseguaglianze aumentano ma nessuno mette in discussione i disastri del capitalismo
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Le diseguaglianze aumentano ma nessuno mette in discussione i disastri del capitalismo

Oxfam ci dice che duemila ricconi detengono oggi la stessa ricchezza di 4,6 miliardi di poveri, il 60% dell’umanità. E che l’1% di paperoni nostrani possiede il 70% della ricchezza dell’Italia intera.

Rapporto Oxfam sulla ricchezza e la povertà nel mondo
Rapporto Oxfam sulla ricchezza e la povertà nel mondo
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Claudio Visani Modifica articolo

21 Gennaio 2020 - 09.21


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#rassegnastampa Solo due quotidiani oggi aprono sul rapporto Oxfam che certifica gli effetti moderni e mostruosi del capitalismo. Il Manifesto e l’Avvenire. Comunisti e cattocomunisti diranno gli scettici. Tutti gli altri giornali aprono sulla politichetta di casa nostra. Salvini che si autoprocessa, piddini e grillini che si tafazzano, soprattutto.
Eppure Oxfam ci dice che duemila ricconi detengono oggi la stessa ricchezza di 4,6 miliardi di poveri, il 60% dell’umanità. E che l’1% di paperoni nostrani possiede il 70% della ricchezza dell’Italia intera. Una realtà sconvolgente. Un’aberrazione. L’esplosione esponenziale delle diseguaglianze. Una ingiustizia planetaria così clamorosa che dovrebbe indurre i governi a correggere nel profondo le proprie politiche. Spingere classi dirigenti, economisti, sociologhi, studiosi, le persone intellettualmente oneste a interrogarsi sulla bontà ed efficacia del capitalismo ai tempi della globalizzazione.
A chiedersi se non sia il caso di cominciare a mettere in discussione anche l’unica ideologia sopravvissuta al Novecento. E niente. Si parla d’altro. Come sui cambiamenti climatici.
Ormai non passa giorno senza che ci sia nel mondo un disastro, una tragedia provocata dagli effetti del riscaldamento globale. Gli esperti ci dicono che le prossime migrazioni di massa saranno provocate dagli effetti nefasti del clima. Gli scienziati che se non si dimezzano subito le emissioni il pianeta rischia di morire. E niente. Si continuano a fare le guerre per il petrolio.
I grandi si ritrovano a Davos a parlare delle solite cose: crescita, pil, finanza, guerre commerciali. Cioè a parlar d’altro. A testimoniare la distanza abissale che si è creata tra la politica e il mondo reale, tra i politici al potere e la gente normale. Pari a quella tra i duemila paperoni e il mezzo mondo abbondante di poveracci.
Poi qualcuno si chiede ancora perché le Sardine riempiono le piazze. Perché sono diventate nel giro di un amen un fenomeno internazionale. Perché l’iniziativa di una sedicenne svedese ha mobilitato milioni di giovani in tutto il mondo.

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