Enzo Jannacci, il genio che cantava gli ultimi

Aveva 78 anni. Uno dei più grandi cantautori della scuola milanese. Si è spento a Milano dopo lunga malattia. Non ha mai smesso di fare il medico.

Enzo Jannacci, il genio che cantava gli ultimi
Enzo Jannacci
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29 Marzo 2024 - 02.25


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Vincenzo Jannacci detto Enzo è stato un cantautore, cabarettista, attore e cardiologo italiano, tra i maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra.

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Caposcuola del cabaret italiano, nel corso della sua cinquantennale carriera ha collaborato con svariate personalità della musica, dello spettacolo, del giornalismo, della televisione e della comicità italiana, divenendo artista poliedrico e modello per le successive generazioni di comici e di cantautori.

Autore di quasi trenta album, alcuni dei quali rappresentano importanti capitoli della discografia italiana, e di varie colonne sonore, Enzo Jannacci, dopo un periodo di ombra nella seconda metà degli anni novanta, è tornato a far parlare di sé ottenendo vari premi alla carriera e riconoscimenti per i suoi ultimi lavori discografici.

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È ricordato come uno dei pionieri del rock and roll italiano, insieme ad Adriano Celentano, Luigi Tenco, Little Tony e Giorgio Gaber, con il quale formò un sodalizio durato più di quarant’anni.

E’ nel celeberrimo Derby di Milano, un palcoscenico in cui si faceva più cabaret che musica, che per la prima volta mette in evidenza le sue doti di intrattenitore. Se ne accorge anche Dario Fo, che porta il giovane Jannacci in teatro. Un’esperienza molto importante, che lo porta indubbiamente verso una caratterizzazione maggiore anche delle sue canzoni (molte delle quali hanno molto di “teatrale”).

Insomma, Jannacci non dimentica certo la musica, il suo grande amore, e con una produzione discografica di circa venti album, una miriade di 45 giri (primo disco “L’ombrello di mio fratello”, 1959), attesta quantitativamente, oltre che qualitativamente la sua significativa presenza nel panorama della canzone d’autore italiana.

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Nasce così “22 canzoni”, un recital storico, che apre la strada anche ai successi discografici (Vengo anch’io, no tu no, Giovanni telegrafista, ecc.), ma lancia soprattutto dei brani storici per la cultura canzonettistica italiana: si pensi solo a “L’Armando” e a “Veronica” per citare i più noti.


Ancora sul piano musicale vanno rilevate le esperienze di Jannacci come compositore di colonne sonore. Citiamo per il cinema “Romanzo popolare” di Monicelli, “Saxofone” di e con Renato Pozzetto, “Pasqualino settebellezze”, che nel 1987 gli valse una nomination all’Oscar come miglior colonna sonora e “Piccoli equivoci” di Ricky Tognazzi.

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