Problema affitti: la soluzione è costruire alloggi universitari in periferia?

Tra le varie soluzioni per fronteggiare i fitti a lungo termine, originata dalla riconversione degli immobili in strutture ricettive, una è quella di costruire alloggi in periferia. Ma è una soluzione attrattiva per Siena e per gli studenti?

Problema affitti: la soluzione è costruire alloggi universitari in periferia?
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Agostino Forgione Modifica articolo

8 Ottobre 2023 - 13.56 Culture


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Di Agostino Forgione

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Il problema degli affitti a Siena, soprattutto per gli alloggi in centro, non è cosa nuova. Ricordo che quando mi trasferii qui, ormai cinque anni fa, trovare casa non era stata affatto un’ impresa semplice ma neppure nulla di tragico. Una soluzione, vuoi o non vuoi, riuscivi più o meno a trovarla. Ricordo che trovarla mi costò qualche tribolazione, ma comunque nulla di tragico. La situazione ad oggi è radicalmente peggiorata ed è possibile accorgersene guardando le bacheche informative, prima brulicanti di annunci, all’ interno delle università. Ora volantini di questo tipo si contano sulle dita di una mano.

Come risolvere questa situazione? Una proposta arriva dal comitato civico Uniti per Siena, il quale propone di realizzare alloggi in zone periferiche, garantendo i collegamenti con le sedi universitarie. Nel comunicato affermano che “Qualcosa è stato fatto, in passato, a Uopini ed alla Tognazza, ma poi ci siamo fermati”.
Mi viene dunque da chiedermi se questa possa essere la soluzione  migliore e più attrattiva per gli studenti.

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Nella nota del comitato emerge come il problema di fondo sia stato voler concentrare tutte le sedi in centro, addirittura “cacciando i senesi fuori dalle mura e poi tollerando la triste pratica degli affitti in nero, in immobili al limite dell’abitabilità e pieni zeppi di studenti”. Viene da chiedersi chi sia stato l’autore degli espropri, vista l’impressione comune che a trarre il maggior guadagno nello stipare gli studenti nelle suddette stamberghe siano stati i proprietari stessi. 

Il perché dell’attuale impasse sulla questione fitti è probabilmente un altro, anche considerando che il numero di iscritti non è di certo maggiore rispetto a quello di qualche anno fa. A rivelarlo è lo stesso comunicato: “Partendo dal presupposto che noi preferiremmo che le case in città tornino ad essere affittate a senesi per riportare la vita dentro i nostri rioni, capiamo anche le esigenze economiche di chi affitta. Viene naturale anche pensare al turismo che Siena vorrebbe, vale a dire un turismo che soggiorna almeno due o tre giorni nel territorio comunale e se manca una offerta adeguata di alloggi questo non può accadere”.

Un gran preambolo che, neppure tanto velatamente, tocca il punto cruciale della questione: chi ha un’abitazione preferisce sempre più trasformarla in un alloggio turistico. Gli introiti, d’altronde, sono sensibilmente più alti rispetto a un fitto a lungo termine. Ecco che il nodo arriva al pettine: neppure Siena, in sunto, è estranea a quella che è una dinamica conosciuta ormai non solo da un punto di vista nazionale.

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Costruire alloggi in zone periferiche può essere una soluzione? Personalmente credo di no, al massimo si tratterebbe solo di una gran toppa. Parlando con gli studenti, cosa purtroppo non scontata, emerge che l’attrattività dell’Università di Siena sia correlata proprio a come è integrata nel tessuto urbano. Per gli amanti delle cittadine “a misura d’uomo” o delle “città di 15 minuti” Siena rappresenta un’ottima scelta, e chi decide di studiarvi spesso lo fa per la comodità di non dover quasi mai prendere mezzi urbani. A patto di vivere in centro, ovviamente.

Proprio gli studenti della struttura di Uopini, ad esempio, sovente lamentano la distanza dal centro e lo svantaggio che rappresenta vivere l’Università risiedendo lì. Abitare nelle estreme periferie, infatti, significa doversi rapportare con le dinamiche di chi vive e studia in città ben più grandi, prima tra tutte l’essere vincolati a bus et simila. La domanda nasce spontanea: per come è strutturata l’Università di Siena, e soprattutto per ciò che offre la città, avrebbe senso scegliere di studiare qui e non altrove se venisse a mancare la comodità della vita in centro, che probabilmente è stato uno dei suoi maggiori punti di forza? Che venga bistratta o meno, infatti, a piacere agli studenti è proprio la concezione di “città campus”.

Pensare di poter spostare gli studenti nelle periferie per privilegiare gli interessi economici di chi fitta a breve termine è un fallimentare esercizio di equilibrismo in cui l’unico obiettivo, scevro da ogni ulteriore considerazione, è la massimizzazione dei profitti. Il gioco di un funambolo che vuole pucciare sia dagli studenti che dai turisti senza pensare a cosa abbia da offrire in cambio, soprattutto ai primi.

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In conclusione, dunque, più che pensare a costruire alloggi universitari in periferia forse sarebbe più saggio normare la questione dei fitti turistici a breve termine, un po’ come in tutte le altre città del mondo.

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