Tracce di luce: un festival per l'arte, la natura e la comunità

Il Festival "Tracce di luce" celebra la vita e l'arte di Charles Lucien Moulin, pittore francese che scelse la solitudine creativa nelle montagne molisane

Tracce di luce: un festival per l'arte, la natura e la comunità
Il pittore Charles Moulin
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Michele Cecere Modifica articolo

24 Agosto 2023 - 19.53


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L’estate è la stagione delle rassegne musicali, dei festival, delle notti bianche, dei grandi e piccoli concerti, ormai da diversi anni nel nostro bel Paese ogni comunità s’ingegna ad acchiappare la sua fettina di turisti “culturali”, inventandosi talvolta la rievocazione storica di un qualcosa di leggendario che probabilmente non è mai accaduto. Oppure scoprendo o riscoprendo  qualcosa di dimenticato, attraverso una rielaborazione culturale spesso finalizzata ad un bieco ritorno economico, insomma un marketing che cerca a volte disperatamente di risollevare le sorti di un paesino in via di spopolamento da decenni.

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Fateci caso ma da un po’ di anni il paesino sgarrupato e in via di abbandono è diventato “borgo”, sempre al fine di quel marketing di corto, anzi cortissimo respiro, di cui sopra.  Ma la tre giorni o al massimo settimana di gloria del rinato borgo si consuma in fretta, si spengono le luci dei media e dei social e tutto torna come prima, anzi peggio di prima. Qualcuno si riempie la bocca, qualcun altro le tasche, ma il declino del paesino continua inesorabile e in senso contrario a quel che scrisse Cesare Pavese nel suo ultimo romanzo, “La luna e i falò”: “Un paese ci vuole, un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. 

Questo preambolo serve a introdurre un nuovo festival che nasce sotto auspici e propositi completamente diversi in quel pezzo di Molise (ebbene si, il Molise esiste e non è un quartiere di Roma!) che sta al confine con Lazio e Abruzzo, ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo, su quell’alta valle del fiume Volturno che s’incastra fra le montagne delle Mainarde. L’evento si svolgerà precisamente a Castelnuovo al Volturno, 247 abitanti secondo Wikipedia, la più grande frazione di Rocchetta al Volturno, metropoli della zona con le sue 1092 anime.  “Tracce di luce” è il titolo della settimana culturale che il Centro Indipendente Studi dell’Alta Valle del Volturno, in collaborazione con Rai Radio 3, organizza dal 4 all’11 settembre 2023 per riscoprire la figura del pittore francese Charles Lucien Moulin. 

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L’idea del festival nasce dall’incontro di Gianni Palumbo, appassionato e curioso naturalista lucano sempre in cerca di storie da raccontare, con gli attivisti del Centro Studi molisano, ma soprattutto dal desiderio di far conoscere l’affascinante storia di “M’ssiu Mulà”, come la gente della zona prese a chiamare il pittore francese Charles Moulin, che aveva deciso di lasciare la Parigi degli artisti e dei mercanti d’arte per trasferirsi definitivamente sulle montagne molisane nel 1919, ovvero a 50 anni.

Moulin vivrà 41 anni in Molise, trascorrendo le primavere e le estati in un rifugio in pietra cheha costruito da solo sul monte Marrone e dove vivrà in perfetta solitudine, rotta solo da brevi visite di pastori e contadini che vanno a portargli del cibo in cambio di un ritratto del pittore. Perché “l’arte non si paga”,  amava ripetere a chi voleva pagargli un quadro, questo straordinario artista che traeva ispirazione dalle meravigliose viste sul lago San Vincenzo e sulle Mainarde.

La voce mite, lo sguardo sereno, l’animo sempre pacato: alcuni anziani di Castelnuovo lo ricordano ancora così ed è facile immaginarlo allora quando nella sua Lille  del primo ‘900 conosce  e ritrae gli zampognari che dal Molise migravano in Francia per sfuggire alla fame. Saranno proprio questi musicisti di tradizione a incuriosire Moulin e spingerlo a conoscere la loro terra, cosa che il pittore fece già nel 1911 per poi decidere di trasferirsi definitivamente dopo aver combattuto nel primo conflitto mondiale.

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Moulin era uomo di grande cultura, conosceva assai bene il potere curativo delle erbe e in molti salivano da lui in montagna per farsi curare, quasi fino a quel giorno in cui si spense, a 91 anni nel 1960, nell’ospedale di Isernia dinanzi alla suora che stava ritraendo, perché “M’ssiu Mulà”, l’orso delle Mainarde, l’eremita del monte Marrone, visse per l’arte e nell’arte ogni momento della sua lunga e affascinante esistenza. 

Per approfondire la straordinaria storia  di Moulin e del suo incredibile eremitaggio artistico c’è ora un bel podcast su Wikiradio curato da Gianni Palumbo, dove è possibile anche ascoltare la voce dell’artista registrata in radio nel 1958, ma soprattutto si può andare a Castelnuovo al Volturno per seguire  laboratori, convegni, passeggiate, escursioni in montagna, film, concerti e naturalmente una mostra delle opere dell’artista in questo settembre 2023 e speriamo anche oltre. Perché la storia di Charles Moulin può insegnare tanto a chi vuole ancora cercare di cambiare il mondo: la sua mitezza, la sua anarchica arte, il suo eremitaggio mai vissuto con alcun senso di superiorità verso gli altri ma in perfetta armonia con la gente molisana e la natura, possono indicarci una strada possibile.

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